Questa tesi si propone di studiare il funzionamento dell’industria bancaria e di identificare il ruolo della profittabilità bancaria nella determinazione del tasso d’interesse. Per raggiungere questi obiettivi si procede innanzitutto ad un’analisi funzionale dell’industria bancaria volta ad identificare un “ciclo produttivo” bancario e dunque gli elementi appartenenti alle categorie degli input, degli output e del capitale. Questo studio, inoltre, si va ad inserire in un quadro interpretativo riferibile alla teoria della moneta endogena. Riprendendo l’impostazione della piramide delle passività, comune sia alla MMT sia alla teoria post-keynesiana, si mostra che le banche, per risolvere i pagamenti tra loro, necessitano di passività del settore posto più in alto nella piramide, ossia moneta di banca centrale. Le banche si procurano questa moneta tramite il rifinanziamento presso la banca centrale, i depositi, le obbligazioni bancarie e il prestito interbancario. I depositi risultano così la fonte principale e meno costosa di questo input fondamentale per la banca. Differenze gestionali e finanziarie determinano quale dei quattro modi verrà utilizzato dalla banca per procurarsi moneta di banca centrale. Da ciò deriva che le obbligazioni, a differenza di tutti gli altri settori produttivi, non vadano considerate come capitale ai fini del calcolo del saggio del profitto. Si nota inoltre come norme di legge, accordi internazionali e regolamenti impongano una certa quantità di capitale proprio proporzionale all’attivo ponderato per il rischio, il che suggerisce la concezione di una tecnica produttiva bancaria normativa. A causa di economie di scala presenti nel settore bancario, infatti, il capitale necessario da un punto di vista tecnico-economico sembra essere inferiore a quello richiesto da esigenze economico-giuridiche. Da ciò risulta un rapporto capitale/prodotto determinato da queste regole. Dopo aver individuato e sottoposto a discussione critica i principali filoni di indagine intorno al rapporto tra tasso d’interesse e saggio di profitto, si sottolineano l’importanza e i limiti di quei modelli che pongono al centro di questa relazione la profittabilità bancaria, a partire da Marx, fino ai più recenti contributi di Panico e Shaikh, che giungono a conclusioni opposte tra loro. Si elabora quindi un tentativo di modellizzazione del rapporto tra la struttura dei tassi d’interesse e il saggio di profitto imperniato sulla profittabilità bancaria e basato sullo strumento dell’equazione di prezzo. Il rapporto causale che si individua va dal saggio del 5 profitto al tasso d’interesse, confermando le intuizioni di Marx. Si superano inoltre alcuni limiti dell’approccio di Shaikh, il quale ipotizza un tasso sui depositi pari a zero e non attribuisce alcun ruolo alla banca centrale. Si ragiona poi sulla struttura dei tassi d’interesse in rapporto alla profittabilità bancaria: ruolo cardine assumono i tassi bancari attivi e passivi, ponendosi come pavimento e tetto della struttura dei tassi, mentre l’ampiezza di questo intervallo viene a dipendere proprio dalla profittabilità bancaria. Si ipotizza infine un saggio di profitto del settore bancario stabilmente maggiore di quello normale e se ne analizzano le conseguenze analitiche. Si tenta quindi di calcolare e confrontare il saggio del profitto del settore produttivo e quello del settore bancario, al fine di raccogliere delle informazioni empiriche intorno alla profittabilità bancaria e verificare l’ipotesi un saggio del profitto nel settore bancario maggiore di quello considerato normale.

Zolea, R. (2023). SAGGIO DELL’INTERESSE E PROFITTABILITÀ DELL’INDUSTRIA BANCARIA: ANALISI TEORICA E VERIFICHE EMPIRICHE.

SAGGIO DELL’INTERESSE E PROFITTABILITÀ DELL’INDUSTRIA BANCARIA: ANALISI TEORICA E VERIFICHE EMPIRICHE

Riccardo Zolea
2023-07-07

Abstract

Questa tesi si propone di studiare il funzionamento dell’industria bancaria e di identificare il ruolo della profittabilità bancaria nella determinazione del tasso d’interesse. Per raggiungere questi obiettivi si procede innanzitutto ad un’analisi funzionale dell’industria bancaria volta ad identificare un “ciclo produttivo” bancario e dunque gli elementi appartenenti alle categorie degli input, degli output e del capitale. Questo studio, inoltre, si va ad inserire in un quadro interpretativo riferibile alla teoria della moneta endogena. Riprendendo l’impostazione della piramide delle passività, comune sia alla MMT sia alla teoria post-keynesiana, si mostra che le banche, per risolvere i pagamenti tra loro, necessitano di passività del settore posto più in alto nella piramide, ossia moneta di banca centrale. Le banche si procurano questa moneta tramite il rifinanziamento presso la banca centrale, i depositi, le obbligazioni bancarie e il prestito interbancario. I depositi risultano così la fonte principale e meno costosa di questo input fondamentale per la banca. Differenze gestionali e finanziarie determinano quale dei quattro modi verrà utilizzato dalla banca per procurarsi moneta di banca centrale. Da ciò deriva che le obbligazioni, a differenza di tutti gli altri settori produttivi, non vadano considerate come capitale ai fini del calcolo del saggio del profitto. Si nota inoltre come norme di legge, accordi internazionali e regolamenti impongano una certa quantità di capitale proprio proporzionale all’attivo ponderato per il rischio, il che suggerisce la concezione di una tecnica produttiva bancaria normativa. A causa di economie di scala presenti nel settore bancario, infatti, il capitale necessario da un punto di vista tecnico-economico sembra essere inferiore a quello richiesto da esigenze economico-giuridiche. Da ciò risulta un rapporto capitale/prodotto determinato da queste regole. Dopo aver individuato e sottoposto a discussione critica i principali filoni di indagine intorno al rapporto tra tasso d’interesse e saggio di profitto, si sottolineano l’importanza e i limiti di quei modelli che pongono al centro di questa relazione la profittabilità bancaria, a partire da Marx, fino ai più recenti contributi di Panico e Shaikh, che giungono a conclusioni opposte tra loro. Si elabora quindi un tentativo di modellizzazione del rapporto tra la struttura dei tassi d’interesse e il saggio di profitto imperniato sulla profittabilità bancaria e basato sullo strumento dell’equazione di prezzo. Il rapporto causale che si individua va dal saggio del 5 profitto al tasso d’interesse, confermando le intuizioni di Marx. Si superano inoltre alcuni limiti dell’approccio di Shaikh, il quale ipotizza un tasso sui depositi pari a zero e non attribuisce alcun ruolo alla banca centrale. Si ragiona poi sulla struttura dei tassi d’interesse in rapporto alla profittabilità bancaria: ruolo cardine assumono i tassi bancari attivi e passivi, ponendosi come pavimento e tetto della struttura dei tassi, mentre l’ampiezza di questo intervallo viene a dipendere proprio dalla profittabilità bancaria. Si ipotizza infine un saggio di profitto del settore bancario stabilmente maggiore di quello normale e se ne analizzano le conseguenze analitiche. Si tenta quindi di calcolare e confrontare il saggio del profitto del settore produttivo e quello del settore bancario, al fine di raccogliere delle informazioni empiriche intorno alla profittabilità bancaria e verificare l’ipotesi un saggio del profitto nel settore bancario maggiore di quello considerato normale.
7-lug-2023
35
ECONOMIA
CICCONE, Roberto
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/502896
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