L’articolo analizza il contributo di Francesco Calasso e del suo allievo Ennio Cortese alla costruzione di una nuova immagine del diritto medievale nell’Italia del dopoguerra, centrata sulla centralità della scienza giuridica medievale come fondamento del sistema del diritto comune europeo. Viene messa in luce la rottura operata da Calasso rispetto alla storiografia identitaria di matrice romantico-nazionalista, in particolare quella tedesca (Puchta, Brunner, Mitteis), che negava l’esistenza di una sovranità medievale e vedeva il diritto come espressione spontanea dello “spirito del popolo”. Al contrario, Calasso insiste sulla dimensione concettuale e argomentativa della giurisprudenza scolastica, capace di elaborare il problema della sovranità in termini giuridici e non solo teologici. Cortese, erede metodologico di questa impostazione, approfondisce il problema della norma giuridica nel diritto comune, individuando una dialettica fra volontà del legislatore e causa legis, e contribuendo a consolidare il diritto comune come sistema concettuale, non spontaneistico. L’autore mostra come questa visione abbia dialogato con modelli alternativi, in particolare con la teoria pluralista di Santi Romano (a sua volta influenzata da Gierke), ma se ne sia anche criticamente distaccata. In parallelo, si esamina il confronto implicito con Ernst Kantorowicz, e la convergenza sul riconoscimento della complessità dottrinale della sovranità medievale, frutto di una cultura giuridica capace di integrare potere, teologia e legalità.

Conte, E. (2024). Medioevo del diritto e cultura giuridica del dopoguerra. Francesco Calasso, Ennio Cortese e la sovranità medievale. In G.R. Tommaso Dalla Massara (a cura di), Il volere che si fa norma. Quaderno primo. Dialoghi tra giuristi e filosofi (pp. 57-67). Bologna : Il Mulino.

Medioevo del diritto e cultura giuridica del dopoguerra. Francesco Calasso, Ennio Cortese e la sovranità medievale

Emanuele Conte
2024-01-01

Abstract

L’articolo analizza il contributo di Francesco Calasso e del suo allievo Ennio Cortese alla costruzione di una nuova immagine del diritto medievale nell’Italia del dopoguerra, centrata sulla centralità della scienza giuridica medievale come fondamento del sistema del diritto comune europeo. Viene messa in luce la rottura operata da Calasso rispetto alla storiografia identitaria di matrice romantico-nazionalista, in particolare quella tedesca (Puchta, Brunner, Mitteis), che negava l’esistenza di una sovranità medievale e vedeva il diritto come espressione spontanea dello “spirito del popolo”. Al contrario, Calasso insiste sulla dimensione concettuale e argomentativa della giurisprudenza scolastica, capace di elaborare il problema della sovranità in termini giuridici e non solo teologici. Cortese, erede metodologico di questa impostazione, approfondisce il problema della norma giuridica nel diritto comune, individuando una dialettica fra volontà del legislatore e causa legis, e contribuendo a consolidare il diritto comune come sistema concettuale, non spontaneistico. L’autore mostra come questa visione abbia dialogato con modelli alternativi, in particolare con la teoria pluralista di Santi Romano (a sua volta influenzata da Gierke), ma se ne sia anche criticamente distaccata. In parallelo, si esamina il confronto implicito con Ernst Kantorowicz, e la convergenza sul riconoscimento della complessità dottrinale della sovranità medievale, frutto di una cultura giuridica capace di integrare potere, teologia e legalità.
2024
978-88-15-39122-3
Conte, E. (2024). Medioevo del diritto e cultura giuridica del dopoguerra. Francesco Calasso, Ennio Cortese e la sovranità medievale. In G.R. Tommaso Dalla Massara (a cura di), Il volere che si fa norma. Quaderno primo. Dialoghi tra giuristi e filosofi (pp. 57-67). Bologna : Il Mulino.
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