La mobilità urbana, così come oggi strutturata, significa soprattutto traffico veicolare privato; il suo costante aumento e la sua invasività hanno peggiorato la vivibilità dell’ambiente urbano e stanno distruggendo sempre di più la vera essenza della città. La maggior parte dei Paesi Europei hanno adottato programmi nazionali per aumentare la sicurezza stradale urbana, finanziato studi, campagne ed implementazioni tesi a promuovere la mobilità pedonale e ciclabile, incidendo sulla struttura del sistema della mobilità: componenti e velocità, pesi e gerarchie, e impiegando misure di moderazione del traffico. In Italia, dove queste tematiche non sono ancora radicate, si ricorre soprattutto alla tradizionale “pedonalizzazione”. Negli anni, la scelta di realizzare “isole pedonali” solo nelle zone più antiche e più prestigiose delle città ha creato un nuovo tipo di zonizzazione, snaturando così il carattere continuo della città e accentuando la cesura tra le parti più vecchie e le più nuove. Il concetto di “Isola Ambientale” (previsto dai Piani Urbani del Traffico), che ha origine da quello di “area ambientale” (Buchanan,1963), riconsiderato più volte fino a dar luogo alle “Zone 30 km/h” ora diffuse in tutta Europa, è caratterizzato da un’accezione nuova: “recupero della vivibilità degli spazi urbani”, che permette di interpretarla come una possibilità di riqualificazione delle aree urbane residenziali oltre che di riorganizzazione della mobilità veicolare. La progettazione di un’Isola Ambientale porta ad individuare un micro ambiente urbano che, grazie alla presenza di servizi, attrezzature, aspetti paesaggistici ed architettonici, può soddisfare le esigenze della vita quotidiana degli abitanti. I molteplici aspetti da affrontare portano a considerare un processo di progettazione integrata che organizza e modella, in modo innovativo ed interattivo, reti pedonali continue e assi veicolari, con lo scopo di migliorarne le prestazioni per i pedoni. In tale processo progettuale la ricercata qualità urbana va considerata due diversi punti di vista: quello della società, con le sue aspettative e abitudini, e quello dell’ambiente urbano, con la sua strutturazione e le sue proposizioni; essa viene quindi intesa come la capacità che la configurazione dell’ambiente ha di soddisfare, in termini quantitativi e qualitativi, le esigenze complessive, materiali ed immateriali, dell’utenza, offrendole le prestazioni richieste. Le soluzioni tecniche, scelte e studiate in relazione alla situazione locale ed al sistema che devono costituire e basate sul concetto di moderazione del traffico e della velocità, sono varie e spaziano dalla rigida separazione dei flussi alla loro coesistenza. Nelle Zone 30, l’impressione trasmessa dalla strada è per i guidatori un indicatore della velocità accettabile, quindi il disegno della strada va calibrato in funzione della velocità desiderata. Per progettare strade "autoesplicative", vanno utilizzati tutti gli elementi disponibili: caratteristiche geometriche, tecniche costruttive e materiali; colori, illuminazione e vegetazione; sistemazione ambientale, attrezzature e segnaletica atti a comunicare chiaramente agli utenti il tipo di zona e la funzione della strada così che essi adottino il comportamento più appropriato.
Martincigh, L. (2004). "Mobilità sostenibile, le strade a diversa velocità". IL PROGETTO SOSTENIBILE, 3, 4-11.
"Mobilità sostenibile, le strade a diversa velocità"
MARTINCIGH, Lucia
2004-01-01
Abstract
La mobilità urbana, così come oggi strutturata, significa soprattutto traffico veicolare privato; il suo costante aumento e la sua invasività hanno peggiorato la vivibilità dell’ambiente urbano e stanno distruggendo sempre di più la vera essenza della città. La maggior parte dei Paesi Europei hanno adottato programmi nazionali per aumentare la sicurezza stradale urbana, finanziato studi, campagne ed implementazioni tesi a promuovere la mobilità pedonale e ciclabile, incidendo sulla struttura del sistema della mobilità: componenti e velocità, pesi e gerarchie, e impiegando misure di moderazione del traffico. In Italia, dove queste tematiche non sono ancora radicate, si ricorre soprattutto alla tradizionale “pedonalizzazione”. Negli anni, la scelta di realizzare “isole pedonali” solo nelle zone più antiche e più prestigiose delle città ha creato un nuovo tipo di zonizzazione, snaturando così il carattere continuo della città e accentuando la cesura tra le parti più vecchie e le più nuove. Il concetto di “Isola Ambientale” (previsto dai Piani Urbani del Traffico), che ha origine da quello di “area ambientale” (Buchanan,1963), riconsiderato più volte fino a dar luogo alle “Zone 30 km/h” ora diffuse in tutta Europa, è caratterizzato da un’accezione nuova: “recupero della vivibilità degli spazi urbani”, che permette di interpretarla come una possibilità di riqualificazione delle aree urbane residenziali oltre che di riorganizzazione della mobilità veicolare. La progettazione di un’Isola Ambientale porta ad individuare un micro ambiente urbano che, grazie alla presenza di servizi, attrezzature, aspetti paesaggistici ed architettonici, può soddisfare le esigenze della vita quotidiana degli abitanti. I molteplici aspetti da affrontare portano a considerare un processo di progettazione integrata che organizza e modella, in modo innovativo ed interattivo, reti pedonali continue e assi veicolari, con lo scopo di migliorarne le prestazioni per i pedoni. In tale processo progettuale la ricercata qualità urbana va considerata due diversi punti di vista: quello della società, con le sue aspettative e abitudini, e quello dell’ambiente urbano, con la sua strutturazione e le sue proposizioni; essa viene quindi intesa come la capacità che la configurazione dell’ambiente ha di soddisfare, in termini quantitativi e qualitativi, le esigenze complessive, materiali ed immateriali, dell’utenza, offrendole le prestazioni richieste. Le soluzioni tecniche, scelte e studiate in relazione alla situazione locale ed al sistema che devono costituire e basate sul concetto di moderazione del traffico e della velocità, sono varie e spaziano dalla rigida separazione dei flussi alla loro coesistenza. Nelle Zone 30, l’impressione trasmessa dalla strada è per i guidatori un indicatore della velocità accettabile, quindi il disegno della strada va calibrato in funzione della velocità desiderata. Per progettare strade "autoesplicative", vanno utilizzati tutti gli elementi disponibili: caratteristiche geometriche, tecniche costruttive e materiali; colori, illuminazione e vegetazione; sistemazione ambientale, attrezzature e segnaletica atti a comunicare chiaramente agli utenti il tipo di zona e la funzione della strada così che essi adottino il comportamento più appropriato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.