Il saggio intende analizzare come le tensioni nazionali generate dal I conflitto mondiale si ripercossero in due comunità di confine, Trieste e Fiume, due microcosmi che riproducevano al loro interno la molteplicità nazionale mitteleuropea. Nelle due comunità l’elemento ebraico italiano era dominante, come il carattere italiano delle due città, pur in presenza di forti minoranze croate ungheresi tedesche e slovene. La situazione di Trieste era caratterizzata da forti divisioni intercomunitarie, esemplificate dall’attitudine filoaustriaca del rabbino capo Chajes e da quella filoitaliana del vice rabbino Zoller: tutti e due nati tra gli anni Settante e Ottanta dell’‘800 nella cittadina galiziana di Brody e passati in Italia tra studio e insegnamento nel primo decennio del ‘900. La vicenda di Fiume era invece caratterizzata dalla presenza di un gruppo ortodosso organizzato, l’unico nel mondo ebraico gravitante nella cultura italiana. Le vicende dei trattati di pace e l’incerto destino di Fiume, fecero della città un laboratorio del nazionalismo italiano e degli altri gruppi nazionali presenti, con l’impresa fiumana di D’Annunzio che polarizzò i sentimenti nazionalisti dei diversi gruppi e divise la comunità ebraica, generando una polarizzazione tra elemento religioso tendente all’unità e un elemento nazionale foriero di divisioni. Di fronte a questi scenari quali furono le scelte e le strategie messe in campo degli ebrei? La domanda era lacerante: unità religiosa o unità nazionale?
Rigano, G. (2017). Identità nazionale e identità religiosa. Comunità di confine nella Grande Guerra: il caso di Trieste e Fiume. In Caterina Quareni e Vincenza Maugeri (a cura di), Gli ebrei italiani nella Grande Guerra (1915-1918) (pp. 85-102). Firenze : Giuntina.
Identità nazionale e identità religiosa. Comunità di confine nella Grande Guerra: il caso di Trieste e Fiume
rigano
2017-01-01
Abstract
Il saggio intende analizzare come le tensioni nazionali generate dal I conflitto mondiale si ripercossero in due comunità di confine, Trieste e Fiume, due microcosmi che riproducevano al loro interno la molteplicità nazionale mitteleuropea. Nelle due comunità l’elemento ebraico italiano era dominante, come il carattere italiano delle due città, pur in presenza di forti minoranze croate ungheresi tedesche e slovene. La situazione di Trieste era caratterizzata da forti divisioni intercomunitarie, esemplificate dall’attitudine filoaustriaca del rabbino capo Chajes e da quella filoitaliana del vice rabbino Zoller: tutti e due nati tra gli anni Settante e Ottanta dell’‘800 nella cittadina galiziana di Brody e passati in Italia tra studio e insegnamento nel primo decennio del ‘900. La vicenda di Fiume era invece caratterizzata dalla presenza di un gruppo ortodosso organizzato, l’unico nel mondo ebraico gravitante nella cultura italiana. Le vicende dei trattati di pace e l’incerto destino di Fiume, fecero della città un laboratorio del nazionalismo italiano e degli altri gruppi nazionali presenti, con l’impresa fiumana di D’Annunzio che polarizzò i sentimenti nazionalisti dei diversi gruppi e divise la comunità ebraica, generando una polarizzazione tra elemento religioso tendente all’unità e un elemento nazionale foriero di divisioni. Di fronte a questi scenari quali furono le scelte e le strategie messe in campo degli ebrei? La domanda era lacerante: unità religiosa o unità nazionale?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


