La tesi indaga in che misura la NATO abbia favorito o, al contrario, complicato la negoziazione del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) e, più in generale, la transizione verso una fase di distensione nucleare tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Settanta. La NATO è considerata non come un attore monolitico, ma come un insieme di strutture istituzionali (Consiglio Atlantico, comitati politici e militari, segretariato internazionale) e di governi nazionali che, entro tale cornice, confrontano e compongono differenti percezioni di sicurezza. L’analisi si colloca nel solco della storia delle relazioni internazionali e combina la ricostruzione delle sequenze decisionali con l’attenzione ai meccanismi di consultazione intra-alleata. Dal punto di vista delle fonti, la ricerca utilizza in modo estensivo documentazione NATO declassificata (verbali del Consiglio Atlantico, del Comitato politico, del Nuclear Planning Group e della International Staff), le serie dei Foreign Relations of the United States, documenti nazionali di alcuni paesi alleati – in particolare su nuclear sharing, esercizio Harmel e TNP – e la principale letteratura storiografica sulla NATO, sulla non proliferazione e sui negoziati SALT. Il primo capitolo ricostruisce il quadro della NATO negli anni Sessanta, evidenziando come il passaggio dalla rappresaglia massiccia alla risposta flessibile, i progetti di forza nucleare multilaterale (MLF/ANF), la sfida francese e le tensioni sul burden sharing abbiano messo a nudo le fratture interne all’Alleanza. L’esercizio Harmel, la creazione del Nuclear Planning Group e la riorganizzazione delle strutture politiche e militari segnano la trasformazione della NATO in foro privilegiato di confronto sulle percezioni di sicurezza dei membri, precondizione per il successivo ruolo dell’organizzazione nel processo di non proliferazione. Il secondo capitolo è dedicato direttamente alla negoziazione del TNP. Dopo aver richiamato il contesto multilaterale (Comitato dei Diciotto, Nazioni Unite) e il negoziato bilaterale USA–URSS, il capitolo segue il “percorso atlantico” del trattato, analizzando l’inserimento del dossier all’ordine del giorno della NATO, le reazioni degli alleati europei, le discussioni sugli articoli I e II e, in particolare, sul delicato articolo III relativo alle salvaguardie e alla “clausola europea”. Un’attenzione specifica è rivolta alla Repubblica Federale di Germania e al modo in cui la NATO contribuisce a rendere politicamente accettabile per Bonn un regime di non proliferazione percepito come discriminatorio. Il terzo capitolo estende lo sguardo alla fase inaugurale dei negoziati SALT I (1969–1972), non per spostare il focus della ricerca, ma per verificare se e come le innovazioni istituzionali e procedurali maturate nel contesto del TNP abbiano ridefinito le consultazioni intra-alleate nella prima stagione della distensione. L’analisi delle discussioni su forward based systems, third country forces e clausole di non elusione mostra continuità e limiti del ruolo dell’Alleanza in un processo negoziale formalmente bilaterale. Nel complesso, la tesi sostiene che il “fattore NATO” sia intrinsecamente ambivalente: in una prima fase, la sovrapposizione tra progetti di nuclear sharing e negoziato sul TNP genera complessità e tensioni; nel medio periodo, la trasformazione dell’Alleanza in foro multilaterale di consultazione e coordinamento rende la NATO una condizione quasi necessaria per la conclusione di un TNP compatibile con gli equilibri di sicurezza occidentali e, più in generale, per l’avvio della distensione. Ciò consente di problematizzare sia l’immagine di una NATO ridotta a mero strumento dell’egemonia statunitense, sia quella di un’alleanza paralizzata dai veti nazionali, restituendo il ruolo dell’organizzazione come spazio dinamico di mediazione tra leadership americana e pressioni degli alleati minori.

Borgiani, S. (2025). Il ruolo della NATO nella negoziazione del trattato di non-proliferazione nucleare.

