“Tutti i miei racconti, quasi ogni poesia, sono scritti con le lacrime”. Memorialista, testimone, poeta, Varlam Šalamov rappresenta un unicum tra gli scrittori dell’esperienza dei gulag, non soltanto perché in una prosa scarna e antiletteraria riesce a mostrare il drammatico scarto tra le promesse di un’ideologia messianica e il terribile costo umano della sua realizzazione, ma soprattutto perché nella sua opera, narrativa e poetica, nozioni come innocenza e colpa, coscienza e malavita, lealtà e tradimento, più che oggetto di riflessione, si materializzano in fatti e personaggi reali. Nel suo mostrare il bene e il male che abitano nell’anima umana non c’è l’intento pedagogico tipico dei grandi scrittori russi, ma la preoccupazione di dare voce al ricordo, lottando contro la minaccia dell’oblio, effetto del tempo e della volontaria rimozione, che egli considera un’altra forma di rinuncia alla propria responsabilità. Ripercorrendo i temi dei Racconti della Kolyma, assieme ad altri scritti autobiografici e alle poesie, il saggio intende rintracciarvi una filosofia della condizione umana, dove il gulag, trionfo della forza fisica come categoria morale e luogo del disfacimento del corpo come dissoluzione dell’individualità, è lo specchio concavo dove si riflettono capovolte le bassezze e gli eroismi del mondo ordinario. Per Šalamov gli anni lì trascorsi diventano il banco di prova della sua resistenza morale: quella di uno spirito che, pur “calpestato”, riesce a mantenersi fedele alla sua linea di condotta, sottraendosi alla corruzione della mente e del cuore.
Russo, M.T. (2025). Gulag e resistenza morale. Una lettura filosofica di Varlam Šalamov. Roma : Armando.
Gulag e resistenza morale. Una lettura filosofica di Varlam Šalamov
Russo Maria Teresa
2025-01-01
Abstract
“Tutti i miei racconti, quasi ogni poesia, sono scritti con le lacrime”. Memorialista, testimone, poeta, Varlam Šalamov rappresenta un unicum tra gli scrittori dell’esperienza dei gulag, non soltanto perché in una prosa scarna e antiletteraria riesce a mostrare il drammatico scarto tra le promesse di un’ideologia messianica e il terribile costo umano della sua realizzazione, ma soprattutto perché nella sua opera, narrativa e poetica, nozioni come innocenza e colpa, coscienza e malavita, lealtà e tradimento, più che oggetto di riflessione, si materializzano in fatti e personaggi reali. Nel suo mostrare il bene e il male che abitano nell’anima umana non c’è l’intento pedagogico tipico dei grandi scrittori russi, ma la preoccupazione di dare voce al ricordo, lottando contro la minaccia dell’oblio, effetto del tempo e della volontaria rimozione, che egli considera un’altra forma di rinuncia alla propria responsabilità. Ripercorrendo i temi dei Racconti della Kolyma, assieme ad altri scritti autobiografici e alle poesie, il saggio intende rintracciarvi una filosofia della condizione umana, dove il gulag, trionfo della forza fisica come categoria morale e luogo del disfacimento del corpo come dissoluzione dell’individualità, è lo specchio concavo dove si riflettono capovolte le bassezze e gli eroismi del mondo ordinario. Per Šalamov gli anni lì trascorsi diventano il banco di prova della sua resistenza morale: quella di uno spirito che, pur “calpestato”, riesce a mantenersi fedele alla sua linea di condotta, sottraendosi alla corruzione della mente e del cuore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.