L’opera di Burle Marx realizza un dualismo virtuoso tra due componenti: la forte pervasività della visione estetica e l’unisono con i tempi e i modi del mutarsi degli elementi naturali. Tutto, finanche il luogo, finanche il paesaggio e i suoi elementi concorrono al compimento di un’ossessione figurativa, come insieme di forme, colori, texture da comporre, trasporre, tatuare. Il suo connubio con Niemeyer, Reidy, Levi, Le Corbusier produce un risultato unico, per molti versi opposto a quanto avviene in Europa: il Movimento Moderno in Brasile non può rinunciare al giardino. Lo dimostrano gli oltre 500 progetti realizzati – giardini privati, spazi e parchi pubblici, giardini ministeriali, sistemazioni urbane – ove B.M. offre un’interpretazione inedita del progetto degli spazi aperti, con l’approccio simultaneo del botanico, dell’ecologo, del pittore e dell’architetto.

Metta, A. (2009). Roberto Burle Marx: la permanenza dell’instabilità e l’invenzione del paesaggio moderno. AR, 85, 36-41.

Roberto Burle Marx: la permanenza dell’instabilità e l’invenzione del paesaggio moderno

METTA, ANNALISA
2009-01-01

Abstract

L’opera di Burle Marx realizza un dualismo virtuoso tra due componenti: la forte pervasività della visione estetica e l’unisono con i tempi e i modi del mutarsi degli elementi naturali. Tutto, finanche il luogo, finanche il paesaggio e i suoi elementi concorrono al compimento di un’ossessione figurativa, come insieme di forme, colori, texture da comporre, trasporre, tatuare. Il suo connubio con Niemeyer, Reidy, Levi, Le Corbusier produce un risultato unico, per molti versi opposto a quanto avviene in Europa: il Movimento Moderno in Brasile non può rinunciare al giardino. Lo dimostrano gli oltre 500 progetti realizzati – giardini privati, spazi e parchi pubblici, giardini ministeriali, sistemazioni urbane – ove B.M. offre un’interpretazione inedita del progetto degli spazi aperti, con l’approccio simultaneo del botanico, dell’ecologo, del pittore e dell’architetto.
2009
Metta, A. (2009). Roberto Burle Marx: la permanenza dell’instabilità e l’invenzione del paesaggio moderno. AR, 85, 36-41.
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