La conoscenza, l’interpretazione delle tracce del nostro passato, la loro conservazione e infine la trasmissione di quel che ne abbiamo appreso (cioè, in senso alto, la divulgazione) sono attività imperative e inseparabili; non sono tuttavia, come tutte le cose umane, per nulla ‘pure’. Ogni acquisizione, quando anche si autodefinisca scientifica, è incerta, parziale, faziosa, egoistica e provvisoria; tanto più, quando il campo è quello dell’archeologia. Qui, in ogni caso, ci si trova costretti ad agire su materie ingombranti, lasciate da millenarie interazioni degli uomini coll’ambiente, e quindi a sporcarsi le mani: ogni scavo sacrifica qualcosa, ogni restauro altera in parte l’originalità, ogni ricostruzione o esposizione mistifica o inganna il visitatore ed anche, spesso, lo annoia. E poi le estesissime stratificazioni antiche, quelle giacenti nei sottosuoli o nel vivo dei tessuti edilizi urbani, non ammettono regole certe, tanto meno quelle, ormai rituali, che li vorrebbero far diventare musei o parchi turistici. Chiedono però di essere conosciute, di trovar senso nella percezione di tutti, e di essere appropriatamente usate: cioè re-inventate (rinvenute, riscoperte, rivissute) con sensibilità e rispetto e cura. Qualità poetiche, non soltanto scientifiche, anzi a-metodiche, non dogmatiche e ancora una volta ‘impure’, che appartengono al progetto di architettura, quando esso sia esercitato nella sua forma più seria e responsabile. (dall’Introduzione di Francesco Cellini)

Cellini, F., SEGARRA LAGUNES, M.M., Ferrarella, G., Pujia, L. (2020). Allestimento della mostra permanente: Il Colosseo si racconta. Progettisti: Francesco Cellini, Maria Margarita Segarra Lagunes. Collaboratori: Giuseppe Ferrarella, Laura Pujia, 178-178.

Allestimento della mostra permanente: Il Colosseo si racconta. Progettisti: Francesco Cellini, Maria Margarita Segarra Lagunes. Collaboratori: Giuseppe Ferrarella, Laura Pujia

Francesco Cellini;Maria Margarita Segarra Lagunes;Giuseppe Ferrarella;Laura Pujia
2020-01-01

Abstract

La conoscenza, l’interpretazione delle tracce del nostro passato, la loro conservazione e infine la trasmissione di quel che ne abbiamo appreso (cioè, in senso alto, la divulgazione) sono attività imperative e inseparabili; non sono tuttavia, come tutte le cose umane, per nulla ‘pure’. Ogni acquisizione, quando anche si autodefinisca scientifica, è incerta, parziale, faziosa, egoistica e provvisoria; tanto più, quando il campo è quello dell’archeologia. Qui, in ogni caso, ci si trova costretti ad agire su materie ingombranti, lasciate da millenarie interazioni degli uomini coll’ambiente, e quindi a sporcarsi le mani: ogni scavo sacrifica qualcosa, ogni restauro altera in parte l’originalità, ogni ricostruzione o esposizione mistifica o inganna il visitatore ed anche, spesso, lo annoia. E poi le estesissime stratificazioni antiche, quelle giacenti nei sottosuoli o nel vivo dei tessuti edilizi urbani, non ammettono regole certe, tanto meno quelle, ormai rituali, che li vorrebbero far diventare musei o parchi turistici. Chiedono però di essere conosciute, di trovar senso nella percezione di tutti, e di essere appropriatamente usate: cioè re-inventate (rinvenute, riscoperte, rivissute) con sensibilità e rispetto e cura. Qualità poetiche, non soltanto scientifiche, anzi a-metodiche, non dogmatiche e ancora una volta ‘impure’, che appartengono al progetto di architettura, quando esso sia esercitato nella sua forma più seria e responsabile. (dall’Introduzione di Francesco Cellini)
2020
9788898262847
Cellini, F., SEGARRA LAGUNES, M.M., Ferrarella, G., Pujia, L. (2020). Allestimento della mostra permanente: Il Colosseo si racconta. Progettisti: Francesco Cellini, Maria Margarita Segarra Lagunes. Collaboratori: Giuseppe Ferrarella, Laura Pujia, 178-178.
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