Sulla base di una consistente letteratura che avvalora il ruolo della presupposi¬zione come riduttore dell’attenzione critica, si è avanzata l’ipotesi che presupposi¬zioni strutturalmente complesse (nella nostra ipotesi, i sintagmi nominali) attivino maggiormente la vigilanza epistemica, mentre presupposizioni strutturalmente semplici (i composti) inducano una processazione più sommaria e sfruttino la va¬ghezza sintattica dei legami tra i costituenti, prestandosi maggiormente a uno sfrut¬tamento persuasivo. Queste ipotesi sono state supportate da esempi dal linguaggio pubblicitario e politico, che ne hanno messo in luce il valore contrastivo e inter¬linguistico. Sulla base di questi dati preliminari, ricerche future permetteranno di esplorare la dimensione testuale di composti e altre strutture “ridotte” veicolanti contenuti tendenziosi, nonché di verificarne la ricezione e l’efficacia persuasiva rispetto a strutture più complesse. Dal punto di vista contrastivo, si è mostrato che le differenze morfosintattiche fra lingue possono avre una ricaduta di natura pragmatica, determinando diverse capacità di adottare strategie manipolatorie. L’esempio che si è fatto è quello del tedesco, che può costruire liberamente composti occasionali. Questi si prestano a “impacchettare” linguisticamente come sintagma nominale definito, quindi prag¬maticamente come informazione presupposta, contenuti che in altre lingue richie-derebbero il ricorso a costruzioni più predicative e meno capaci di presupporre. Inoltre, i composti occasionali consentono di veicolare contenuti più vaghi rispetto ai composti lessicalizzati (cui di norma si limitano lingue diverse dal tedesco come l’italiano e il francese), perché l’interpretazione di quale sia la relazione semantica fra le parti del composto può restare vaga o ambigua; e anche questo può essere sfruttato per trasmettere in maniera inavvertita contenuti discutibili. Resta da accertare (con ricerche su corpora e metodi statistici) se il tedesco (come altre lingue dotate degli stessi strumenti morfosintattici), oltre a disporre di questo strumento ne faccia un uso quantitativamente tale da poterla definire come una lingua più manipolatoria non solo potenzialmente, ma anche quanto ai suoi usi effettivi. Una risposta almeno parzialmente affermativa a questa doman¬da viene dagli esempi che abbiamo mostrato di discorsi politici, dove in contesti pragmaticamente simili l’espressione di concetti discutibili del tutto paragonabili è avvenuta da parte di parlanti tedeschi sfruttando composti occasionali che rendo¬no il loro discorso più ricco di presupposizione e vaghezza manipolatorie rispetto a quello dei loro omologhi francesi e italiani.
Coppola, C., Lombardi Vallauri, E. (2023). Gradi di predicatività e presupposizioni manipolatorie: differenze fra lingue nella formazione dei composti. In A.F. Anna-Maria De Cesare (a cura di), Forme della scrittura italiana contemporanea in prospettiva contrastiva – La componente testuale (pp. 45-60). Firenze : Cesati.
Gradi di predicatività e presupposizioni manipolatorie: differenze fra lingue nella formazione dei composti
Coppola, Claudia;Lombardi Vallauri, Edoardo
2023-01-01
Abstract
Sulla base di una consistente letteratura che avvalora il ruolo della presupposi¬zione come riduttore dell’attenzione critica, si è avanzata l’ipotesi che presupposi¬zioni strutturalmente complesse (nella nostra ipotesi, i sintagmi nominali) attivino maggiormente la vigilanza epistemica, mentre presupposizioni strutturalmente semplici (i composti) inducano una processazione più sommaria e sfruttino la va¬ghezza sintattica dei legami tra i costituenti, prestandosi maggiormente a uno sfrut¬tamento persuasivo. Queste ipotesi sono state supportate da esempi dal linguaggio pubblicitario e politico, che ne hanno messo in luce il valore contrastivo e inter¬linguistico. Sulla base di questi dati preliminari, ricerche future permetteranno di esplorare la dimensione testuale di composti e altre strutture “ridotte” veicolanti contenuti tendenziosi, nonché di verificarne la ricezione e l’efficacia persuasiva rispetto a strutture più complesse. Dal punto di vista contrastivo, si è mostrato che le differenze morfosintattiche fra lingue possono avre una ricaduta di natura pragmatica, determinando diverse capacità di adottare strategie manipolatorie. L’esempio che si è fatto è quello del tedesco, che può costruire liberamente composti occasionali. Questi si prestano a “impacchettare” linguisticamente come sintagma nominale definito, quindi prag¬maticamente come informazione presupposta, contenuti che in altre lingue richie-derebbero il ricorso a costruzioni più predicative e meno capaci di presupporre. Inoltre, i composti occasionali consentono di veicolare contenuti più vaghi rispetto ai composti lessicalizzati (cui di norma si limitano lingue diverse dal tedesco come l’italiano e il francese), perché l’interpretazione di quale sia la relazione semantica fra le parti del composto può restare vaga o ambigua; e anche questo può essere sfruttato per trasmettere in maniera inavvertita contenuti discutibili. Resta da accertare (con ricerche su corpora e metodi statistici) se il tedesco (come altre lingue dotate degli stessi strumenti morfosintattici), oltre a disporre di questo strumento ne faccia un uso quantitativamente tale da poterla definire come una lingua più manipolatoria non solo potenzialmente, ma anche quanto ai suoi usi effettivi. Una risposta almeno parzialmente affermativa a questa doman¬da viene dagli esempi che abbiamo mostrato di discorsi politici, dove in contesti pragmaticamente simili l’espressione di concetti discutibili del tutto paragonabili è avvenuta da parte di parlanti tedeschi sfruttando composti occasionali che rendo¬no il loro discorso più ricco di presupposizione e vaghezza manipolatorie rispetto a quello dei loro omologhi francesi e italiani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.