Il contributo si propone di riflettere sul tema del riconoscimento dell’apprendimento non formale e informale nell’ambito dell’educazione degli adulti, in particolare nell’area della formazione superiore. La prospettiva della formazione lungo tutto il corso della vita pone l’educazione degli adulti dinanzi ad una sfida che rappresenta anche la possibilità di operare una rivoluzione copernicana, i cui effetti coinvolgono tutti i sistemi di istruzione e formazione. Nella ormai ampia e pluridisciplinare letteratura sulla direzione del cambiamento che dovrebbe essere assunta dalle “politiche” a guida dei sistemi sociali e organizzativi, nella pluralità degli ambiti e dei livelli di pertinenza, un posto centrale occupa l’apprendimento. Un concetto la cui portata globale e rivoluzionaria si chiarisce se collocata nella prospettiva dell’apprendimento permanente (lifelong learning). Nel corso degli ultimi anni in Italia, e ancor prima in ambito internazionale, si è assistito ad un capovolgimento di paradigma nell’area dell’educazione degli adulti e della formazione in generale: il nuovo scenario che si è andato delineando rimanda alla potenzialità individuale, di donne e uomini, di continuare ad apprendere e a formarsi lungo tutto il corso della vita, sulla base di progetti di natura personale, sociale, culturale, civica. Il lifelong learning viene così a definire un orizzonte di senso, una politica, una teoria, un metodo. È richiamato qui un paradigma culturale che intende l’apprendimento e la formazione quali “mezzi e fini” del cambiamento per elevare i livelli di civiltà e di democrazia, e quali leve generative per l’espansione delle potenzialità e delle libertà individuali e per la qualità dello sviluppo dei sistemi sociali. Per la formazione si pone dunque il problema, in modo del tutto inedito, relativo a come essa possa agire per trasformare le esperienze degli individui, nei diversi contesti e tempi di vita e di lavoro, in acquisizioni ed apprendimenti consapevoli, riflessivi, proattivi, a partire dal riconoscimento dei percorsi biografici dei soggetti in termini di conoscenze e competenze apprese nei contesti di vita e di lavoro.
DI RIENZO, P. (2010). Educazione degli adulti e riconoscimento dell’apprendimento esperienziale. In Di Rienzo P (a cura di), Il riconoscimento e la validazione degli apprendimenti non formali e informali nell’università (pp. 13-24). ROMA : Anicia.
Educazione degli adulti e riconoscimento dell’apprendimento esperienziale
DI RIENZO, Paolo
2010-01-01
Abstract
Il contributo si propone di riflettere sul tema del riconoscimento dell’apprendimento non formale e informale nell’ambito dell’educazione degli adulti, in particolare nell’area della formazione superiore. La prospettiva della formazione lungo tutto il corso della vita pone l’educazione degli adulti dinanzi ad una sfida che rappresenta anche la possibilità di operare una rivoluzione copernicana, i cui effetti coinvolgono tutti i sistemi di istruzione e formazione. Nella ormai ampia e pluridisciplinare letteratura sulla direzione del cambiamento che dovrebbe essere assunta dalle “politiche” a guida dei sistemi sociali e organizzativi, nella pluralità degli ambiti e dei livelli di pertinenza, un posto centrale occupa l’apprendimento. Un concetto la cui portata globale e rivoluzionaria si chiarisce se collocata nella prospettiva dell’apprendimento permanente (lifelong learning). Nel corso degli ultimi anni in Italia, e ancor prima in ambito internazionale, si è assistito ad un capovolgimento di paradigma nell’area dell’educazione degli adulti e della formazione in generale: il nuovo scenario che si è andato delineando rimanda alla potenzialità individuale, di donne e uomini, di continuare ad apprendere e a formarsi lungo tutto il corso della vita, sulla base di progetti di natura personale, sociale, culturale, civica. Il lifelong learning viene così a definire un orizzonte di senso, una politica, una teoria, un metodo. È richiamato qui un paradigma culturale che intende l’apprendimento e la formazione quali “mezzi e fini” del cambiamento per elevare i livelli di civiltà e di democrazia, e quali leve generative per l’espansione delle potenzialità e delle libertà individuali e per la qualità dello sviluppo dei sistemi sociali. Per la formazione si pone dunque il problema, in modo del tutto inedito, relativo a come essa possa agire per trasformare le esperienze degli individui, nei diversi contesti e tempi di vita e di lavoro, in acquisizioni ed apprendimenti consapevoli, riflessivi, proattivi, a partire dal riconoscimento dei percorsi biografici dei soggetti in termini di conoscenze e competenze apprese nei contesti di vita e di lavoro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.