Il saggio si prefigge di analizzare la corrispondenza di Clarice Lispector durante la sua permanenza a Napoli – dal settembre del 1944 al gennaio del 1946 – attraverso la categoria interpretativa dello spaesamento. Il confronto con la realtà italiana, segnata dalla devastazione causata dalla Seconda guerra mondiale, suscitò nell’animo della scrittrice un senso di estraneità non solo, e naturalmente, in relazione ai luoghi, ma anche rispetto a se stessa, sperimentando personalmente quella condizione di essere “fuor-di-luogo” ovvero “non sapere accoppiare alla nostra località un luogo determinato” (F. La Cecla, Perdersi, Roma: Laterza, 2020), che sembra avere in comune con i personaggi delle sue opere. A partire dall’analisi del carteggio, composto da 35 missive inviate a vari destinatari – tra cui le sorelle Elisa e Tania, lo scrittore Lúcio Cardoso e la scrittrice portoghese Natércia Freire –, lo spaesamento sarà inteso non solo come l’allontanamento da uno spazio proprio, tipico del viaggio, ma anche come uno sconfinamento al di là del conosciuto, verso quella esperienza di “non appartenenza” che è tipica della scrittura clariceana. In tal senso, attraverso lo sguardo, straniero ed estraniato, di Clarice Lispector, la corrispondenza delinea un ritratto desolante di un’Italia in un’epoca d’emergenza, rimanendo impresso, per certi versi, nel percorso biografico e letterario della scrittrice che, forse, proprio davanti alla catastrofe bellica aveva scoperto la vertigine creativa del perdersi.
De Crescenzo, L. (2024). Dall'Italia con saudade. L'esperienza dello spaesamento secondo Clarice Lispector. In A.G. Patricia Peterle (a cura di), Itinerari Transatlantici. Culture e Letterature in dialogo tra Italia e Americhe (pp. 291-304). Novate Milanese : Prospero.
Dall'Italia con saudade. L'esperienza dello spaesamento secondo Clarice Lispector
Luigia De Crescenzo
2024-01-01
Abstract
Il saggio si prefigge di analizzare la corrispondenza di Clarice Lispector durante la sua permanenza a Napoli – dal settembre del 1944 al gennaio del 1946 – attraverso la categoria interpretativa dello spaesamento. Il confronto con la realtà italiana, segnata dalla devastazione causata dalla Seconda guerra mondiale, suscitò nell’animo della scrittrice un senso di estraneità non solo, e naturalmente, in relazione ai luoghi, ma anche rispetto a se stessa, sperimentando personalmente quella condizione di essere “fuor-di-luogo” ovvero “non sapere accoppiare alla nostra località un luogo determinato” (F. La Cecla, Perdersi, Roma: Laterza, 2020), che sembra avere in comune con i personaggi delle sue opere. A partire dall’analisi del carteggio, composto da 35 missive inviate a vari destinatari – tra cui le sorelle Elisa e Tania, lo scrittore Lúcio Cardoso e la scrittrice portoghese Natércia Freire –, lo spaesamento sarà inteso non solo come l’allontanamento da uno spazio proprio, tipico del viaggio, ma anche come uno sconfinamento al di là del conosciuto, verso quella esperienza di “non appartenenza” che è tipica della scrittura clariceana. In tal senso, attraverso lo sguardo, straniero ed estraniato, di Clarice Lispector, la corrispondenza delinea un ritratto desolante di un’Italia in un’epoca d’emergenza, rimanendo impresso, per certi versi, nel percorso biografico e letterario della scrittrice che, forse, proprio davanti alla catastrofe bellica aveva scoperto la vertigine creativa del perdersi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


