La formazione scientifica di Levi, col suo linguaggio chiaro e lontano“dal linguaggio del cuore”, la tensione morale dei suoi scritti, hanno offerto una combinazione unica di elementi psicologici, stilistici e formali nel dare corpo a una delle opere più significative di testimonianza che sia mai stata scritta sull’esperienza dei Lager. Per dare fondamento alla testimonianza, Primo Levi fa ricorso a un modello dantesco. Il suo attraversamento di un inferno reale è descritto attraverso una discesa dove l’internamento di Fossoli funge da limbo. Quando le parole di Dante non son in grado ad assolvere il compito, egli ricorre al linguaggio della Bibbia da cui fa sprigionare scintille. La lingua "marmorea" di Levi, la sua prosa asciutta e chiara, hanno una funzione allo stesso tempo etica e letteraria. Collocare Levi in una zona limite posta tra la letteratura vera e propria e l’attività di testimone, ha contribuito a occultare e rimuovere il problema della responsabilità degli scrittori di fronte ai problemi più inquietanti del nostro più recente passato. Per molti anni è sfuggito ai più che "Se questo è un uomo", è un testo letterario oltre che un trattato filosofico antropologico su un’esperienza estrema che l’autore non ha smesso di rivisitare. Sotto questo aspetto il concetto di zona grigia, che nell’ultima sua opera occupa uno spazio dilatato rispetto alla sua prima opera, ha per Levi un valore euristico che oltrepassa la descrizione del comportamento umano in situazioni limite. La zona grigia di Levi assume nell’ultima opera di Levi il significato di un potente strumento conoscitivo che in un duplice gioco di specchi collega la ricerca di Levi alla monumentale ricerca storica di Hilberg alle riflessioni della Arendt e agli esperimenti di Stanley Milgram sull’obbedienza all’autorità.
Meghnagi, D. (2012). “Le parole per dire”. Trauma e scrittura nell’opera di Primo Levi. RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, Luglio 2012(vol. CXXXVI. 2, 2012 39-62,), 39-62.
“Le parole per dire”. Trauma e scrittura nell’opera di Primo Levi.
MEGHNAGI, David
2012-01-01
Abstract
La formazione scientifica di Levi, col suo linguaggio chiaro e lontano“dal linguaggio del cuore”, la tensione morale dei suoi scritti, hanno offerto una combinazione unica di elementi psicologici, stilistici e formali nel dare corpo a una delle opere più significative di testimonianza che sia mai stata scritta sull’esperienza dei Lager. Per dare fondamento alla testimonianza, Primo Levi fa ricorso a un modello dantesco. Il suo attraversamento di un inferno reale è descritto attraverso una discesa dove l’internamento di Fossoli funge da limbo. Quando le parole di Dante non son in grado ad assolvere il compito, egli ricorre al linguaggio della Bibbia da cui fa sprigionare scintille. La lingua "marmorea" di Levi, la sua prosa asciutta e chiara, hanno una funzione allo stesso tempo etica e letteraria. Collocare Levi in una zona limite posta tra la letteratura vera e propria e l’attività di testimone, ha contribuito a occultare e rimuovere il problema della responsabilità degli scrittori di fronte ai problemi più inquietanti del nostro più recente passato. Per molti anni è sfuggito ai più che "Se questo è un uomo", è un testo letterario oltre che un trattato filosofico antropologico su un’esperienza estrema che l’autore non ha smesso di rivisitare. Sotto questo aspetto il concetto di zona grigia, che nell’ultima sua opera occupa uno spazio dilatato rispetto alla sua prima opera, ha per Levi un valore euristico che oltrepassa la descrizione del comportamento umano in situazioni limite. La zona grigia di Levi assume nell’ultima opera di Levi il significato di un potente strumento conoscitivo che in un duplice gioco di specchi collega la ricerca di Levi alla monumentale ricerca storica di Hilberg alle riflessioni della Arendt e agli esperimenti di Stanley Milgram sull’obbedienza all’autorità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.