Osservare la condizione della donna di fine Ottocento attraverso lo sguardo maschile significa esplorare un immaginario culturale gerarchicamente iniquo e improntato allo scientismo positivista, in cui i pregiudizi sull’inferiorità fisica e mentale femminile sono postulati dalla scienza prima ancora che raccontati dalla letteratura. Il sapere medico-scientifico è stato, infatti, il grimaldello per decifrare e classificare il plurisecolare enigma della femminilità: mito di un’alterità oscura e inafferrabile, sempre più minacciosa per l’ordine patriarcale di una società che, alle soglie di una nuova epoca, si percepiva in pericolo. Questo studio si propone di analizzare la rappresentazione della femminilità degenerata attraverso le opere dello scrittore Abel Botelho, uno dei principali interpreti della crisi in cui versava la società portoghese nel conturbato ventennio compreso tra l’Ultimatum britannico del 1890 e la proclamazione della Repub- blica; una fase segnata da un’inquieta riflessione sulla decadenza nazionale cui la letteratura naturalista contribuì con la sua analisi dei “documenti umani” soprat- tutto negli aspetti meno edificanti. Esaminati come esemplari casi di devianza in relazione ai modelli tradizionali, i personaggi femminili dei romanzi, dei racconti e delle opere teatrali di Abel Botelho rivelano tutte le contraddizioni di un sistema di valori morali e culturali per il quale le “donne degenerate” costituivano le vittime e, al tempo stesso, gli agenti di contagio di un’epidemica patologia sociale.

DE CRESCENZO, L. (2024). «Triste cosa è esser donna». La femminilità degenerata secondo Abel Botelho. Alessandria : Edizioni dell'Orso.

«Triste cosa è esser donna». La femminilità degenerata secondo Abel Botelho

Luigia De Crescenzo
2024-01-01

Abstract

Osservare la condizione della donna di fine Ottocento attraverso lo sguardo maschile significa esplorare un immaginario culturale gerarchicamente iniquo e improntato allo scientismo positivista, in cui i pregiudizi sull’inferiorità fisica e mentale femminile sono postulati dalla scienza prima ancora che raccontati dalla letteratura. Il sapere medico-scientifico è stato, infatti, il grimaldello per decifrare e classificare il plurisecolare enigma della femminilità: mito di un’alterità oscura e inafferrabile, sempre più minacciosa per l’ordine patriarcale di una società che, alle soglie di una nuova epoca, si percepiva in pericolo. Questo studio si propone di analizzare la rappresentazione della femminilità degenerata attraverso le opere dello scrittore Abel Botelho, uno dei principali interpreti della crisi in cui versava la società portoghese nel conturbato ventennio compreso tra l’Ultimatum britannico del 1890 e la proclamazione della Repub- blica; una fase segnata da un’inquieta riflessione sulla decadenza nazionale cui la letteratura naturalista contribuì con la sua analisi dei “documenti umani” soprat- tutto negli aspetti meno edificanti. Esaminati come esemplari casi di devianza in relazione ai modelli tradizionali, i personaggi femminili dei romanzi, dei racconti e delle opere teatrali di Abel Botelho rivelano tutte le contraddizioni di un sistema di valori morali e culturali per il quale le “donne degenerate” costituivano le vittime e, al tempo stesso, gli agenti di contagio di un’epidemica patologia sociale.
2024
978-88-3613-481-6
DE CRESCENZO, L. (2024). «Triste cosa è esser donna». La femminilità degenerata secondo Abel Botelho. Alessandria : Edizioni dell'Orso.
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