Una ricerca internazionale sul credito specializzato, promossa da AIBE, Assifact, Assilea e Assofin e affidata ad un gruppo di ricercatori coordinati dall’Università di RomaTre1 ha analizzato il contributo dei tre principali mercati del credito specializzato (credito al consumo, factoring e leasing) all’economia in Italia, Francia e Regno Unito. Il presente lavoro rivolge l’attenzione al mercato del factoring; utilizzando i risultati della ricerca si concentra sul contributo all’economia fornito dal factoring nei singoli paesi analizzati. Si tratta di un mercato importante, con posizioni consolidate nei sistemi finanziari e reali e con un significativo supporto all’economia reale. Il contributo all’economia è valutato a diversi livelli (secondo un approccio a "cerchi concentrici"): 1) il livello diretto è dato dagli effetti direttamente prodotti dagli operatori del mercato per i principali stakeholder (cd. contributo diretto), quali i dipendenti, i soggetti finanziati, la Pubblica Amministrazione e i soggetti finanziatori (creditori e azionisti); 2) il livello indotto è dato dagli effetti prodotti nell’economia, a loro volta, dagli stakeholder degli operatori del mercato (es. i lavoratori degli operatori del factoring a loro volta consumano, risparmiano, pagano tasse; i soggetti finanziati pongono in essere investimenti, pagano tasse e assumono personale, che a sua volta consuma, risparmia e paga le tasse, ecc), quindi “indirettamente” riconducibili al credito specializzato (cd. contributo indiretto o indotto). La considerazione congiunta dell’effetto diretto e di quello indotto permette quindi di stimare il contributo complessivo del factoring; 3) il livello dinamico è dato da una stima del valore aggiunto del factoring, approssimato al danno per l’economia qualora venisse meno il factoring (cd. contributo specifico). I risultati della ricerca evidenziano che il contributo all’economia del factoring è importante (ovunque), ad di là degli andamenti congiunturali. La stima del contributo porta a risultati, sia in valore assoluto che con riferimento al PIL, oggettivamente di rilievo, e segnala chiaramente un forte radicamento rispetto all’economia reale, in particolare con riferimento agli investimenti. Nel Regno Unito, si stima che il contributo specifico fornito dal settore all’economia sia pari a 31.7 miliardi di euro in termini di consumi, 0.5 miliardi di euro per i risparmi, 49.4 miliardi di euro (2.72% del PIL del 2008) per gli investimenti in capitale circolante e 27.1 miliardi di euro per il gettito fiscale. Il radicamento del factoring si intuisce valutando il profilo dinamico che, sia pure con ipotesi “forti”, segnala che il venir meno di questo mercato potrebbe creare un elemento di forte discontinuità nel sostegno finanziario dell’economia. Il presente lavoro costituisce un primo tentativo di stima del contributo del factoring all’economia. L’approccio potrà essere sicuramente perfezionato in futuro con la raccolta di dati ancora più dettagliati e con l’affinamento delle stime, che risultano peraltro assai prudenziali e comunque piuttosto significative, tanto da fornire una rappresentazione attuale ed efficace del contributo del factoring all’economia italiana.
Caratelli, M., Fiordelisi, F., Gigante, G., Mare, D., Ricci, O. (2011). "Il Ruolo del Factoring nell’Economia Italiana". FACT&NEWS, 1, 64-89.
"Il Ruolo del Factoring nell’Economia Italiana"
FIORDELISI, FRANCO;GIGANTE, GIMEDE;RICCI, Ornella
2011-01-01
Abstract
Una ricerca internazionale sul credito specializzato, promossa da AIBE, Assifact, Assilea e Assofin e affidata ad un gruppo di ricercatori coordinati dall’Università di RomaTre1 ha analizzato il contributo dei tre principali mercati del credito specializzato (credito al consumo, factoring e leasing) all’economia in Italia, Francia e Regno Unito. Il presente lavoro rivolge l’attenzione al mercato del factoring; utilizzando i risultati della ricerca si concentra sul contributo all’economia fornito dal factoring nei singoli paesi analizzati. Si tratta di un mercato importante, con posizioni consolidate nei sistemi finanziari e reali e con un significativo supporto all’economia reale. Il contributo all’economia è valutato a diversi livelli (secondo un approccio a "cerchi concentrici"): 1) il livello diretto è dato dagli effetti direttamente prodotti dagli operatori del mercato per i principali stakeholder (cd. contributo diretto), quali i dipendenti, i soggetti finanziati, la Pubblica Amministrazione e i soggetti finanziatori (creditori e azionisti); 2) il livello indotto è dato dagli effetti prodotti nell’economia, a loro volta, dagli stakeholder degli operatori del mercato (es. i lavoratori degli operatori del factoring a loro volta consumano, risparmiano, pagano tasse; i soggetti finanziati pongono in essere investimenti, pagano tasse e assumono personale, che a sua volta consuma, risparmia e paga le tasse, ecc), quindi “indirettamente” riconducibili al credito specializzato (cd. contributo indiretto o indotto). La considerazione congiunta dell’effetto diretto e di quello indotto permette quindi di stimare il contributo complessivo del factoring; 3) il livello dinamico è dato da una stima del valore aggiunto del factoring, approssimato al danno per l’economia qualora venisse meno il factoring (cd. contributo specifico). I risultati della ricerca evidenziano che il contributo all’economia del factoring è importante (ovunque), ad di là degli andamenti congiunturali. La stima del contributo porta a risultati, sia in valore assoluto che con riferimento al PIL, oggettivamente di rilievo, e segnala chiaramente un forte radicamento rispetto all’economia reale, in particolare con riferimento agli investimenti. Nel Regno Unito, si stima che il contributo specifico fornito dal settore all’economia sia pari a 31.7 miliardi di euro in termini di consumi, 0.5 miliardi di euro per i risparmi, 49.4 miliardi di euro (2.72% del PIL del 2008) per gli investimenti in capitale circolante e 27.1 miliardi di euro per il gettito fiscale. Il radicamento del factoring si intuisce valutando il profilo dinamico che, sia pure con ipotesi “forti”, segnala che il venir meno di questo mercato potrebbe creare un elemento di forte discontinuità nel sostegno finanziario dell’economia. Il presente lavoro costituisce un primo tentativo di stima del contributo del factoring all’economia. L’approccio potrà essere sicuramente perfezionato in futuro con la raccolta di dati ancora più dettagliati e con l’affinamento delle stime, che risultano peraltro assai prudenziali e comunque piuttosto significative, tanto da fornire una rappresentazione attuale ed efficace del contributo del factoring all’economia italiana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.