Obiettivo del saggio è quello di riflettere sul rapporto tra il cinema e il confine – sia dal punto di vista tematico (i film che raccontano il viaggio e la migrazione) che da quello formale (il cinema come esperienza spaziale, come strumento di organizzazione dello spazio percettivo). La scommessa sta precisamente nell’adoperare una riflessione sul linguaggio cinematografico (il montaggio, il formato, il colore ecc.) per ragionare sui diversi modi in cui, diacronicamente, il cinema italiano abbia messo in scena lo spostamento migratorio (dalla retorica trionfalista del fascismo all’attenzione neorealista alle fasce subalterne, dall’intreccio tra melodramma e commedia degli anni Settanta alle forme del documentario contemporaneo). Il filo rosso che organizza questo ‘vagabondaggio’ tra film e contesti produttivi anche molto diversi tra loro è la curiosità verso le identità in transito, per evidenziare gli aspetti performativi, instabili, creativi e spesso contraddittori di posizioni culturali in movimento. L’indagine mostra come il racconto del viaggio abbia organizzato un’idea di spazio sociale che, oltre a riprodurre immagini corrispondenti a geografie dello sguardo egemoniche, ha anche contribuito a configurare delle mappe in cui la polisemia del concetto stesso di confine viene esplorata visivamente.
Giordana, M., Marmo, L. (2022). Linguaggio filmico e performance del confine nel cinema italiano. In G.M. Bremenkamp A (a cura di), Geografie della migrazione nel cinema italiano. Luoghi e immaginari del transito (pp. 11-45). ROMA - ITA : Campisano.
Linguaggio filmico e performance del confine nel cinema italiano
Giordana M;Marmo L
2022-01-01
Abstract
Obiettivo del saggio è quello di riflettere sul rapporto tra il cinema e il confine – sia dal punto di vista tematico (i film che raccontano il viaggio e la migrazione) che da quello formale (il cinema come esperienza spaziale, come strumento di organizzazione dello spazio percettivo). La scommessa sta precisamente nell’adoperare una riflessione sul linguaggio cinematografico (il montaggio, il formato, il colore ecc.) per ragionare sui diversi modi in cui, diacronicamente, il cinema italiano abbia messo in scena lo spostamento migratorio (dalla retorica trionfalista del fascismo all’attenzione neorealista alle fasce subalterne, dall’intreccio tra melodramma e commedia degli anni Settanta alle forme del documentario contemporaneo). Il filo rosso che organizza questo ‘vagabondaggio’ tra film e contesti produttivi anche molto diversi tra loro è la curiosità verso le identità in transito, per evidenziare gli aspetti performativi, instabili, creativi e spesso contraddittori di posizioni culturali in movimento. L’indagine mostra come il racconto del viaggio abbia organizzato un’idea di spazio sociale che, oltre a riprodurre immagini corrispondenti a geografie dello sguardo egemoniche, ha anche contribuito a configurare delle mappe in cui la polisemia del concetto stesso di confine viene esplorata visivamente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.