Il contributo analizza alcuni momenti espositivi, presenze e dinamiche della ricezione italiana di Fluxus. Si propone di mettere in evidenza la dimensione performativa e intermediale del movimento, a partire da una condizione estetica antigerarchica che scardina la settorialità dei linguaggi così come i formati espositivi, dove il corpo e la temporalizzazione del gesto diventano il fil rouge per riflettere su nuove prospettive di studio transdisciplinari. La pratica performativa è infatti per sua natura eversiva rispetto al sistema e alla mercificazione dell’oggetto artistico; ha una natura politica che mette in crisi la costruzione del canone modernista dominante e la specificità del medium. In una fase di ricognizione storiografica queste peculiarità sollecitano a prendere in considerazione situazioni ed eventi rimasti talvolta ai margini dalla prospettiva di ricerca della storia dell’arte, ma anche degli studi teatrali e musicologici o, per converso, affrontanti in questi ambiti di ricerca e non ancora approfonditi dalla prospettive delle arti visive. Diventa pertanto utile ragionare sulle condizioni intermediali della ricerca artistica, su quell’“in-between” e sugli “slittamenti” che identificano il performativo di Fluxus, per quanto si faccia tuttavia necessaria l’adozione una prospettiva di analisi situata nella storia dell'arte.
Conte, L. (2024). Nomadismo e margine. Le pratiche performative di Fluxus in Italia tra anni Sessanta e Settanta. In F.G. Lara Conte (a cura di), Costellazioni della Performance Art in Italia 1965-1982 (pp. 37-56). Cinisello Balsamo : Cinisello Balsamo.
Nomadismo e margine. Le pratiche performative di Fluxus in Italia tra anni Sessanta e Settanta
Lara Conte
2024-01-01
Abstract
Il contributo analizza alcuni momenti espositivi, presenze e dinamiche della ricezione italiana di Fluxus. Si propone di mettere in evidenza la dimensione performativa e intermediale del movimento, a partire da una condizione estetica antigerarchica che scardina la settorialità dei linguaggi così come i formati espositivi, dove il corpo e la temporalizzazione del gesto diventano il fil rouge per riflettere su nuove prospettive di studio transdisciplinari. La pratica performativa è infatti per sua natura eversiva rispetto al sistema e alla mercificazione dell’oggetto artistico; ha una natura politica che mette in crisi la costruzione del canone modernista dominante e la specificità del medium. In una fase di ricognizione storiografica queste peculiarità sollecitano a prendere in considerazione situazioni ed eventi rimasti talvolta ai margini dalla prospettiva di ricerca della storia dell’arte, ma anche degli studi teatrali e musicologici o, per converso, affrontanti in questi ambiti di ricerca e non ancora approfonditi dalla prospettive delle arti visive. Diventa pertanto utile ragionare sulle condizioni intermediali della ricerca artistica, su quell’“in-between” e sugli “slittamenti” che identificano il performativo di Fluxus, per quanto si faccia tuttavia necessaria l’adozione una prospettiva di analisi situata nella storia dell'arte.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.