La distinzione tra reati violenti e fraudolenti, il carattere innovativo di alcune determinazioni penali, la trasformazione della lingua in medium identitario, la solidarietà umana come volano di coesione nazionale. Queste alcune delle intuizioni enunciate da Sighele al cospetto degli studenti di Trento il 6 ottobre 1896, in occasione dell’inaugurazione del monumento a Dante Alighieri. Nel corso della conferenza, intitolata Delitti e delinquenti danteschi, Sighele indaga la inderogabilità del rapporto tra reato a pena, tanto severa quanto più il reato presuppone l’inganno, la malizia, la frode. I reati commessi con la forza sono paradossalmente meno gravi, proprio perché meno ingannevoli. Il genio di Dante si palesa anche in questa sensibilità penale, innovativa sul piano della definizione del contrappasso. L’intento criminologico si lega dunque a istanze morali e civili, che Sighele ribadisce al cospetto della statua dedicata al sommo poeta. Così il poema dantesco assume la funzione di un testo parenetico o, per meglio dire, di formazione, ricco di spunti penalistici che evidenziano la loro attualità a distanza di oltre cinquecento anni. Allo stesso tempo, Dante impartisce una fondamentale lezione di appartenenza civile, testimoniata dai giovani trentini al cospetto del monumento al poeta: “esso starà segnacolo agli stranieri degli ideali di questa terra”.
Lombardinilo, A. (2021). L'anima collettiva: Dante, Sighele e l'influenza d'ambiente. In Integrazioni all'esegesi dantesca nel cinquecentenario della morte di Bernardo Bembo (pp. 299-356). Firenze : Franco Cesati editore.
L'anima collettiva: Dante, Sighele e l'influenza d'ambiente
Lombardinilo Andrea
2021-01-01
Abstract
La distinzione tra reati violenti e fraudolenti, il carattere innovativo di alcune determinazioni penali, la trasformazione della lingua in medium identitario, la solidarietà umana come volano di coesione nazionale. Queste alcune delle intuizioni enunciate da Sighele al cospetto degli studenti di Trento il 6 ottobre 1896, in occasione dell’inaugurazione del monumento a Dante Alighieri. Nel corso della conferenza, intitolata Delitti e delinquenti danteschi, Sighele indaga la inderogabilità del rapporto tra reato a pena, tanto severa quanto più il reato presuppone l’inganno, la malizia, la frode. I reati commessi con la forza sono paradossalmente meno gravi, proprio perché meno ingannevoli. Il genio di Dante si palesa anche in questa sensibilità penale, innovativa sul piano della definizione del contrappasso. L’intento criminologico si lega dunque a istanze morali e civili, che Sighele ribadisce al cospetto della statua dedicata al sommo poeta. Così il poema dantesco assume la funzione di un testo parenetico o, per meglio dire, di formazione, ricco di spunti penalistici che evidenziano la loro attualità a distanza di oltre cinquecento anni. Allo stesso tempo, Dante impartisce una fondamentale lezione di appartenenza civile, testimoniata dai giovani trentini al cospetto del monumento al poeta: “esso starà segnacolo agli stranieri degli ideali di questa terra”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.