The essay offers a reflection on the geographical and political border between the Kingdom of Naples and the State of the Church, in Abruzzo, not only as a crossed barrier and chance to escape, but like a place of impunity. A border where practiced smuggling and that could become tool of social redemption thanks to forced confinement. The idea is based on documents and historical maps of the sixteenth century.

Il saggio vuole proporre una riflessione sul tema del confine inteso non come barriera invalicabile oppure possibilità di fuga, ma quasi esso stesso come luogo di impunità. È il caso della situazione determinatasi, per ragioni storiche e geografiche, sul confine abruzzese fra il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa così come emerge dalla documentazione d’archivio e cartografica relativa agli ultimi decenni del Seicento, incentrata sul fenomeno del banditismo. Un confine geograficamente variegato – dalle cime dell’Appennino alla pianura costiera – che per questo offriva diverse soluzioni agli uomini ricercati dalla legge. L’area montuosa poteva rappresentare luogo sicuro dove rifugiarsi, contando su appoggi ed aiuto, in casi più estremi il confine diveniva una facile via di evasione perché rappresentava per i banditi abruzzesi un ambiente ben conosciuto. La frontiera era inoltre un’alternativa economica, perché il passaggio da uno stato all’altro permetteva di portare avanti lucrose attività di contrabbando. Il confine, o il confino, poteva divenire addirittura mezzo di riscatto sociale, perché i banditi indultati venivano inviati all’“estero” (es. la Repubblica di Venezia) a combattere per un tempo assai inferiore alla pene a cui scampavano nel Viceregno.

D'Ascenzo, A. (2011). Dalle montagne al mare. Il confine come rifugio, via di fuga, alternativa economica e riscatto sociale. BOLLETTINO DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA DI CARTOGRAFIA, XLVII(139), 135-148.

Dalle montagne al mare. Il confine come rifugio, via di fuga, alternativa economica e riscatto sociale

D'ASCENZO, ANNALISA
Investigation
2011-01-01

Abstract

The essay offers a reflection on the geographical and political border between the Kingdom of Naples and the State of the Church, in Abruzzo, not only as a crossed barrier and chance to escape, but like a place of impunity. A border where practiced smuggling and that could become tool of social redemption thanks to forced confinement. The idea is based on documents and historical maps of the sixteenth century.
2011
Il saggio vuole proporre una riflessione sul tema del confine inteso non come barriera invalicabile oppure possibilità di fuga, ma quasi esso stesso come luogo di impunità. È il caso della situazione determinatasi, per ragioni storiche e geografiche, sul confine abruzzese fra il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa così come emerge dalla documentazione d’archivio e cartografica relativa agli ultimi decenni del Seicento, incentrata sul fenomeno del banditismo. Un confine geograficamente variegato – dalle cime dell’Appennino alla pianura costiera – che per questo offriva diverse soluzioni agli uomini ricercati dalla legge. L’area montuosa poteva rappresentare luogo sicuro dove rifugiarsi, contando su appoggi ed aiuto, in casi più estremi il confine diveniva una facile via di evasione perché rappresentava per i banditi abruzzesi un ambiente ben conosciuto. La frontiera era inoltre un’alternativa economica, perché il passaggio da uno stato all’altro permetteva di portare avanti lucrose attività di contrabbando. Il confine, o il confino, poteva divenire addirittura mezzo di riscatto sociale, perché i banditi indultati venivano inviati all’“estero” (es. la Repubblica di Venezia) a combattere per un tempo assai inferiore alla pene a cui scampavano nel Viceregno.
D'Ascenzo, A. (2011). Dalle montagne al mare. Il confine come rifugio, via di fuga, alternativa economica e riscatto sociale. BOLLETTINO DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA DI CARTOGRAFIA, XLVII(139), 135-148.
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