Come quelle proposte da chi mi ha preceduto negli anni passati, anche le mie note introduttive all’edizione 2008 dell’Almanacco di Casabella si fondano sull’assunto che gli esempi selezionati siano un campione significativo dell’architettura italiana, vale a dire un campione in grado di indicare attendibilmente una tendenza dell’architettura italiana nel panorama nazionale ed internazionale. Più alla radice però, intendo mettere in evidenza come nel più generale universo dei materiali che nel 2008 hanno trasformato il territorio italiano, questo nostro universo sia purtroppo sempre più marginale ed insignificante. Una marginalità, quella appunto dell’architettura di qualità in Italia, che non sfugge certamente a nessuno, ma che va richiamata almeno a chiarire il paradosso di un territorio di sempre minore qualità, e di almanacchi dell’architettura oggettivamente sempre più confrontabili, per complessivo livello della qualità delle opere pubblicate, con le analoghe pubblicazione europee. Insomma, prima di ogni altro commento: ma chi progetta l’architettura costruita in italia? Qual è l’identità del progettista, che certo non fa parte del nostro universo, che trasforma il nostro territorio con esiti così deprimenti sul piano progettuale e così devastanti sul piano dell’irreversibilità del danno arrecato?

As those proposed by those who preceded me in the past years, also my introductory notes to the 2008 edition of the Almanac of Casabella are based on the assumption that the examples selected are a significant sample of Italian architecture, that is to say a sample able to be reliably indicate a trend of Italian architecture in the national and international. More at the root, however, intend to highlight how the broader universe of materials which in 2008 transformed the Italian territory, that our universe is unfortunately increasingly marginal and insignificant. Marginality, the fact of quality architecture in Italy, which certainly does not escape anyone, but that is called at least to explain the paradox of a territory of diminishing quality, and almanacs architecture objectively more comparable to the total and the quality of published works, with similar European publication. So, before any further comment, but those who design the architecture built in Italy? What is the identity of the designer, who certainly is not part of our universe, which transforms our territory with the outcome so depressing on the project plan, and so devastating in terms of the irreversibility of the damage done?

Desideri, P. (2008). Dare forma alla complessità. ALMANACCO DI CASABELLA, 1, 5-7.

Dare forma alla complessità

DESIDERI, PAOLO
2008-01-01

Abstract

As those proposed by those who preceded me in the past years, also my introductory notes to the 2008 edition of the Almanac of Casabella are based on the assumption that the examples selected are a significant sample of Italian architecture, that is to say a sample able to be reliably indicate a trend of Italian architecture in the national and international. More at the root, however, intend to highlight how the broader universe of materials which in 2008 transformed the Italian territory, that our universe is unfortunately increasingly marginal and insignificant. Marginality, the fact of quality architecture in Italy, which certainly does not escape anyone, but that is called at least to explain the paradox of a territory of diminishing quality, and almanacs architecture objectively more comparable to the total and the quality of published works, with similar European publication. So, before any further comment, but those who design the architecture built in Italy? What is the identity of the designer, who certainly is not part of our universe, which transforms our territory with the outcome so depressing on the project plan, and so devastating in terms of the irreversibility of the damage done?
2008
Come quelle proposte da chi mi ha preceduto negli anni passati, anche le mie note introduttive all’edizione 2008 dell’Almanacco di Casabella si fondano sull’assunto che gli esempi selezionati siano un campione significativo dell’architettura italiana, vale a dire un campione in grado di indicare attendibilmente una tendenza dell’architettura italiana nel panorama nazionale ed internazionale. Più alla radice però, intendo mettere in evidenza come nel più generale universo dei materiali che nel 2008 hanno trasformato il territorio italiano, questo nostro universo sia purtroppo sempre più marginale ed insignificante. Una marginalità, quella appunto dell’architettura di qualità in Italia, che non sfugge certamente a nessuno, ma che va richiamata almeno a chiarire il paradosso di un territorio di sempre minore qualità, e di almanacchi dell’architettura oggettivamente sempre più confrontabili, per complessivo livello della qualità delle opere pubblicate, con le analoghe pubblicazione europee. Insomma, prima di ogni altro commento: ma chi progetta l’architettura costruita in italia? