O primero paso inoperante de DADA / El primer paso inoperante de DADA / DADA’s first inoperative step

The article analyzes the Dadaist "visit-excursion" to the church of Saint-Julien-le-Pauvre in Paris on April 14, 1921, considering it an urban action that, despite its apparent insignificance and perceived failure, represents a crucial moment for the history of the avant-garde, inaugurating a new form of artistic action in urban space, based on presence, the experience of the everyday, and the questioning of the very concept of project and artwork. The group of Dadaist artists, including Breton and Tzara, gathered in the terrain vague adjacent to the church, improvising non-sense performances in the rain. The objective was not an anti-clerical or political demonstration, but an artistic action that shifted attention from monuments to places "with no reason to exist," criticizing tourism and urban progress. The boredom perceived during the event is interpreted as a central element. Some scholars connect it to Benjamin's reflections, seeing it as a reaction to post-war boredom and as an opportunity to overcome the limits of experience. Boredom thus becomes a starting point for an experimental and questioning attitude. Despite the apparent failure, the visit is considered a precursor of subsequent urban practices: Surrealist déambulations, Lettrist dérives, Situationist situations, up to contemporary urban occupations. Dada brings art into everyday life, proposing an "urban ready-made" that valorizes a banal place through the presence of the artists. The Dadaist action, rejecting representation and projecting itself into the present, paves the way for an "inoperative project." Citing Agamben and Boano, the article explores the potential of an inoperative posture that deactivates power and opens up new possibilities, not through destruction, but through the "deactivation" of the law. The inoperative project is not realized in a future end, but "thinks the depth of space," remaining pure potentiality.

L'articolo analizza la "visita-escursione" dadaista alla chiesa di Saint-Julien-le-Pauvre a Parigi il 14 aprile 1921, considerandola un'azione urbana che, pur nella sua apparente insignificanza e nel percepito fallimento, rappresenta un momento cruciale per la storia delle avanguardie, inaugurando una nuova forma di azione artistica nello spazio urbano, basata sulla presenza, sull'esperienza del quotidiano e sulla messa in discussione del concetto stesso di progetto e di opera d’arte. Il gruppo di artisti dadaisti, tra cui Breton e Tzara, si riunisce nel terrain vague adiacente alla chiesa, improvvisando performance non-sense sotto la pioggia. L'obiettivo non era una manifestazione anticlericale o politica, ma un'azione artistica che spostasse l'attenzione dai monumenti ai luoghi "senza ragione di esistere", criticando il turismo e il progresso urbano. La noia percepita durante l'evento viene interpretata come elemento centrale. Alcuni studiosi la collegano alle riflessioni di Benjamin, vedendola come reazione alla noia post-bellica e come opportunità per superare i limiti dell'esperienza. La noia diviene così spunto per un atteggiamento sperimentale e interrogativo. Nonostante il fallimento apparente, la visita è considerata un precursore di successive pratiche urbane: deambulazioni surrealiste, derive lettriste, situazioni situazioniste, fino alle occupazioni urbane contemporanee. Dada porta l'arte nella vita quotidiana, proponendo un "ready-made urbano" che valorizza un luogo banale attraverso la presenza degli artisti. L'azione dadaista, rifiutando la rappresentazione e proiettandosi nel presente, apre la strada a un "progetto inoperativo". Citando Agamben e Boano, l'articolo esplora la potenzialità di una postura inoperante che disattiva il potere e apre nuove possibilità, non attraverso la distruzione, ma attraverso la "disattivazione" della legge. Il progetto inoperativo non si realizza in un fine futuro, ma "pensa la profondità dello spazio", rimanendo pura potenzialità.