Si dice che il generale Mark Clark, comandante della V armata americana e liberatore di Roma nel giugno 1944, durante la campagna d’Italia ripe tesse: “Fare la guerra in Italia è come combattere in un maledetto museo”. Un’espressione simile è attribuita al generale tedesco Albert Kesserling, comandante delle truppe tedesche in Italia: “Non immaginavo proprio che sarei stato chiamato un giorno a fare una guerra in un museo!”. Di fronte ai tragici pericoli derivanti dalla guerra e dai suoi inaspettati sviluppi, tra i bombardamenti alleati, la possibilità di asportazioni da parte dei tedeschi e gli irreparabili danni che la guerra guerreggiata sul territorio avrebbero cau sato, alcuni dirigenti dell’amministrazione dello Stato preposti alla tutela del patrimonio artistico, trovarono la forza di immaginare soluzioni ardite, pro gettando un piano che prevedeva lo spostamento delle opere d’arte mobili in territorio neutrale, nella Città del Vaticano, salvandone l’integrità materiale e il possesso giuridico delle autorità legittime nell’Italia spaccata in due e dilaniata dalla guerra civile. Fu una vicenda che vide collaborare tanti, anche su fronti opposti, soldati, storici dell’arte, sacerdoti, italiani e tedeschi (con tro altri italiani e altri tedeschi), in nome di un patrimonio comune. Questo libro racconta una storia che non riguarda solo il passato, ma anche il nostro presente funestato da tanti conflitti.
Rigano, G. (2024). “Combattere in un museo”. Il Vaticano, l’Italia, la Germania e il destino dell’arte in guerra (1943-1945). Roma : Artemide.
“Combattere in un museo”. Il Vaticano, l’Italia, la Germania e il destino dell’arte in guerra (1943-1945)
rigano
2024-01-01
Abstract
Si dice che il generale Mark Clark, comandante della V armata americana e liberatore di Roma nel giugno 1944, durante la campagna d’Italia ripe tesse: “Fare la guerra in Italia è come combattere in un maledetto museo”. Un’espressione simile è attribuita al generale tedesco Albert Kesserling, comandante delle truppe tedesche in Italia: “Non immaginavo proprio che sarei stato chiamato un giorno a fare una guerra in un museo!”. Di fronte ai tragici pericoli derivanti dalla guerra e dai suoi inaspettati sviluppi, tra i bombardamenti alleati, la possibilità di asportazioni da parte dei tedeschi e gli irreparabili danni che la guerra guerreggiata sul territorio avrebbero cau sato, alcuni dirigenti dell’amministrazione dello Stato preposti alla tutela del patrimonio artistico, trovarono la forza di immaginare soluzioni ardite, pro gettando un piano che prevedeva lo spostamento delle opere d’arte mobili in territorio neutrale, nella Città del Vaticano, salvandone l’integrità materiale e il possesso giuridico delle autorità legittime nell’Italia spaccata in due e dilaniata dalla guerra civile. Fu una vicenda che vide collaborare tanti, anche su fronti opposti, soldati, storici dell’arte, sacerdoti, italiani e tedeschi (con tro altri italiani e altri tedeschi), in nome di un patrimonio comune. Questo libro racconta una storia che non riguarda solo il passato, ma anche il nostro presente funestato da tanti conflitti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.