Come spesso accade per gli eventi che vanno incontro a veri e propri processi di mitizzazione, è difficile tratteggiare una storia lineare della rassegna Arte povera più azioni povere. Nel corso degli anni molteplici narrazioni si sono sedimentate attorno alla mostra e hanno dato vita a una trama fitta e discontinua di memorie orali che aprono nuove domande e costringono a ripercorrere fatti ed eventi da nuove angolazioni, tenendo in parte conto di storie e controstorie . Attorno ad Arte povera più azioni povere si scrive un capitolo cruciale del ’68 dell’arte in Italia e dei rapporti internazionali del nuovo scenario artistico processuale, ma anche delle strategie espositive e del rinnovamento delle pratiche e delle funzioni della critica nel nostro paese. Per la storia dell’Arte Povera la rassegna di Amalfi segna uno spartiacque: il prima e il dopo di un’avanguardia che, proprio in quello snodo, dilata gli orizzonti geografici per riscoprire ritualità, miti e memorie della propria identità antropologico-culturale e che riposiziona, in tale orizzonte, la propria visione radicale di modernità. Alla luce di queste considerazioni, il testo si propone di fornire una lettura di questa mostra che è diventata un evento di riferimento nella storia espositiva degli anni Sessanta.
Conte, L. (2025). Amalfi '68: Il prima e il dopo. In F.G. Gabriele Guercio (a cura di), 1965-1970. I sei anni di Marcello Rumma. (pp. 164-179). Napoli : Arte'm.
Amalfi '68: Il prima e il dopo
Lara Conte
2025-01-01
Abstract
Come spesso accade per gli eventi che vanno incontro a veri e propri processi di mitizzazione, è difficile tratteggiare una storia lineare della rassegna Arte povera più azioni povere. Nel corso degli anni molteplici narrazioni si sono sedimentate attorno alla mostra e hanno dato vita a una trama fitta e discontinua di memorie orali che aprono nuove domande e costringono a ripercorrere fatti ed eventi da nuove angolazioni, tenendo in parte conto di storie e controstorie . Attorno ad Arte povera più azioni povere si scrive un capitolo cruciale del ’68 dell’arte in Italia e dei rapporti internazionali del nuovo scenario artistico processuale, ma anche delle strategie espositive e del rinnovamento delle pratiche e delle funzioni della critica nel nostro paese. Per la storia dell’Arte Povera la rassegna di Amalfi segna uno spartiacque: il prima e il dopo di un’avanguardia che, proprio in quello snodo, dilata gli orizzonti geografici per riscoprire ritualità, miti e memorie della propria identità antropologico-culturale e che riposiziona, in tale orizzonte, la propria visione radicale di modernità. Alla luce di queste considerazioni, il testo si propone di fornire una lettura di questa mostra che è diventata un evento di riferimento nella storia espositiva degli anni Sessanta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


