Furio Jesi (1941-1980), poeta, mitologo, archeologo, storico delle religioni e delle idee e studioso della sopravvivenza dei miti nella modernità, legge alcune opere dello storico delle religioni Gershom Scholem con attenzione e il frutto di questo studio si trova, a volte in modo sotterraneo, a volte evidente, nei suoi scritti degli anni ’60 e ’70. L’“ateismo” di Jesi rivela la sua profonda religiosità (o ricerca teologica) riferendosi alla dottrina di Isaac Luria, recepita attraverso gli scritti di Scholem (Le grandi correnti della mistica ebraica, pubblicato in Italia nel 1965, e poi La Kabbalah e il suo simbolismo, 1960, edito in Italia nel 1980 e recensito dallo stesso Jesi), di un Dio che si ritira nell’abisso del suo Nulla, contraendosi (ritirandosi attraverso lo Tzimtzum) per far spazio alla Creazione, al rapporto dell’uomo con il mondo, dell’uomo con l’uomo, e dell’uomo con un Dio trascendente e assente. Il saggio jesiano Il miracolo secondo ragione contiene numerose citazioni da Le grandi correnti della mistica ebraica e affronta un tema secondo Jesi non indagato adeguatamente dallo stesso Scholem, quello del legame tra il fenomeno sabbatiano e frankista e l’illuminismo, e poi tra il razionalismo illuministico e il marranismo. L’antinomismo dei sabbatiani e dei frankisti (si infrange la vecchia legge per dar luogo alla nuova, così come Dio si ritrae in esilio da sé stesso dando luogo alla creazione) è alla base di un’interpretazione sconcertante di Mircea Eliade e dell’ideologia della Guardia di Ferro. Nell’assumere la colpa della distruzione dell’ebreo su di sé, l’ideologia della Guardia, a cui Eliade è vicino negli anni ’40, indicherebbe, secondo Jesi, «paradossali coincidenze fra gli autoritratti mistici dei persecutori e dei perseguitati (Cultura di destra, 2011, p. 74».
Tagliacozzo, T. (2025). Ateismo e mistica ebraica. Furio Jesi lettore di Gershom Scholem. In Gabriele Guerra (a cura di), METAMORFOSI DI FURIO JESI. Temi, motivi, figure (pp. 89-103). Milano Udine : Mimesis.
Ateismo e mistica ebraica. Furio Jesi lettore di Gershom Scholem
Tamara Tagliacozzo
Writing – Original Draft Preparation
2025-01-01
Abstract
Furio Jesi (1941-1980), poeta, mitologo, archeologo, storico delle religioni e delle idee e studioso della sopravvivenza dei miti nella modernità, legge alcune opere dello storico delle religioni Gershom Scholem con attenzione e il frutto di questo studio si trova, a volte in modo sotterraneo, a volte evidente, nei suoi scritti degli anni ’60 e ’70. L’“ateismo” di Jesi rivela la sua profonda religiosità (o ricerca teologica) riferendosi alla dottrina di Isaac Luria, recepita attraverso gli scritti di Scholem (Le grandi correnti della mistica ebraica, pubblicato in Italia nel 1965, e poi La Kabbalah e il suo simbolismo, 1960, edito in Italia nel 1980 e recensito dallo stesso Jesi), di un Dio che si ritira nell’abisso del suo Nulla, contraendosi (ritirandosi attraverso lo Tzimtzum) per far spazio alla Creazione, al rapporto dell’uomo con il mondo, dell’uomo con l’uomo, e dell’uomo con un Dio trascendente e assente. Il saggio jesiano Il miracolo secondo ragione contiene numerose citazioni da Le grandi correnti della mistica ebraica e affronta un tema secondo Jesi non indagato adeguatamente dallo stesso Scholem, quello del legame tra il fenomeno sabbatiano e frankista e l’illuminismo, e poi tra il razionalismo illuministico e il marranismo. L’antinomismo dei sabbatiani e dei frankisti (si infrange la vecchia legge per dar luogo alla nuova, così come Dio si ritrae in esilio da sé stesso dando luogo alla creazione) è alla base di un’interpretazione sconcertante di Mircea Eliade e dell’ideologia della Guardia di Ferro. Nell’assumere la colpa della distruzione dell’ebreo su di sé, l’ideologia della Guardia, a cui Eliade è vicino negli anni ’40, indicherebbe, secondo Jesi, «paradossali coincidenze fra gli autoritratti mistici dei persecutori e dei perseguitati (Cultura di destra, 2011, p. 74».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.