Le banche sono imprese che svolgono una attività cruciale per il finanziamento dell’economia e per la crescita economica, come sottolineato dalla discussione che condusse all’approvazione dell’art. 47 della Costituzione. Per questo motivo fino agli inizi degli anni Novanta del Novecento, lo Stato ha usato diversi strumenti giuridici per funzionalizzare l’esercizio dell’attività bancaria, indirizzando il credito a determinati settori produttivi e aree del Paese. In questo disegno è stata strategica la larga presenza di banche pubbliche, che però ha consentito anche commistioni pericolose fra potere politico e governo delle banche. Dalla fine del Novecento il sistema bancario italiano è in gran parte privato; lo Stato banchiere è una eccezione. È tramontata la stagione dei crediti speciali e del credito agevolato. Lo Stato ha abbandonato l’idea che il credito sia uno strumento di strategie per la crescita economica. Gli interventi pubblici, deliberati nel 2020 dai Governi dei Paesi europei per favorire il credito alle imprese a fronte della recessione innescata dalla pandemia, sono uno strumento eccezionale nell’attuale quadro normativo europeo. L’esperienza ci ha insegnato, peraltro, che le crisi di banche possono dare luogo a esternalità negative che recano grave danno al risparmio, alla certezza del funzionamento dei sistemi di pagamento, all’economia locale o nazionale. Per questi motivi esistono controlli pubblici. Questi ultimi sono affidati ad autorità indipendenti e connotate da elevata esperienza tecnica, per preservare il loro operato dall’ingerenza del potere politico. Per i medesimi motivi lo Stato è intervenuto in passato, e ancora oggi interviene, con risorse finanziarie pubbliche per salvare banche in difficoltà. I salvataggi utilizzano la spesa pubblica, quindi risorse del contribuente, per preservare le funzioni critiche delle banche utili alla collettività. Si tratta di una scelta politica, rimessa al Governo in carica; è consentita nei limiti della cornice normativa europea che, al fine di preservare la concorrenza all’interno del mercato unico, permette l’utilizzo di aiuti di Stato in casi limitati e straordinari.
Brescia Morra, C. (2023). Potere e governo delle banche, V, 471-497.
Potere e governo delle banche
C. Brescia Morra
2023-01-01
Abstract
Le banche sono imprese che svolgono una attività cruciale per il finanziamento dell’economia e per la crescita economica, come sottolineato dalla discussione che condusse all’approvazione dell’art. 47 della Costituzione. Per questo motivo fino agli inizi degli anni Novanta del Novecento, lo Stato ha usato diversi strumenti giuridici per funzionalizzare l’esercizio dell’attività bancaria, indirizzando il credito a determinati settori produttivi e aree del Paese. In questo disegno è stata strategica la larga presenza di banche pubbliche, che però ha consentito anche commistioni pericolose fra potere politico e governo delle banche. Dalla fine del Novecento il sistema bancario italiano è in gran parte privato; lo Stato banchiere è una eccezione. È tramontata la stagione dei crediti speciali e del credito agevolato. Lo Stato ha abbandonato l’idea che il credito sia uno strumento di strategie per la crescita economica. Gli interventi pubblici, deliberati nel 2020 dai Governi dei Paesi europei per favorire il credito alle imprese a fronte della recessione innescata dalla pandemia, sono uno strumento eccezionale nell’attuale quadro normativo europeo. L’esperienza ci ha insegnato, peraltro, che le crisi di banche possono dare luogo a esternalità negative che recano grave danno al risparmio, alla certezza del funzionamento dei sistemi di pagamento, all’economia locale o nazionale. Per questi motivi esistono controlli pubblici. Questi ultimi sono affidati ad autorità indipendenti e connotate da elevata esperienza tecnica, per preservare il loro operato dall’ingerenza del potere politico. Per i medesimi motivi lo Stato è intervenuto in passato, e ancora oggi interviene, con risorse finanziarie pubbliche per salvare banche in difficoltà. I salvataggi utilizzano la spesa pubblica, quindi risorse del contribuente, per preservare le funzioni critiche delle banche utili alla collettività. Si tratta di una scelta politica, rimessa al Governo in carica; è consentita nei limiti della cornice normativa europea che, al fine di preservare la concorrenza all’interno del mercato unico, permette l’utilizzo di aiuti di Stato in casi limitati e straordinari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.