Da circa diecimila anni, il giardino rappresenta il paradigma occidentale dell’abitare sulla Terra, il luogo in cui l’essere umano è di casa nel mondo. Oggi che la nostra dimora e il nostro rapporto con e nel mondo sembra irrevocabilmente in crisi, a quale giardino fare ritorno? Come pensarlo, costruirlo, abitarlo? Attraverso una ricognizione teorico critica, la ricerca indaga lo statuto topografico del limite e della soglia in relazione all’archetipo del giardino, inteso come immagine e presidio di un meccanismo dialettico capace di articolare binomi come dentro/fuori, natura/cultura, chiuso/aperto. La prima parte della tesi rileva storicamente il giardino come spazio cinto, indagando quindi le relazioni di appropriazione e di occupazione dello spazio del dentro; in tal senso si ricostruisce il funzionamento del limite come l’operatore architettonico che istituisce questa separazione. La seconda parte osserva invece il polo opposto di questa dinamica di esclusione e si sofferma così sullo spazio dell’aperto. Perno di questa indagine è l’elemento architettonico della soglia, che costituisce una spazialità capace di mettersi in relazione con l’esteriorità e di sospendere la prestazione topologica del limite. In ultima istanza, la tesi propone un ripensamento del giardino come soglia, vale a dire come luogo in cui è possibile un uso dello spazio al di là delle separazioni istituite dal limite.
Cantalini, J. (2025). Hortus in-conclusus. Demitologizzazione del giardino.
Hortus in-conclusus. Demitologizzazione del giardino
Jacopo Cantalini
2025-06-25
Abstract
Da circa diecimila anni, il giardino rappresenta il paradigma occidentale dell’abitare sulla Terra, il luogo in cui l’essere umano è di casa nel mondo. Oggi che la nostra dimora e il nostro rapporto con e nel mondo sembra irrevocabilmente in crisi, a quale giardino fare ritorno? Come pensarlo, costruirlo, abitarlo? Attraverso una ricognizione teorico critica, la ricerca indaga lo statuto topografico del limite e della soglia in relazione all’archetipo del giardino, inteso come immagine e presidio di un meccanismo dialettico capace di articolare binomi come dentro/fuori, natura/cultura, chiuso/aperto. La prima parte della tesi rileva storicamente il giardino come spazio cinto, indagando quindi le relazioni di appropriazione e di occupazione dello spazio del dentro; in tal senso si ricostruisce il funzionamento del limite come l’operatore architettonico che istituisce questa separazione. La seconda parte osserva invece il polo opposto di questa dinamica di esclusione e si sofferma così sullo spazio dell’aperto. Perno di questa indagine è l’elemento architettonico della soglia, che costituisce una spazialità capace di mettersi in relazione con l’esteriorità e di sospendere la prestazione topologica del limite. In ultima istanza, la tesi propone un ripensamento del giardino come soglia, vale a dire come luogo in cui è possibile un uso dello spazio al di là delle separazioni istituite dal limite.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


