Il complesso del Foro Italico è tra le più significative opere di architettura del paesaggio del Novecento italiano. Ed è sotto questa luce, quella della strutturazione degli spazi aperti, che questo testo intende raccontarlo2. Ciò che lo rende esemplare è propriamente l’impossibilità di scinderne gli aspetti urbanistici, paesaggistici e architettonici, così come infrastrutturali e artistici, tutti convergenti in una totalità di visione che resta insuperata nella Roma contemporanea. La finalità di questo scritto è perciò di esplorare i caratteri peculiari dell’architettura all’aperto del Foro, leggendovi in filigrana le interferenze con le sue altre spigolature progettuali, altrettanto decisive. L’intento è evidenziare il ruolo di radicamento insediativo che Enrico Del Debbio affida al progetto di paesaggio del Foro, svolto entro una dimensione tanto geografica quanto storica, collocabile nella genealogia di una colta e pragmatica ‘romanità’ di approccio, che lo rende assai simile, in chiave diacronica, a esempi notevolissimi di architetture urbane e paesaggistiche del passato della città. È a partire dalla flagranza di questo duplice radicamento, nello spazio e nel tempo, che è necessario stabilire i criteri di orientamento per qualsiasi trasformazione del Foro che possa traghettarlo nel suo futuro di Parco.
Metta, A. (2023). Radicamenti e continuità: per una rinnovata visione paesaggistica del Parco del Foro Italico. In Luca Zevi (a cura di), Il Foro Italico da ieri a domani (pp. 94-105). Siracusa : LetteraVentidue.
Radicamenti e continuità: per una rinnovata visione paesaggistica del Parco del Foro Italico
annalisa metta
2023-01-01
Abstract
Il complesso del Foro Italico è tra le più significative opere di architettura del paesaggio del Novecento italiano. Ed è sotto questa luce, quella della strutturazione degli spazi aperti, che questo testo intende raccontarlo2. Ciò che lo rende esemplare è propriamente l’impossibilità di scinderne gli aspetti urbanistici, paesaggistici e architettonici, così come infrastrutturali e artistici, tutti convergenti in una totalità di visione che resta insuperata nella Roma contemporanea. La finalità di questo scritto è perciò di esplorare i caratteri peculiari dell’architettura all’aperto del Foro, leggendovi in filigrana le interferenze con le sue altre spigolature progettuali, altrettanto decisive. L’intento è evidenziare il ruolo di radicamento insediativo che Enrico Del Debbio affida al progetto di paesaggio del Foro, svolto entro una dimensione tanto geografica quanto storica, collocabile nella genealogia di una colta e pragmatica ‘romanità’ di approccio, che lo rende assai simile, in chiave diacronica, a esempi notevolissimi di architetture urbane e paesaggistiche del passato della città. È a partire dalla flagranza di questo duplice radicamento, nello spazio e nel tempo, che è necessario stabilire i criteri di orientamento per qualsiasi trasformazione del Foro che possa traghettarlo nel suo futuro di Parco.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.