Nell’opera italiana della prima metà dell’Ottocento è molto raro, se non proprio del tutto fuori questione, riscontrare un uso strutturante dei piani tonali in senso musicale e drammaturgico. Gli studi musicologici che hanno tentato di dimostrare tale uso si sono inoltrati in un terreno molto rischioso forzando talvolta la realtà del dato testuale per dimostrare le proprie ipotesi di partenza. Ciò non esclude che nell’opera italiana di questo periodo i compositori usino con abilità e consapevolezza le tonalità. Lo fanno però perlopiù “localmente”, per generare efficaci e peculiari effetti drammatici e per contrassegnare determinate situazioni drammatiche ricorrenti. Il presente studio si sofferma su questo aspetto, concentrandosi sul contrasto tra modo maggiore e modo minore nell’opera italiana della prima metà dell’Ottocento. Inizialmente si osserva come il chiaroscuro tonale prodotto dall’accostamento non mediato maggiore-minore sia impiegato per generare effetti mozzafiato di rischiaramento nelle opere di Gioachino Rossini. Sono analizzati in questo senso numeri da Tancredi e Mosè in Egitto. La dialettica maggiore-minore è quindi esaminata come tratto ricorrente di un momento tipico dell’opera italiana ancora in questo periodo quale la scena di reclusione. Le opere prese in considerazione sono in questo caso Otello di Rossini, Nabucco e Luisa Miller di Giuseppe Verdi.
Giuggioli, M. (2020). Lichtblitze und fatale Räume. Zur Dramaturgie von Dur und Moll in der italienischen Oper der ersten Hälfte des 19. Jahrhunderts. In S.K. Hans-Joachim Hinrichsen (a cura di), Dur versus Moll: Zum Geschichte der Semantik eines musikalischen Elementarkontrasts (pp. 255-282). Wien : Böhlau.
Lichtblitze und fatale Räume. Zur Dramaturgie von Dur und Moll in der italienischen Oper der ersten Hälfte des 19. Jahrhunderts
Matteo Giuggioli
2020-01-01
Abstract
Nell’opera italiana della prima metà dell’Ottocento è molto raro, se non proprio del tutto fuori questione, riscontrare un uso strutturante dei piani tonali in senso musicale e drammaturgico. Gli studi musicologici che hanno tentato di dimostrare tale uso si sono inoltrati in un terreno molto rischioso forzando talvolta la realtà del dato testuale per dimostrare le proprie ipotesi di partenza. Ciò non esclude che nell’opera italiana di questo periodo i compositori usino con abilità e consapevolezza le tonalità. Lo fanno però perlopiù “localmente”, per generare efficaci e peculiari effetti drammatici e per contrassegnare determinate situazioni drammatiche ricorrenti. Il presente studio si sofferma su questo aspetto, concentrandosi sul contrasto tra modo maggiore e modo minore nell’opera italiana della prima metà dell’Ottocento. Inizialmente si osserva come il chiaroscuro tonale prodotto dall’accostamento non mediato maggiore-minore sia impiegato per generare effetti mozzafiato di rischiaramento nelle opere di Gioachino Rossini. Sono analizzati in questo senso numeri da Tancredi e Mosè in Egitto. La dialettica maggiore-minore è quindi esaminata come tratto ricorrente di un momento tipico dell’opera italiana ancora in questo periodo quale la scena di reclusione. Le opere prese in considerazione sono in questo caso Otello di Rossini, Nabucco e Luisa Miller di Giuseppe Verdi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.