Nell’attuale sistema dei media la proliferazione delle tecnologie mobili, con la forte enfasi che esse pongono sulla connettività, ha investito l’immagine fotografica di una rinnovata centralità. Si può dire che rapporto con i media visivi oscilli tra una dimensione oggettuale che permette un possesso feticistico (Metz), ed una dimensione spaziale che implica invece una resa del soggetto, una sua disponibilità ad abbandonarsi alle immagini e ad abitare i mondi che esse producono (Heidegger, Barthes, G. Bruno). Il web declina però tale discorso secondo direttrici peculiari. Uno sviluppo particolarmente interessante all’interno di questo nuovo panorama fotografico è costituito infatti dalla tendenza a rifarsi esplicitamente a modelli iconografici del passato: una moda vintage incarnata al meglio da un social medium come Instagram. I filtri propugnati da Instagram si richiamano a macchine analogiche estremamente semplici come la Lomo, che facevano della ‘povertà’ il proprio punto di forza, e sembrano volerne replicare i limiti espressivi, evocandoli a garanti del sicuro impatto delle fotografie sulle comunità online. Si cercherà allora di rintracciare le principali implicazioni sia socio-culturali che estetiche che caratterizzano questa app, pur tenendo conto dell’inevitabile eterogeneità degli atteggiamenti, degli stili e dei prodotti che ne scaturiscono. Per meglio interpretare il particolare intreccio proposto da Instagram tra la trasparenza del digitale e l’opacità fortemente significante del filtro vintage, diventa centrale la riflessione sulle categorie di aura (a partire naturalmente da Walter Benjamin) e di atmosfera (nell’accezione che ne dà il dibattito della Nuova Fenomenologia). Si cercherà così di comprendere come il filtro fotografico possa funzionare da codice formale per la comunicazione dell’esperienza, in una dinamica in cui la dimensione ineffabile delle immagini deve sempre bilanciarsi con la possibilità di condividerle sul piano sociale. In questo equilibrio precario tra creatività ludica e standardizzazione si coglie il tentativo di trasformare, immediatamente, l’esperienza in qualcosa di memorabile, anche sacrificando le sue caratteristiche più vicine al nostro vissuto ad occhio nudo. Anziché interpretare tale dinamica solo nei termini di una costruzione retorica della spontaneità, si cercherà di cogliere anche le potenzialità ludiche positive di questi potenti tendenze all’estetizzazione della vita quotidiana.

Marmo, L. (2018). Fotografia, aura e atmosfera: l’esperienza filtrata ai tempi di Instagram. In M.E. Marmo L (a cura di), Fotografia e culture visuali del XXI secolo (pp. 537-554). Roma : Roma TrE-Press.

Fotografia, aura e atmosfera: l’esperienza filtrata ai tempi di Instagram

Marmo L
2018-01-01

Abstract

Nell’attuale sistema dei media la proliferazione delle tecnologie mobili, con la forte enfasi che esse pongono sulla connettività, ha investito l’immagine fotografica di una rinnovata centralità. Si può dire che rapporto con i media visivi oscilli tra una dimensione oggettuale che permette un possesso feticistico (Metz), ed una dimensione spaziale che implica invece una resa del soggetto, una sua disponibilità ad abbandonarsi alle immagini e ad abitare i mondi che esse producono (Heidegger, Barthes, G. Bruno). Il web declina però tale discorso secondo direttrici peculiari. Uno sviluppo particolarmente interessante all’interno di questo nuovo panorama fotografico è costituito infatti dalla tendenza a rifarsi esplicitamente a modelli iconografici del passato: una moda vintage incarnata al meglio da un social medium come Instagram. I filtri propugnati da Instagram si richiamano a macchine analogiche estremamente semplici come la Lomo, che facevano della ‘povertà’ il proprio punto di forza, e sembrano volerne replicare i limiti espressivi, evocandoli a garanti del sicuro impatto delle fotografie sulle comunità online. Si cercherà allora di rintracciare le principali implicazioni sia socio-culturali che estetiche che caratterizzano questa app, pur tenendo conto dell’inevitabile eterogeneità degli atteggiamenti, degli stili e dei prodotti che ne scaturiscono. Per meglio interpretare il particolare intreccio proposto da Instagram tra la trasparenza del digitale e l’opacità fortemente significante del filtro vintage, diventa centrale la riflessione sulle categorie di aura (a partire naturalmente da Walter Benjamin) e di atmosfera (nell’accezione che ne dà il dibattito della Nuova Fenomenologia). Si cercherà così di comprendere come il filtro fotografico possa funzionare da codice formale per la comunicazione dell’esperienza, in una dinamica in cui la dimensione ineffabile delle immagini deve sempre bilanciarsi con la possibilità di condividerle sul piano sociale. In questo equilibrio precario tra creatività ludica e standardizzazione si coglie il tentativo di trasformare, immediatamente, l’esperienza in qualcosa di memorabile, anche sacrificando le sue caratteristiche più vicine al nostro vissuto ad occhio nudo. Anziché interpretare tale dinamica solo nei termini di una costruzione retorica della spontaneità, si cercherà di cogliere anche le potenzialità ludiche positive di questi potenti tendenze all’estetizzazione della vita quotidiana.
2018
978-88-94885-84-2
Marmo, L. (2018). Fotografia, aura e atmosfera: l’esperienza filtrata ai tempi di Instagram. In M.E. Marmo L (a cura di), Fotografia e culture visuali del XXI secolo (pp. 537-554). Roma : Roma TrE-Press.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/495861
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