The walls of some architectural complexes in the Vatican – richly decorated in the interiors and systematically naked on the outside – can be considered as a metaphor for the two different destinies of protected heritage: a–functional and immutable with regard to paintings, sculptures and displayed heritage; functional and in a perennial state of transformation in relation to architectural structures. The process of transformation is not neutral: from the end of the eighteenth century onwards, the spread of rationalist thought influenced construction, maintenance and restoration practices, and a building tradition that had never previously existed was invented. Functional sincerity and constructive regularity – especially in the use of brick-based materials – became requirements of beauty and within a few decades gave rise to a widespread abandonment of centuries-long practices of cladding surfaces that for the first time were not repeated. In the light of this evidence, this article studies in detail the surfaces of the Courtyard of the Belvedere, the Vatican Palace and the Museo Pio–Clementino.

Alcuni complessi architettonici del Vaticano, dalle pareti riccamente decorate negli interni e sistematicamente nude all’esterno, possono essere considerati una metafora dei due diversi destini del patrimonio protetto, a–funzionale e immutabile di pitture e sculture e del patrimonio esposto, funzionale e in perenne trasformazione delle strutture architettoniche. Il processo di trasformazione non è neutro: dalla fine del Settecento in poi, con il diffondersi del pensiero razionalista, influenza le pratiche costruttive, le manutenzioni e i restauri, e inventa una tradizione costruttiva mai esistita prima di allora. Sincerità funzionale e regolarità costruttiva – soprattutto del materiale laterizio – diventano requisiti di bellezza e determinano nel giro di pochi decenni un diffuso abbandono di pratiche secolari di rivestimento che per la prima volta non vengono ripetute. Alla luce di questa chiave interpretativa, nell’articolo si studiano in dettaglio le superfici del Cortile del Belvedere, della Biblioteca Sistina del Palazzo Vaticano e del Museo Pio–Clementino.

Pallottino, E. (2013). Vaticano: "incrostature di stucchi bianchi" o "superbe moli laterizie"?. BOLLETTINO-MONUMENTI, MUSEI E GALLERIE PONTIFICIE(XXXI - 2013), 231-252.

Vaticano: "incrostature di stucchi bianchi" o "superbe moli laterizie"?

PALLOTTINO, Elisabetta
2013-01-01

Abstract

The walls of some architectural complexes in the Vatican – richly decorated in the interiors and systematically naked on the outside – can be considered as a metaphor for the two different destinies of protected heritage: a–functional and immutable with regard to paintings, sculptures and displayed heritage; functional and in a perennial state of transformation in relation to architectural structures. The process of transformation is not neutral: from the end of the eighteenth century onwards, the spread of rationalist thought influenced construction, maintenance and restoration practices, and a building tradition that had never previously existed was invented. Functional sincerity and constructive regularity – especially in the use of brick-based materials – became requirements of beauty and within a few decades gave rise to a widespread abandonment of centuries-long practices of cladding surfaces that for the first time were not repeated. In the light of this evidence, this article studies in detail the surfaces of the Courtyard of the Belvedere, the Vatican Palace and the Museo Pio–Clementino.
2013
Alcuni complessi architettonici del Vaticano, dalle pareti riccamente decorate negli interni e sistematicamente nude all’esterno, possono essere considerati una metafora dei due diversi destini del patrimonio protetto, a–funzionale e immutabile di pitture e sculture e del patrimonio esposto, funzionale e in perenne trasformazione delle strutture architettoniche. Il processo di trasformazione non è neutro: dalla fine del Settecento in poi, con il diffondersi del pensiero razionalista, influenza le pratiche costruttive, le manutenzioni e i restauri, e inventa una tradizione costruttiva mai esistita prima di allora. Sincerità funzionale e regolarità costruttiva – soprattutto del materiale laterizio – diventano requisiti di bellezza e determinano nel giro di pochi decenni un diffuso abbandono di pratiche secolari di rivestimento che per la prima volta non vengono ripetute. Alla luce di questa chiave interpretativa, nell’articolo si studiano in dettaglio le superfici del Cortile del Belvedere, della Biblioteca Sistina del Palazzo Vaticano e del Museo Pio–Clementino.
Pallottino, E. (2013). Vaticano: "incrostature di stucchi bianchi" o "superbe moli laterizie"?. BOLLETTINO-MONUMENTI, MUSEI E GALLERIE PONTIFICIE(XXXI - 2013), 231-252.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/135042
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