Negli anni Cinquanta il linguaggio formale della palazzina passa da una razionale semplicità a proposte di forme irregolari o sghembe; si può dire che, in qualche misura, l’architettura organica superi il razionalismo. Come esempi della tendenza organicista, oltre alla palazzina di Zevi in via Pisanelli, ci sono quelle di Luigi Pellegrin, che di palazzine ne costruisce addirittura sei o sette ma che eliminerà dal suo curriculum nonostante alcune costituiscano dei veri e propri gioielli di architettura organica. Luigi Pellegrin lavora sull'involucro scava nella volumetria, fa aggettare le strutture e presta grande attenzione ai dettagli. In tal modo i suoi progetti sono riconoscibili per la dinamicità delle facciate, per l'articolazione dei volumi, per gli accessi seminascosti, per le finestre particolarmente ritagliate e sottolineate, per l'attenzione ai particolari e per la forte caratterizzazione degli interni. Di grande rilievo, infatti, è la qualità della progettazione degli interni (anche di edifici non suoi), spazi spesso “svuotati” completamente e risolti con pareti attrezzate in legno. Le ricerche di Luigi Pellegrin dopo queste esperienze verteranno sempre più verso l’habitat alla grande scala e lo porteranno lontano dalla realizzazione di piccoli edifici o oggetti di design ed è un vero peccato perché, a mio avviso, aveva un talento speciale.
Grutter, G. (2014). Le “palazzine minori” di Luigi Pellegrin. TICONZERO NEWS, 39.
Le “palazzine minori” di Luigi Pellegrin
GRUTTER, Gisella
2014-01-01
Abstract
Negli anni Cinquanta il linguaggio formale della palazzina passa da una razionale semplicità a proposte di forme irregolari o sghembe; si può dire che, in qualche misura, l’architettura organica superi il razionalismo. Come esempi della tendenza organicista, oltre alla palazzina di Zevi in via Pisanelli, ci sono quelle di Luigi Pellegrin, che di palazzine ne costruisce addirittura sei o sette ma che eliminerà dal suo curriculum nonostante alcune costituiscano dei veri e propri gioielli di architettura organica. Luigi Pellegrin lavora sull'involucro scava nella volumetria, fa aggettare le strutture e presta grande attenzione ai dettagli. In tal modo i suoi progetti sono riconoscibili per la dinamicità delle facciate, per l'articolazione dei volumi, per gli accessi seminascosti, per le finestre particolarmente ritagliate e sottolineate, per l'attenzione ai particolari e per la forte caratterizzazione degli interni. Di grande rilievo, infatti, è la qualità della progettazione degli interni (anche di edifici non suoi), spazi spesso “svuotati” completamente e risolti con pareti attrezzate in legno. Le ricerche di Luigi Pellegrin dopo queste esperienze verteranno sempre più verso l’habitat alla grande scala e lo porteranno lontano dalla realizzazione di piccoli edifici o oggetti di design ed è un vero peccato perché, a mio avviso, aveva un talento speciale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.