La scelta di una ragione culturale come fondamento di una scuola che si occupa di tutti supera l’orientamento di una ragione tecnico-strumentale, si muove nella direzione di chi sa che ha qualcosa da dire e ritiene di essere protagonista del più importante investimento che una comunità possa realizzare, a patto che gli stessi orientamenti socioculturali risolvano la loro ambiguità nel considerare deboli coloro che sono in possesso di un numero inferiore di strumenti e competenze. Per chiarire meglio, è preferibile superare la logica assistenziale per molteplici motivi: se proprio non si vuole accettare l’idea del principio e del diritto alle pari opportunità, della necessità di autonomia, indipendenza, competenze da parte dell’handicappato, ci si convinca almeno con il fatto che egli, come il meno dotato, ha (tranne che nei casi nei quali le sue attese di vita siano limitate) due genitori che non possono occuparsi di lui per l’ovvia ed inevitabile conclusione che ha ognuna delle nostre esistenze e che ciò si traduce per le istituzioni in un enorme dispendio di energie economiche per soddisfare almeno i suoi bisogni primari (cure dirette, impiego di più professionisti che se ne facciano carico, ecc.). E dalla stessa ambiguità deve uscire anche la scuola, proprio rispettando quanto viene detto da lunghi anni nella legge quadro di riordino dei cicli; perché questo possa accadere sarà necessario evitare la tendenza a convalidare nuove procedure e strategie attraverso le stesse ragioni che caratterizzavano quelle adottate in precedenza: ad esempio, sarà essenziale che un’idea così importante come quella dell’individualizzazione sia quanto meno caratterizzata - a livello metodologico, da un’osservazione che non si basi ancora ed esclusivamente sull’uso dell’intelligenza astrattiva e dell’intelligenza logica, ma che sappia cogliere l’equilibrio esistente fra intelligenza analitica, creativa e pratica; - a livello strategico, dalla consapevolezza del netto contrasto esistente fra efficacia della prestazione ed efficacia cognitiva; - a livello socio-psicopedagogico, dalla coerenza interna fra sé cognitivo, sé sociale e sé intellettuale.
Piccione, V.A. (2000). Cambiamenti e orientamenti. NUOVA PAIDEIA(1/2000), 48-55.
Cambiamenti e orientamenti
PICCIONE, Vincenzo Antonio
2000-01-01
Abstract
La scelta di una ragione culturale come fondamento di una scuola che si occupa di tutti supera l’orientamento di una ragione tecnico-strumentale, si muove nella direzione di chi sa che ha qualcosa da dire e ritiene di essere protagonista del più importante investimento che una comunità possa realizzare, a patto che gli stessi orientamenti socioculturali risolvano la loro ambiguità nel considerare deboli coloro che sono in possesso di un numero inferiore di strumenti e competenze. Per chiarire meglio, è preferibile superare la logica assistenziale per molteplici motivi: se proprio non si vuole accettare l’idea del principio e del diritto alle pari opportunità, della necessità di autonomia, indipendenza, competenze da parte dell’handicappato, ci si convinca almeno con il fatto che egli, come il meno dotato, ha (tranne che nei casi nei quali le sue attese di vita siano limitate) due genitori che non possono occuparsi di lui per l’ovvia ed inevitabile conclusione che ha ognuna delle nostre esistenze e che ciò si traduce per le istituzioni in un enorme dispendio di energie economiche per soddisfare almeno i suoi bisogni primari (cure dirette, impiego di più professionisti che se ne facciano carico, ecc.). E dalla stessa ambiguità deve uscire anche la scuola, proprio rispettando quanto viene detto da lunghi anni nella legge quadro di riordino dei cicli; perché questo possa accadere sarà necessario evitare la tendenza a convalidare nuove procedure e strategie attraverso le stesse ragioni che caratterizzavano quelle adottate in precedenza: ad esempio, sarà essenziale che un’idea così importante come quella dell’individualizzazione sia quanto meno caratterizzata - a livello metodologico, da un’osservazione che non si basi ancora ed esclusivamente sull’uso dell’intelligenza astrattiva e dell’intelligenza logica, ma che sappia cogliere l’equilibrio esistente fra intelligenza analitica, creativa e pratica; - a livello strategico, dalla consapevolezza del netto contrasto esistente fra efficacia della prestazione ed efficacia cognitiva; - a livello socio-psicopedagogico, dalla coerenza interna fra sé cognitivo, sé sociale e sé intellettuale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.