Il saggio ricostruisce i termini della (ridotta) presenza che la tradizione italiana ha nel quadro della storia della sociologia e analizza le ragioni che hanno determinato il sostanziale misconoscimento di tale tradizione. Consultando la letteratura internazionale di settore, infatti, si rileva che: - il contributo della sociologia nazionale allo sviluppo della disciplina è scarsamente considerato e comunque viene di solito ricondotto alla specifica area d’interesse della sociologia politica, con le figure di Mosca e Pareto (a cui viene più o meno correttamente aggiunto talvolta anche Michels) valutate rilevanti nell’epoca di esordio della disciplina ma prive di una spinta propulsiva capace di consolidarsi in scuola di pensiero; - la maggior parte della manualistica storico-sociologica prodotta negli ultimi quattro decenni non annovera alcuna presenza italiana nel panorama disciplinare che prende corpo dopo gli anni ’20 del Novecento; - in alcune più datate pubblicazioni compaiono riferimenti ad autori e scuole di pensiero di cui nel tempo si è perso traccia tanto nella letteratura internazionale quanto in gran parte di quella nazionale. In ragione di ciò, appare dunque inevitabile che la stessa letteratura ritenga sostanzialmente irrilevante la presenza della tradizione nazionale sullo scenario disciplinare noto e condiviso, ovvero la riconosca in termini molto limitati e tutto sommato inadeguati per produrre effetti di iterazione significativi e scientificamente apprezzabili. Per confutare questa lettura riduttiva del contributo offerto dalla tradizione italiana allo sviluppo degli studi sociologici il testo propone la ricostruzione di alcuni ambiti nei quali il rilievo degli autori e delle correnti nazionali appaiono indiscutibili. In tale ottica l’analisi si sofferma su: a. l’immagine e la ricezione che della sociologia italiana vi sono stati nella cultura accademica statunitense tra il 1890 ed il 1940, e non soltanto con la veicolazione della riflessione paretiana ma anche con la diffusione delle opere di studiosi come Achille Loria e Corrado Gini b. il reale valore (spesso disconosciuto) rivestito da alcuni studiosi italiani come anticipatori di filoni di ricerca su cui molta fortuna hanno costruito la cultura francese a cavallo di Otto e Novecento ed i classici della sociologia d’oltralpe c. la prolungata presenza sullo scenario internazionale di una sociologia d’ispirazione cattolica che aveva in Italia alcuni dei suoi capisaldi teorici e dei referenti più noti e apprezzati e che ha conosciuto tra il 1920 ed il 1950 una importante diffusione. La conclusione a cui l’analisi conduce, comunque, è che la ridotta presenza della tradizione sociologica nazionale sullo scenario internazionale risulta solo apparentemente incomprensibile o paradossale. La considerazione del carattere di “rinascita senza fondamenti” che la sociologia ha conosciuto in Italia negli anni ’50, infatti, contribuisce non poco alla spiegazione di questo misconoscimento.

Burgalassi, M. (2005). La presenza (e le assenze) di studiosi italiani nelle storie della sociologia. SOCIOLOGIA(2), 3-12.

La presenza (e le assenze) di studiosi italiani nelle storie della sociologia

BURGALASSI, MARCO
2005-01-01

Abstract

Il saggio ricostruisce i termini della (ridotta) presenza che la tradizione italiana ha nel quadro della storia della sociologia e analizza le ragioni che hanno determinato il sostanziale misconoscimento di tale tradizione. Consultando la letteratura internazionale di settore, infatti, si rileva che: - il contributo della sociologia nazionale allo sviluppo della disciplina è scarsamente considerato e comunque viene di solito ricondotto alla specifica area d’interesse della sociologia politica, con le figure di Mosca e Pareto (a cui viene più o meno correttamente aggiunto talvolta anche Michels) valutate rilevanti nell’epoca di esordio della disciplina ma prive di una spinta propulsiva capace di consolidarsi in scuola di pensiero; - la maggior parte della manualistica storico-sociologica prodotta negli ultimi quattro decenni non annovera alcuna presenza italiana nel panorama disciplinare che prende corpo dopo gli anni ’20 del Novecento; - in alcune più datate pubblicazioni compaiono riferimenti ad autori e scuole di pensiero di cui nel tempo si è perso traccia tanto nella letteratura internazionale quanto in gran parte di quella nazionale. In ragione di ciò, appare dunque inevitabile che la stessa letteratura ritenga sostanzialmente irrilevante la presenza della tradizione nazionale sullo scenario disciplinare noto e condiviso, ovvero la riconosca in termini molto limitati e tutto sommato inadeguati per produrre effetti di iterazione significativi e scientificamente apprezzabili. Per confutare questa lettura riduttiva del contributo offerto dalla tradizione italiana allo sviluppo degli studi sociologici il testo propone la ricostruzione di alcuni ambiti nei quali il rilievo degli autori e delle correnti nazionali appaiono indiscutibili. In tale ottica l’analisi si sofferma su: a. l’immagine e la ricezione che della sociologia italiana vi sono stati nella cultura accademica statunitense tra il 1890 ed il 1940, e non soltanto con la veicolazione della riflessione paretiana ma anche con la diffusione delle opere di studiosi come Achille Loria e Corrado Gini b. il reale valore (spesso disconosciuto) rivestito da alcuni studiosi italiani come anticipatori di filoni di ricerca su cui molta fortuna hanno costruito la cultura francese a cavallo di Otto e Novecento ed i classici della sociologia d’oltralpe c. la prolungata presenza sullo scenario internazionale di una sociologia d’ispirazione cattolica che aveva in Italia alcuni dei suoi capisaldi teorici e dei referenti più noti e apprezzati e che ha conosciuto tra il 1920 ed il 1950 una importante diffusione. La conclusione a cui l’analisi conduce, comunque, è che la ridotta presenza della tradizione sociologica nazionale sullo scenario internazionale risulta solo apparentemente incomprensibile o paradossale. La considerazione del carattere di “rinascita senza fondamenti” che la sociologia ha conosciuto in Italia negli anni ’50, infatti, contribuisce non poco alla spiegazione di questo misconoscimento.
2005
Burgalassi, M. (2005). La presenza (e le assenze) di studiosi italiani nelle storie della sociologia. SOCIOLOGIA(2), 3-12.
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