Il ruolo della NATO nella negoziazione del trattato di non-proliferazione nucleare

Stefano Borgiani
2025-12-19

Abstract

La tesi indaga in che misura la NATO abbia favorito o, al contrario, complicato la negoziazione del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) e, più in generale, la transizione verso una fase di distensione nucleare tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Settanta. La NATO è considerata non come un attore monolitico, ma come un insieme di strutture istituzionali (Consiglio Atlantico, comitati politici e militari, segretariato internazionale) e di governi nazionali che, entro tale cornice, confrontano e compongono differenti percezioni di sicurezza. L’analisi si colloca nel solco della storia delle relazioni internazionali e combina la ricostruzione delle sequenze decisionali con l’attenzione ai meccanismi di consultazione intra-alleata. Dal punto di vista delle fonti, la ricerca utilizza in modo estensivo documentazione NATO declassificata (verbali del Consiglio Atlantico, del Comitato politico, del Nuclear Planning Group e della International Staff), le serie dei Foreign Relations of the United States, documenti nazionali di alcuni paesi alleati – in particolare su nuclear sharing, esercizio Harmel e TNP – e la principale letteratura storiografica sulla NATO, sulla non proliferazione e sui negoziati SALT. Il primo capitolo ricostruisce il quadro della NATO negli anni Sessanta, evidenziando come il passaggio dalla rappresaglia massiccia alla risposta flessibile, i progetti di forza nucleare multilaterale (MLF/ANF), la sfida francese e le tensioni sul burden sharing abbiano messo a nudo le fratture interne all’Alleanza. L’esercizio Harmel, la creazione del Nuclear Planning Group e la riorganizzazione delle strutture politiche e militari segnano la trasformazione della NATO in foro privilegiato di confronto sulle percezioni di sicurezza dei membri, precondizione per il successivo ruolo dell’organizzazione nel processo di non proliferazione. Il secondo capitolo è dedicato direttamente alla negoziazione del TNP. Dopo aver richiamato il contesto multilaterale (Comitato dei Diciotto, Nazioni Unite) e il negoziato bilaterale USA–URSS, il capitolo segue il “percorso atlantico” del trattato, analizzando l’inserimento del dossier all’ordine del giorno della NATO, le reazioni degli alleati europei, le discussioni sugli articoli I e II e, in particolare, sul delicato articolo III relativo alle salvaguardie e alla “clausola europea”. Un’attenzione specifica è rivolta alla Repubblica Federale di Germania e al modo in cui la NATO contribuisce a rendere politicamente accettabile per Bonn un regime di non proliferazione percepito come discriminatorio. Il terzo capitolo estende lo sguardo alla fase inaugurale dei negoziati SALT I (1969–1972), non per spostare il focus della ricerca, ma per verificare se e come le innovazioni istituzionali e procedurali maturate nel contesto del TNP abbiano ridefinito le consultazioni intra-alleate nella prima stagione della distensione. L’analisi delle discussioni su forward based systems, third country forces e clausole di non elusione mostra continuità e limiti del ruolo dell’Alleanza in un processo negoziale formalmente bilaterale. Nel complesso, la tesi sostiene che il “fattore NATO” sia intrinsecamente ambivalente: in una prima fase, la sovrapposizione tra progetti di nuclear sharing e negoziato sul TNP genera complessità e tensioni; nel medio periodo, la trasformazione dell’Alleanza in foro multilaterale di consultazione e coordinamento rende la NATO una condizione quasi necessaria per la conclusione di un TNP compatibile con gli equilibri di sicurezza occidentali e, più in generale, per l’avvio della distensione. Ciò consente di problematizzare sia l’immagine di una NATO ridotta a mero strumento dell’egemonia statunitense, sia quella di un’alleanza paralizzata dai veti nazionali, restituendo il ruolo dell’organizzazione come spazio dinamico di mediazione tra leadership americana e pressioni degli alleati minori.
19-dic-2025
36
SCIENZE POLITICHE
NATO; Trattato di non proliferazione nucleare (TNP); Guerra fredda; Nuclear sharing; Distensione; SALT I; Relazioni transatlantiche
NUTI, Leopoldo
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/527657
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact