Il lungo rapporto che lega Giorgio Strehler a Shakespeare è circolare: si apre con la messa in scena della Tempesta nel 1948, traduzione di Salvatore Quasimodo, al Giardino di Boboli in occasione del Maggio fiorentino, e si chiude, trent’anni dopo, ancora con La Tempesta – traduzione affidata ad Agostino Lombardo – al Teatro Lirico di Milano nel giugno del 1978; l’una allestita in fretta e furia con «la divina incoscienza della giovinezza», l’altra con la consapevolezza che «bisogna sfidare l’impossibile», ché tale è «il dovere di uomini di teatro»; l’una il risultato d’un «momento brutale e violentatore» di messa in discussione del proprio lavoro, l’altra come necessario attraversamento della «nostra crisi, crisi forse perenne», per «strappare un altro pugno di verità al mondo»; la prima preparata da «Quasimodo espressamente per noi», il poeta per la scena, un fatto «pieno di significato», l’ultima da Lombardo, un vero «punto di arrivo» di «Teatro e rigore filologico: un raro equilibrio». Faticoso cammino di conoscenza interiore, intreccio disperato di storia, potere e affetti personali, lacerante riflessione metateatrale, o più precisamente sul «destino della teatralità», The Tempest appare per il regista triestino un’opera di poesia capitale, in grado non solo di attraversare sotterranea il suo intero lavoro su Shakespeare, ma anche di costituirsi come momento di riflessione sull’essere uomini di teatro, sull’agire del teatro nell’epoca di una «Apocalisse degradata». A partire dagli elementi legati alla messa in scena (appunti e note di regia, foto, accoglienza critica, memorie), il presente contributo si pone l’obiettivo di studiare, tacendo ma tenendo conto del confronto fra le due, la più remota delle due messe in scena, quella del 1948, individuando gli elementi di novità dell’allora debuttante teatro strehleriano concretati in una rappresentazione da cui è partita una riflessione trentennale.

Bianco, L. (2025). La divina incoscienza. Giorgio Strehler e La Tempesta del 1948. In S.M. Florinda Nardi (a cura di), Riformare il teatro (pp. 284-297). Roma : Armando Editore.

La divina incoscienza. Giorgio Strehler e La Tempesta del 1948

Luigi Bianco
2025-01-01

Abstract

Il lungo rapporto che lega Giorgio Strehler a Shakespeare è circolare: si apre con la messa in scena della Tempesta nel 1948, traduzione di Salvatore Quasimodo, al Giardino di Boboli in occasione del Maggio fiorentino, e si chiude, trent’anni dopo, ancora con La Tempesta – traduzione affidata ad Agostino Lombardo – al Teatro Lirico di Milano nel giugno del 1978; l’una allestita in fretta e furia con «la divina incoscienza della giovinezza», l’altra con la consapevolezza che «bisogna sfidare l’impossibile», ché tale è «il dovere di uomini di teatro»; l’una il risultato d’un «momento brutale e violentatore» di messa in discussione del proprio lavoro, l’altra come necessario attraversamento della «nostra crisi, crisi forse perenne», per «strappare un altro pugno di verità al mondo»; la prima preparata da «Quasimodo espressamente per noi», il poeta per la scena, un fatto «pieno di significato», l’ultima da Lombardo, un vero «punto di arrivo» di «Teatro e rigore filologico: un raro equilibrio». Faticoso cammino di conoscenza interiore, intreccio disperato di storia, potere e affetti personali, lacerante riflessione metateatrale, o più precisamente sul «destino della teatralità», The Tempest appare per il regista triestino un’opera di poesia capitale, in grado non solo di attraversare sotterranea il suo intero lavoro su Shakespeare, ma anche di costituirsi come momento di riflessione sull’essere uomini di teatro, sull’agire del teatro nell’epoca di una «Apocalisse degradata». A partire dagli elementi legati alla messa in scena (appunti e note di regia, foto, accoglienza critica, memorie), il presente contributo si pone l’obiettivo di studiare, tacendo ma tenendo conto del confronto fra le due, la più remota delle due messe in scena, quella del 1948, individuando gli elementi di novità dell’allora debuttante teatro strehleriano concretati in una rappresentazione da cui è partita una riflessione trentennale.
2025
9791259848451
Bianco, L. (2025). La divina incoscienza. Giorgio Strehler e La Tempesta del 1948. In S.M. Florinda Nardi (a cura di), Riformare il teatro (pp. 284-297). Roma : Armando Editore.
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