Dopo una prima parte dedicata all'approfondimento della figura di Vito Pandolfi, regista centrale nel teatro italiano degli ultimi anni del fascismo e del dopoguerra, e una sezione dedicata all'analisi della prima ricezione in Italia delle teorie e dell'opera di Bertolt Brecht, in cui Pandolfi stesso ebbe un ruolo centrale, si approfondisce rapidamente il dibattito in corso, negli anni del fascismo, sulla preminenza del testo o dello spettacolo come valore centrale delle messinscene, per poi offrire un approfondimento sulle fonti di Brecht - in particolare la Beggar's opera di John Gay (1728) - per la sua Dreigroschenoper (1928) e sulle prime versioni italiane del testo, quella di Anton Giulio Bragaglia del 1930 e quella offerta da Pandolfi nel 1943, L’ opera dello straccione. Quest'ultimo spettacolo, messo in scena al Teatro Argentina di Roma, negli ultimi mesi del regime fascista, come saggio di diploma in regia all’Accademia d’Arte Drammatica, era formalmente un allestimento della Beggar’s Opera e in realtà una personale versione dell’allora proibita Opera da tre soldi. Nonostante la risonanza che ebbe all’epoca, il lavoro venne poi pressoché ignorato dagli studi sulla ricezione di Brecht in Italia. Il volume ne ripercorre il complesso tessuto di senso, ricostruendo, attraverso le intricate vicende di uno spettacolo destinato a vivere una sola sera, un'importante fase del teatro e della storia italiani.

DI TIZIO, R. (2018). L’opera dello straccione di Vito Pandolfi e il mito di Brecht nell'Italia fascista. Roma : Aracne.

L’opera dello straccione di Vito Pandolfi e il mito di Brecht nell'Italia fascista

Raffaella Di Tizio
2018-01-01

Abstract

Dopo una prima parte dedicata all'approfondimento della figura di Vito Pandolfi, regista centrale nel teatro italiano degli ultimi anni del fascismo e del dopoguerra, e una sezione dedicata all'analisi della prima ricezione in Italia delle teorie e dell'opera di Bertolt Brecht, in cui Pandolfi stesso ebbe un ruolo centrale, si approfondisce rapidamente il dibattito in corso, negli anni del fascismo, sulla preminenza del testo o dello spettacolo come valore centrale delle messinscene, per poi offrire un approfondimento sulle fonti di Brecht - in particolare la Beggar's opera di John Gay (1728) - per la sua Dreigroschenoper (1928) e sulle prime versioni italiane del testo, quella di Anton Giulio Bragaglia del 1930 e quella offerta da Pandolfi nel 1943, L’ opera dello straccione. Quest'ultimo spettacolo, messo in scena al Teatro Argentina di Roma, negli ultimi mesi del regime fascista, come saggio di diploma in regia all’Accademia d’Arte Drammatica, era formalmente un allestimento della Beggar’s Opera e in realtà una personale versione dell’allora proibita Opera da tre soldi. Nonostante la risonanza che ebbe all’epoca, il lavoro venne poi pressoché ignorato dagli studi sulla ricezione di Brecht in Italia. Il volume ne ripercorre il complesso tessuto di senso, ricostruendo, attraverso le intricate vicende di uno spettacolo destinato a vivere una sola sera, un'importante fase del teatro e della storia italiani.
2018
978-88-255-1830-6
DI TIZIO, R. (2018). L’opera dello straccione di Vito Pandolfi e il mito di Brecht nell'Italia fascista. Roma : Aracne.
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