Il lavoro analizza il rapporto tra l’istituto del trust – figura giuridica di matrice anglosassone – e gli strumenti di tutela patrimoniale dei creditori, con particolare attenzione all’azione revocatoria ordinaria e alla disciplina introdotta dall’art. 2929-bis c.c. in ambito esecutivo. L’adozione del trust in Italia, favorita dal recepimento della Convenzione de L’Aja del 1985, ha sollevato problemi sistematici e processuali, in quanto l’istituto si colloca all’incrocio tra modelli giuridici differenti (common law e civil law) e può essere utilizzato per aggirare la garanzia patrimoniale generica prevista dall’art. 2740 c.c.. L’indagine si apre con una ricostruzione storico-comparatistica dell’evoluzione del trust, mettendo in luce la sua origine nel sistema dell’equity inglese, la differenza tra legal ownership del trustee e equitable interest del beneficiario, e il carattere di patrimonio separato che lo distingue dal negozio fiduciario romanistico. Il trust viene qui letto come frutto di un “flusso giuridico” tra ordinamenti, che impone un adattamento critico alle logiche e garanzie del diritto civile. Viene poi analizzata la funzione e la struttura dell’azione revocatoria, intesa come rimedio per rendere inefficaci gli atti pregiudizievoli compiuti dal debitore a danno dei creditori. La trattazione approfondisce la natura giuridica della revocatoria (dichiarativa o costitutiva), i suoi presupposti (consilium fraudis, eventus damni), e le condizioni per il suo successo, con particolare attenzione agli atti di costituzione del trust. Si confrontano inoltre le implicazioni dell’art. 2929-bis c.c., che consente il pignoramento diretto dei beni oggetto di atti gratuiti o fraudolenti, evidenziando le differenze rispetto alla revocatoria ordinaria. Un’ampia sezione è dedicata alla questione di chi sia il legittimo convenuto in un giudizio revocatorio contro un trust: se il trustee in quanto intestatario dei beni, se i beneficiari, o se l’intero trust come soggetto fittizio. Il lavoro affronta anche le conseguenze processuali della successione del trustee, il problema del litisconsorzio necessario dei beneficiari, e la prova dell’esistenza del trust, mediante confessione e testimonianza. Attraverso un confronto tra prassi e giurisprudenza, l’opera intende evidenziare le criticità e le ambiguità che l’introduzione del trust ha generato nel diritto processuale italiano, proponendo una lettura sistematica delle sue interferenze con la tutela dei creditori.
Lo Sardo, O.D. (2025). I profili processuali del trust nell'azione revocatoria.
I profili processuali del trust nell'azione revocatoria
Ottavia Dora Lo Sardo
2025-06-24
Abstract
Il lavoro analizza il rapporto tra l’istituto del trust – figura giuridica di matrice anglosassone – e gli strumenti di tutela patrimoniale dei creditori, con particolare attenzione all’azione revocatoria ordinaria e alla disciplina introdotta dall’art. 2929-bis c.c. in ambito esecutivo. L’adozione del trust in Italia, favorita dal recepimento della Convenzione de L’Aja del 1985, ha sollevato problemi sistematici e processuali, in quanto l’istituto si colloca all’incrocio tra modelli giuridici differenti (common law e civil law) e può essere utilizzato per aggirare la garanzia patrimoniale generica prevista dall’art. 2740 c.c.. L’indagine si apre con una ricostruzione storico-comparatistica dell’evoluzione del trust, mettendo in luce la sua origine nel sistema dell’equity inglese, la differenza tra legal ownership del trustee e equitable interest del beneficiario, e il carattere di patrimonio separato che lo distingue dal negozio fiduciario romanistico. Il trust viene qui letto come frutto di un “flusso giuridico” tra ordinamenti, che impone un adattamento critico alle logiche e garanzie del diritto civile. Viene poi analizzata la funzione e la struttura dell’azione revocatoria, intesa come rimedio per rendere inefficaci gli atti pregiudizievoli compiuti dal debitore a danno dei creditori. La trattazione approfondisce la natura giuridica della revocatoria (dichiarativa o costitutiva), i suoi presupposti (consilium fraudis, eventus damni), e le condizioni per il suo successo, con particolare attenzione agli atti di costituzione del trust. Si confrontano inoltre le implicazioni dell’art. 2929-bis c.c., che consente il pignoramento diretto dei beni oggetto di atti gratuiti o fraudolenti, evidenziando le differenze rispetto alla revocatoria ordinaria. Un’ampia sezione è dedicata alla questione di chi sia il legittimo convenuto in un giudizio revocatorio contro un trust: se il trustee in quanto intestatario dei beni, se i beneficiari, o se l’intero trust come soggetto fittizio. Il lavoro affronta anche le conseguenze processuali della successione del trustee, il problema del litisconsorzio necessario dei beneficiari, e la prova dell’esistenza del trust, mediante confessione e testimonianza. Attraverso un confronto tra prassi e giurisprudenza, l’opera intende evidenziare le criticità e le ambiguità che l’introduzione del trust ha generato nel diritto processuale italiano, proponendo una lettura sistematica delle sue interferenze con la tutela dei creditori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


