La cultura dell'inclusione, per essere/farsi tale, ha bisogno di diffondersi e di essere/farsi diffusa, di radicarsi e di essere radicata. Per tale ragione è particolarmente significativo (e forse opportuno, per non dire necessario) intraprendere percorsi di ricerca storica nell'ambito dell'educazione dei disabili, dei marginali, dei diversi (meglio sarebbe dire nell'ambito delle questioni inerenti le disabilità, le marginalità, le diversità, ecc...) per rintracciare i prodromi del pensiero e della cultura inclusiva. Assumendo tale prospettiva di studio è possibile individuare e perseguire alcuni itinerari di indagine e di riflessione. Un primo itinerario porta a ri-percorrere, recuperare e ri-scoprire le concezioni, gli studi e le azioni di figure che hanno influito sul pensiero pedagogico-speciale (in modo particolare) e segnato la via a quel processo che oggi, correttamente, definiamo dell'inclusione. Tra questi studiosi annoveriamo certamente i più noti: Itard, Séguin, Montessori, Bonfigli, Montesano, De Sanctis, De L'Epée, Decroly, Pendola, Braille, Romagnoli, Bollea, Zavalloni (Gatto, 1997; Crispiani, 1998; Canevaro & Gaudreau, 1998; Genovesi, 2000; Caldin, 2001; D'Alonzo, 2003; Gelati, 2004; Cimino & Lombardo, 2004; Goussot, 2005; Goussot, 2007; Pavone, 2010; Bocci, 2011; Mura, 2012); ma, anche, alcuni meno noti al grande pubblico (e a qualche addetto ai lavori): Verga, Tamburini, Morselli, Sergi, Ferrari, Pizzoli, Gonnelli-Cioni, Tarra, Milani Comparetti (Babini, 1996; Gandini, 1995; Pesci,1999; Pesci, 2002; d'Alonzo, 2008; Bocci, 2011). Un secondo percorso di studi è relativo alla ricostruzione delle fonti indirette che narrano le storie della cura/presa in carico dei disabili nella storia (Canevaro, Goussot, 2000; Cappellari, De Rosa, 2003). Una terza possibilità di approfondimento, infine, è rappresentata dalla riscoperta di alcune figure che non sono direttamente riconducibili ai temi e alle questioni della disabilità e al processo di integrazione/inclusione scolastica e sociale. In questo caso l'itinerario è più incerto, la strada da seguire meno battuta e segnata. Si tratta piuttosto di sentieri, che nella loro suggestività si offrono come occasioni per ampliare il raggio della nostra riflessione e, di conseguenza, implementano la gamma di alimenti che dà nutrimento alla cultura dell'inclusione. In questa sede ci occupiamo di quest'ultimo itinerario, scegliendo di rivolgere lo sguardo su Paul Robin, un pedagogista libertario francese vissuto tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima decade del Novecento. Abbiamo già avuto modo di occuparci di questa interessante figura di medico-educatore-pedagogista in due recenti contributi, il secondo dei quali scritto in occasione del centenario della sua morte (Bocci, 2012). Nello specifico del presente articolo – che, nelle intenzioni di chi scrive, si configura come la terza tappa di avvicinamento a un lavoro più esaustivo su Robin – ci soffermiamo su quegli aspetti che, nel pensiero e nell'opera dello studioso e uomo di azione francese, possono essere letti come temi anticipatori dell'attuale cultura dell'inclusione.
Bocci, F. (2013). I prodromi della cultura inclusiva nel pensiero pedagogico libertario di Paul Robin. Q-TIMES WEBMAGAZINE(2).
I prodromi della cultura inclusiva nel pensiero pedagogico libertario di Paul Robin
BOCCI, FABIO
2013-01-01
Abstract
La cultura dell'inclusione, per essere/farsi tale, ha bisogno di diffondersi e di essere/farsi diffusa, di radicarsi e di essere radicata. Per tale ragione è particolarmente significativo (e forse opportuno, per non dire necessario) intraprendere percorsi di ricerca storica nell'ambito dell'educazione dei disabili, dei marginali, dei diversi (meglio sarebbe dire nell'ambito delle questioni inerenti le disabilità, le marginalità, le diversità, ecc...) per rintracciare i prodromi del pensiero e della cultura inclusiva. Assumendo tale prospettiva di studio è possibile individuare e perseguire alcuni itinerari di indagine e di riflessione. Un primo itinerario porta a ri-percorrere, recuperare e ri-scoprire le concezioni, gli studi e le azioni di figure che hanno influito sul pensiero pedagogico-speciale (in modo particolare) e segnato la via a quel processo che oggi, correttamente, definiamo dell'inclusione. Tra questi studiosi annoveriamo certamente i più noti: Itard, Séguin, Montessori, Bonfigli, Montesano, De Sanctis, De L'Epée, Decroly, Pendola, Braille, Romagnoli, Bollea, Zavalloni (Gatto, 1997; Crispiani, 1998; Canevaro & Gaudreau, 1998; Genovesi, 2000; Caldin, 2001; D'Alonzo, 2003; Gelati, 2004; Cimino & Lombardo, 2004; Goussot, 2005; Goussot, 2007; Pavone, 2010; Bocci, 2011; Mura, 2012); ma, anche, alcuni meno noti al grande pubblico (e a qualche addetto ai lavori): Verga, Tamburini, Morselli, Sergi, Ferrari, Pizzoli, Gonnelli-Cioni, Tarra, Milani Comparetti (Babini, 1996; Gandini, 1995; Pesci,1999; Pesci, 2002; d'Alonzo, 2008; Bocci, 2011). Un secondo percorso di studi è relativo alla ricostruzione delle fonti indirette che narrano le storie della cura/presa in carico dei disabili nella storia (Canevaro, Goussot, 2000; Cappellari, De Rosa, 2003). Una terza possibilità di approfondimento, infine, è rappresentata dalla riscoperta di alcune figure che non sono direttamente riconducibili ai temi e alle questioni della disabilità e al processo di integrazione/inclusione scolastica e sociale. In questo caso l'itinerario è più incerto, la strada da seguire meno battuta e segnata. Si tratta piuttosto di sentieri, che nella loro suggestività si offrono come occasioni per ampliare il raggio della nostra riflessione e, di conseguenza, implementano la gamma di alimenti che dà nutrimento alla cultura dell'inclusione. In questa sede ci occupiamo di quest'ultimo itinerario, scegliendo di rivolgere lo sguardo su Paul Robin, un pedagogista libertario francese vissuto tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima decade del Novecento. Abbiamo già avuto modo di occuparci di questa interessante figura di medico-educatore-pedagogista in due recenti contributi, il secondo dei quali scritto in occasione del centenario della sua morte (Bocci, 2012). Nello specifico del presente articolo – che, nelle intenzioni di chi scrive, si configura come la terza tappa di avvicinamento a un lavoro più esaustivo su Robin – ci soffermiamo su quegli aspetti che, nel pensiero e nell'opera dello studioso e uomo di azione francese, possono essere letti come temi anticipatori dell'attuale cultura dell'inclusione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.