Il saggio si focalizza sul sito www.davinotti.com, che contiene un ricchissimo archivio di informazioni sulle location del cinema italiano. I fondatori e i più appassionati tra gli utenti del Davinotti operano un’accurata ricerca dei luoghi precisi in cui un film è stato girato, li fotografano come essi appaiono oggi, e condividono online le immagini comparandole alle inquadrature originali. I risultati vengono poi collocati su una mappa interattiva del territorio nazionale. Mentre la spinta dello “spettatore possessivo” (Mulvey) a bloccare un frammento del film è generalmente diretta verso il corpo divistico, in questa peculiare forma di cinefilia digitale - che denomino "topo-cinefilia" - è il paesaggio a diventare oggetto di una dinamica feticistica. E se il legame che il cinefilo stabilisce con l’immagine si colloca per definizione su un piano pre-linguistico, affettivo (Keathley), la specificità della “topo-cinefilia” risiede proprio nella tendenza a tramutare tale affetto in parola, in indirizzo, in modo da coprire la natura dispersiva del desiderio con la forza del Nome. La topo-cinefilia intreccia dunque la dimensione ludica (Winnicott) con il paradigma investigativo (Ginzburg), e costituisce un utile punto di partenza per riflettere su diversi piani: sulla stratificazione palinsestuale dello spazio urbano e la sua affinità sia con la psiche (Freud) che con l’archivio e il database; sulle forme del “pellegrinaggio cinematografico” (Cunningham) in un paese la cui eredità di immagini è segnata soprattutto da discorsi imperniati sul realismo; sull’apporto delle tecnologie digitali all’intreccio tra istanza archivistica (Derrida), impulso cartografico (Castro) e amore per il cinema.
Marmo, L. (2021). L’archivio e la mappa. Riflessione sulle pratiche della “topo-cinefilia”. In L.D. Cavallotti D (a cura di), Scrivere la storia, costruire l’archivio. Note per una storiografia del cinema e dei media (pp. 271-289). Milano - ITA : Meltemi.
L’archivio e la mappa. Riflessione sulle pratiche della “topo-cinefilia”
Marmo L
2021-01-01
Abstract
Il saggio si focalizza sul sito www.davinotti.com, che contiene un ricchissimo archivio di informazioni sulle location del cinema italiano. I fondatori e i più appassionati tra gli utenti del Davinotti operano un’accurata ricerca dei luoghi precisi in cui un film è stato girato, li fotografano come essi appaiono oggi, e condividono online le immagini comparandole alle inquadrature originali. I risultati vengono poi collocati su una mappa interattiva del territorio nazionale. Mentre la spinta dello “spettatore possessivo” (Mulvey) a bloccare un frammento del film è generalmente diretta verso il corpo divistico, in questa peculiare forma di cinefilia digitale - che denomino "topo-cinefilia" - è il paesaggio a diventare oggetto di una dinamica feticistica. E se il legame che il cinefilo stabilisce con l’immagine si colloca per definizione su un piano pre-linguistico, affettivo (Keathley), la specificità della “topo-cinefilia” risiede proprio nella tendenza a tramutare tale affetto in parola, in indirizzo, in modo da coprire la natura dispersiva del desiderio con la forza del Nome. La topo-cinefilia intreccia dunque la dimensione ludica (Winnicott) con il paradigma investigativo (Ginzburg), e costituisce un utile punto di partenza per riflettere su diversi piani: sulla stratificazione palinsestuale dello spazio urbano e la sua affinità sia con la psiche (Freud) che con l’archivio e il database; sulle forme del “pellegrinaggio cinematografico” (Cunningham) in un paese la cui eredità di immagini è segnata soprattutto da discorsi imperniati sul realismo; sull’apporto delle tecnologie digitali all’intreccio tra istanza archivistica (Derrida), impulso cartografico (Castro) e amore per il cinema.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.