Philippa Foot (1920-2010), filosofa di matrice oxoniense e poi a lungo impegnata negli Stati Uniti, occupa un posto di primo pianonella riflessione etica novecentesca, soprattutto in forza del contributo offerto alla rinascita dell’etica della virtù. L’influenza delpensiero di Foot spazia dalla metaetica all’etica normativa, dalla bioetica alla robotica – anche grazie alla diffusione del notoesperimento mentale del carrello ferroviario. Nel contributo, ripercorreremo cronologicamente il pensiero di Foot attraverso le sue treopere principali, evidenziandone le svolte radicali e il legame profondo con Aristotele e la tradizione aristotelica, soprattutto perquanto riguarda lo sviluppo del naturalismo in chiave anti-mooreana e il ritorno all’etica della virtù in opposizione ai paradigmideontologisti e utilitaristi. In particolare, la raccolta Virtues and Vices and Other Essays in Moral Philosophy (1978), che contiene isaggi dei vent’anni precedenti, sviluppa una critica alle metaetiche emotiviste e prescrittiviste e alle coeve prospettive soggettivistichee volontaristiche. Queste vengono infatti intese come prospettive derivative rispetto all’antinaturalismo di Moore e secondo cui igiudizi morali non hanno valore cognitivo, ma esprimono approvazione (es. l’emotivismo di Ayer) o prescrivono modelli dicomportamento (es. il prescrittivismo di Hare). Nei saggi, Foot, a partire dal rifiuto della dicotomia fatti/valori, propone inoltre lafondazione della morale su una teoria delle virtù e dei vizi, di ispirazione tommasiana e ancorata a una metaetica naturalista. Laseconda raccolta Moral Dilemmas and Other Topics in Moral Philosophy (2002), che comprende i lavori apparsi nei vent’annisuccessivi, fa da tramite ideale tra la prima e la terza fase, questa sì di radicale discontinuità, nel pensiero footiano. Fra gli elementi piùcaratterizzanti della raccolta spicca il superamento dell’internalismo, che era invece ancora dominante in Virtues and Vices, sullarazionalità pratica. Infine, Natural Goodness (2001), l’unica monografia di Foot, prende le mosse dalla critica alla fallacia naturalisticadi Moore, con l’obiettivo è di sviluppare un naturalismo aristotelico opposto a qualsiasi tipo di soggettivismo non naturalista, sia essoemotivista o prescrittivista.
Silvia Vaccarezza, M., Bonicalzi, S. (2023). Philippa Foot (1920-2010). In M.•.C. Bonelli (a cura di), Archivio delle filosofe (pp. 1-11). Trieste : EUT Edizioni Università di Trieste.
Philippa Foot (1920-2010)
Sofia Bonicalzi
2023-01-01
Abstract
Philippa Foot (1920-2010), filosofa di matrice oxoniense e poi a lungo impegnata negli Stati Uniti, occupa un posto di primo pianonella riflessione etica novecentesca, soprattutto in forza del contributo offerto alla rinascita dell’etica della virtù. L’influenza delpensiero di Foot spazia dalla metaetica all’etica normativa, dalla bioetica alla robotica – anche grazie alla diffusione del notoesperimento mentale del carrello ferroviario. Nel contributo, ripercorreremo cronologicamente il pensiero di Foot attraverso le sue treopere principali, evidenziandone le svolte radicali e il legame profondo con Aristotele e la tradizione aristotelica, soprattutto perquanto riguarda lo sviluppo del naturalismo in chiave anti-mooreana e il ritorno all’etica della virtù in opposizione ai paradigmideontologisti e utilitaristi. In particolare, la raccolta Virtues and Vices and Other Essays in Moral Philosophy (1978), che contiene isaggi dei vent’anni precedenti, sviluppa una critica alle metaetiche emotiviste e prescrittiviste e alle coeve prospettive soggettivistichee volontaristiche. Queste vengono infatti intese come prospettive derivative rispetto all’antinaturalismo di Moore e secondo cui igiudizi morali non hanno valore cognitivo, ma esprimono approvazione (es. l’emotivismo di Ayer) o prescrivono modelli dicomportamento (es. il prescrittivismo di Hare). Nei saggi, Foot, a partire dal rifiuto della dicotomia fatti/valori, propone inoltre lafondazione della morale su una teoria delle virtù e dei vizi, di ispirazione tommasiana e ancorata a una metaetica naturalista. Laseconda raccolta Moral Dilemmas and Other Topics in Moral Philosophy (2002), che comprende i lavori apparsi nei vent’annisuccessivi, fa da tramite ideale tra la prima e la terza fase, questa sì di radicale discontinuità, nel pensiero footiano. Fra gli elementi piùcaratterizzanti della raccolta spicca il superamento dell’internalismo, che era invece ancora dominante in Virtues and Vices, sullarazionalità pratica. Infine, Natural Goodness (2001), l’unica monografia di Foot, prende le mosse dalla critica alla fallacia naturalisticadi Moore, con l’obiettivo è di sviluppare un naturalismo aristotelico opposto a qualsiasi tipo di soggettivismo non naturalista, sia essoemotivista o prescrittivista.File | Dimensione | Formato | |
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