Nel 1964 Carla Accardi ha partecipato alla Biennale di Venezia con una sala personale nella quale presentava il lavoro degli ultimi dieci anni. Passata alla storia come la “biennale pop”, quella edizione della mostra veneziana è stata per l’artista anche l’occasione per un rinnovato e approfondito incontro con la nuova astrazione americana di Morris Louis, Kenneth Noland, e soprattutto Frank Stella, con le sue partizioni geometriche e i suoi colori fluorescenti. Testimoniata tra l’altro da una lettera a Carla Lonzi, la fascinazione di Accardi si traduce nei mesi successivi nella intensificazione del lavoro sul colore, e nella realizzazione di un magnifico dittico dedicato a Stella: due grandi tele pressoché quadrate, di poco meno di due metri di lato, dipinte con vernice fluorescente e giocate in positivo e negativo sui colori arancio e fucsia, nelle quali i segni di diverso spessore si dispongono in modo tale da formare una Stella di David che evoca al tempo stesso il nome dell’artista e la sua appartenenza alla religione ebraica. Questa apparizione di un simbolo riconoscibile rappresenta una eccezione nell’astrazione radicale di Accardi, un unicum nella sua produzione artistica. Sulla base della sequenza cronologica delle opere dell’artista e di una selezione di fonti visive e testuali vorrei approfondire uno studio avviato in occasione della retrospettiva milanese del 2021, e mostrare come l’omaggio a Stella costituisca un punto di snodo della ricerca di Accardi e insieme il luogo di una riflessione intensamente politica sottesa a tutto il suo lavoro.

Iamurri, L. (2024). Segno, colore, simbolo: Carla Accardi, I Stella e II Stella, 1964. In B.T. E. Di Raddo (a cura di), Astratte. Nuove ricerche sull'astrazione delle donne tra avanguardia e neoavanguardia in Italia (pp. 212-219). Milano : Electa.

Segno, colore, simbolo: Carla Accardi, I Stella e II Stella, 1964

Iamurri
2024-01-01

Abstract

Nel 1964 Carla Accardi ha partecipato alla Biennale di Venezia con una sala personale nella quale presentava il lavoro degli ultimi dieci anni. Passata alla storia come la “biennale pop”, quella edizione della mostra veneziana è stata per l’artista anche l’occasione per un rinnovato e approfondito incontro con la nuova astrazione americana di Morris Louis, Kenneth Noland, e soprattutto Frank Stella, con le sue partizioni geometriche e i suoi colori fluorescenti. Testimoniata tra l’altro da una lettera a Carla Lonzi, la fascinazione di Accardi si traduce nei mesi successivi nella intensificazione del lavoro sul colore, e nella realizzazione di un magnifico dittico dedicato a Stella: due grandi tele pressoché quadrate, di poco meno di due metri di lato, dipinte con vernice fluorescente e giocate in positivo e negativo sui colori arancio e fucsia, nelle quali i segni di diverso spessore si dispongono in modo tale da formare una Stella di David che evoca al tempo stesso il nome dell’artista e la sua appartenenza alla religione ebraica. Questa apparizione di un simbolo riconoscibile rappresenta una eccezione nell’astrazione radicale di Accardi, un unicum nella sua produzione artistica. Sulla base della sequenza cronologica delle opere dell’artista e di una selezione di fonti visive e testuali vorrei approfondire uno studio avviato in occasione della retrospettiva milanese del 2021, e mostrare come l’omaggio a Stella costituisca un punto di snodo della ricerca di Accardi e insieme il luogo di una riflessione intensamente politica sottesa a tutto il suo lavoro.
2024
9788892824645
Iamurri, L. (2024). Segno, colore, simbolo: Carla Accardi, I Stella e II Stella, 1964. In B.T. E. Di Raddo (a cura di), Astratte. Nuove ricerche sull'astrazione delle donne tra avanguardia e neoavanguardia in Italia (pp. 212-219). Milano : Electa.
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