In 1943 Stalin carried out a change in religious policy. He allowed the election of the Patriarch and granted some spaces of action to the Church. He was motivated by the possible imperial expansion and by the new geopolitical perspectives opening by the after-the-war time. In the new system of Church and State relationships the pivot was a new body established by Stalin, named The Council for the Russian Orthodox Church Affairs in charge of the relationship between the government and the patriarch. Divisions within the Church and weakening of its leaders were no more the main goal of the Soviet power. On the contrary they fostered a process to centralize Church structures on the patriarch and the bishops. The Council of the Russian Church gathered at the end of January 1945 and elected the new patriarch Aleksij after Sergij’s death. It took place in the presence of three patriarchs and representatives of other Orthodox Churches, it was a “triumph of Orthodoxy” in the capital city of communism. From 1943 onwards in the climate of a religious revival the Church accepted the challenge of cooperation with the Soviet Regime in the new framework of relationships with the Church as engineered by Stalin. That was not an easy game to play. But what the options?

Nel 1943 Stalin operò una svolta nella politica religiosa. Permise alla Chiesa di eleggere un patriarca e le concesse alcuni spazi di azione. A spingerlo in questo senso erano le prospettive di espansione imperiale e gli orizzonti geopolitici che si aprivano per il dopoguerra. Il perno del nuovo sistema di relazioni tra Chiesa e Stato era il rapporto tra il governo e il patriarca tramite un nuovo organismo istituito da Stalin, il Consiglio per gli affari della Chiesa ortodossa russa. Non erano più le divisioni all’interno della Chiesa e l’indebolimento dei vertici ecclesiastici a essere l’obiettivo prioritario del potere sovietico; si favoriva invece un processo di centralizzazione delle strutture ecclesiastiche attorno al patriarca e all’episcopato. Il concilio della Chiesa russa che si riunì alla fine di gennaio 1945, per eleggere il nuovo patriarca Aleksij, dopo la morte di Sergij, si svolse alla presenza di tre patriarchi e di rappresentanti delle altre Chiese ortodosse: fu un “trionfo dell’ortodossia” nella capitale del comunismo. Sullo sfondo di un risveglio religioso, la Chiesa, a partire dal 1943, accettò di misurarsi con la sfida della collaborazione con il regime sovietico nel nuovo quadro delle relazioni con lo Stato architettato da Stalin. Era una partita non facile da giocare. Ma quali le alternative?

Roccucci, A. (2010). Le tournant de la politique religieuse de Stalin. Pouvoir soviétique et Église orthodoxe de 1943 à 1945. CAHIERS DU MONDE RUSSE, 50(4), 671-698.

Le tournant de la politique religieuse de Stalin. Pouvoir soviétique et Église orthodoxe de 1943 à 1945

ROCCUCCI, ADRIANO
2010-01-01

Abstract

In 1943 Stalin carried out a change in religious policy. He allowed the election of the Patriarch and granted some spaces of action to the Church. He was motivated by the possible imperial expansion and by the new geopolitical perspectives opening by the after-the-war time. In the new system of Church and State relationships the pivot was a new body established by Stalin, named The Council for the Russian Orthodox Church Affairs in charge of the relationship between the government and the patriarch. Divisions within the Church and weakening of its leaders were no more the main goal of the Soviet power. On the contrary they fostered a process to centralize Church structures on the patriarch and the bishops. The Council of the Russian Church gathered at the end of January 1945 and elected the new patriarch Aleksij after Sergij’s death. It took place in the presence of three patriarchs and representatives of other Orthodox Churches, it was a “triumph of Orthodoxy” in the capital city of communism. From 1943 onwards in the climate of a religious revival the Church accepted the challenge of cooperation with the Soviet Regime in the new framework of relationships with the Church as engineered by Stalin. That was not an easy game to play. But what the options?
2010
Nel 1943 Stalin operò una svolta nella politica religiosa. Permise alla Chiesa di eleggere un patriarca e le concesse alcuni spazi di azione. A spingerlo in questo senso erano le prospettive di espansione imperiale e gli orizzonti geopolitici che si aprivano per il dopoguerra. Il perno del nuovo sistema di relazioni tra Chiesa e Stato era il rapporto tra il governo e il patriarca tramite un nuovo organismo istituito da Stalin, il Consiglio per gli affari della Chiesa ortodossa russa. Non erano più le divisioni all’interno della Chiesa e l’indebolimento dei vertici ecclesiastici a essere l’obiettivo prioritario del potere sovietico; si favoriva invece un processo di centralizzazione delle strutture ecclesiastiche attorno al patriarca e all’episcopato. Il concilio della Chiesa russa che si riunì alla fine di gennaio 1945, per eleggere il nuovo patriarca Aleksij, dopo la morte di Sergij, si svolse alla presenza di tre patriarchi e di rappresentanti delle altre Chiese ortodosse: fu un “trionfo dell’ortodossia” nella capitale del comunismo. Sullo sfondo di un risveglio religioso, la Chiesa, a partire dal 1943, accettò di misurarsi con la sfida della collaborazione con il regime sovietico nel nuovo quadro delle relazioni con lo Stato architettato da Stalin. Era una partita non facile da giocare. Ma quali le alternative?
Roccucci, A. (2010). Le tournant de la politique religieuse de Stalin. Pouvoir soviétique et Église orthodoxe de 1943 à 1945. CAHIERS DU MONDE RUSSE, 50(4), 671-698.
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