Discrezionalità legislativa e garanzia della Costituzione. Omissioni e inerzia del legislatore dinanzi alla Corte costituzionale

Il lavoro analizza i più recenti e rilevanti mutamenti che caratterizzano la giurisprudenza costituzionale sul rispetto della discrezionalità legislativa. Nella prima parte del lavoro, corrispondente ai primi due capitoli, vengono approfondite le basi teoriche su cui sono stati costruiti i limiti per le pronunce della Corte costituzionale nel sindacare le soluzioni normative discrezionalmente individuate dal legislatore, senza trascurare, però, i presupposti che hanno consentito un graduale allontanamento da tale modello teorico. Il terzo capitolo è più specificatamente incentrato sul peso dello scorrere del tempo nel giudizio di legittimità costituzionale, quale condizione per sanzionare l’eccessivo protrarsi dell’inerzia legislativa, resa ancor più intollerabile a fronte di precedenti pronunce in cui vi è stato un embrionale accertamento dell’incostituzionalità. Simili circostanze stanno determinando il consolidamento di un inedito orientamento, per cui la Corte tende sempre più a svincolarsi dalla necessaria sussistenza di un’unica soluzione costituzionalmente obbligata per adottare pronunce di natura fortemente manipolativa, specie quando è in gioco la libertà personale. All’analisi di tale recente e controversa giurisprudenza è dedicato il quarto capitolo che, nella parte conclusiva, si incentra sulla nuova tecnica dell’ordinanza di rinvio a data fissa quale tentativo per arginare i tempi dell’incerta sussistenza nell’ordinamento di una previsione legislativa già ritenuta incostituzionale. Nel quinto capitolo sono sviluppate alcune riflessioni conclusive, incentrate sulla mobilità temporale dei confini che separano l’area della funzione legislativa da quella della garanzia della Costituzione e che si esprime nell’accordare la priorità all’intervento del legislatore, senza sacrificare in perpetuo la preminenza della legalità costituzionale.