Ciò che si interroga n questo saggio è il conflitto di paradigmi conoscitivi che si manifesta, quale effetto della nuova scienza, in età early modern, e la frattura che si determina in un mondo ancora dominato da una visione organica della conoscenza. “Quale la retorica o la nuova retorica attraverso cui l’individuo, che come Shakespeare, vive sulla faglia di questa frattura epistemica, si ri-concepisce e si ricolloca nel mondo?” Partendo dalla centralità assunta dallo sguardo e dal paradigma dell’osservazione rispetto a quello tradizionale e aprioristico della lettura, il saggio cerca di dar risposta a questi quesiti, occupandosi in particolare della modalità teatralmente ostensiva e interrogativa della scienza anatomica in Europa, e delle relazioni che essa intrattiene con “l’esperimento conoscitivo che il teatro, e il teatro shakespeariano in particolare, offre tutti i giorni al pubblico elisabettiano su quel crinale temporale così straordinario per la storia della cultura inglese che si pone fra fine 500 e inizio 600”. Hamlet, The Rape of Lucrece, King Lear: questi, ma non solo, gli esempi attraverso cui si propone una lettura del macrotesto shakespeariano come esperimento che “affonda nella stessa episteme che produce il teatro anatomico”.
DEL SAPIO, M. (2011). Potenziamenti dello sguardo e ri-scritture dell’umano nell’età di Shakespeare. TESTI E LINGUAGGI(5), 41-57.
Potenziamenti dello sguardo e ri-scritture dell’umano nell’età di Shakespeare
DEL SAPIO, Maria
2011-01-01
Abstract
Ciò che si interroga n questo saggio è il conflitto di paradigmi conoscitivi che si manifesta, quale effetto della nuova scienza, in età early modern, e la frattura che si determina in un mondo ancora dominato da una visione organica della conoscenza. “Quale la retorica o la nuova retorica attraverso cui l’individuo, che come Shakespeare, vive sulla faglia di questa frattura epistemica, si ri-concepisce e si ricolloca nel mondo?” Partendo dalla centralità assunta dallo sguardo e dal paradigma dell’osservazione rispetto a quello tradizionale e aprioristico della lettura, il saggio cerca di dar risposta a questi quesiti, occupandosi in particolare della modalità teatralmente ostensiva e interrogativa della scienza anatomica in Europa, e delle relazioni che essa intrattiene con “l’esperimento conoscitivo che il teatro, e il teatro shakespeariano in particolare, offre tutti i giorni al pubblico elisabettiano su quel crinale temporale così straordinario per la storia della cultura inglese che si pone fra fine 500 e inizio 600”. Hamlet, The Rape of Lucrece, King Lear: questi, ma non solo, gli esempi attraverso cui si propone una lettura del macrotesto shakespeariano come esperimento che “affonda nella stessa episteme che produce il teatro anatomico”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.