La temperatura e lo stato di benessere generale della comunicazione in aula dipendono chiaramente da fattori diversi che si richiamano, per livelli di qualità e quantità, almeno a tre grandi ambiti: per semplificare, una patologia della comunicazione può essere considerata nei suoi differenti aspetti sulla base di una tradizionale distinzione che individua le sfere della relazioni del docente con se stesso, con i suoi allievi, con il mondo; ciò è possibile, tuttavia, finché si accetti di pensare anche, all’interno di ognuna di quelle tre sfere, ad una rilevazione delle diverse esigenze che il rapporto comunicativo rischia di deludere, e cioè ad una di tipo esperienziale (relazioni insoddisfacenti incidono sia nella quotidianità che a distanza di tempo sulla salute fisica e mentale), ad una di tipo individuale (siamo consapevoli e riconosciamo a noi stessi una nostra identità sulla base di tutti i messaggi e di tutte le indicazioni che noi stessi e chi riteniamo per noi importante esprimiamo), ad una di tipo professionale (siamo interessati e spinti a confronti con noi stessi e con tutti gli interlocutori istituzionali a seconda della qualità e del livello della relazione complessiva), ad una di tipo sociale (che impegna quanto meno il senso di appartenenza ed il coinvolgimento affettivo ed emotivo), ad una di tipo strumentale (concernente le situazioni formali ed informali del richiedere o del rispondere ad informazioni specifiche). A queste prime variabili devono esserne accompagnate altre che fanno riferimento allo stato psicofisico di stress e alle sue implicazioni.

Piccione, V.A. (1999). Quando la comunicazione in aula si ammala. NUOVA PAIDEIA(4/99), 15-24.

Quando la comunicazione in aula si ammala

PICCIONE, Vincenzo Antonio
1999-01-01

Abstract

La temperatura e lo stato di benessere generale della comunicazione in aula dipendono chiaramente da fattori diversi che si richiamano, per livelli di qualità e quantità, almeno a tre grandi ambiti: per semplificare, una patologia della comunicazione può essere considerata nei suoi differenti aspetti sulla base di una tradizionale distinzione che individua le sfere della relazioni del docente con se stesso, con i suoi allievi, con il mondo; ciò è possibile, tuttavia, finché si accetti di pensare anche, all’interno di ognuna di quelle tre sfere, ad una rilevazione delle diverse esigenze che il rapporto comunicativo rischia di deludere, e cioè ad una di tipo esperienziale (relazioni insoddisfacenti incidono sia nella quotidianità che a distanza di tempo sulla salute fisica e mentale), ad una di tipo individuale (siamo consapevoli e riconosciamo a noi stessi una nostra identità sulla base di tutti i messaggi e di tutte le indicazioni che noi stessi e chi riteniamo per noi importante esprimiamo), ad una di tipo professionale (siamo interessati e spinti a confronti con noi stessi e con tutti gli interlocutori istituzionali a seconda della qualità e del livello della relazione complessiva), ad una di tipo sociale (che impegna quanto meno il senso di appartenenza ed il coinvolgimento affettivo ed emotivo), ad una di tipo strumentale (concernente le situazioni formali ed informali del richiedere o del rispondere ad informazioni specifiche). A queste prime variabili devono esserne accompagnate altre che fanno riferimento allo stato psicofisico di stress e alle sue implicazioni.
1999
Piccione, V.A. (1999). Quando la comunicazione in aula si ammala. NUOVA PAIDEIA(4/99), 15-24.
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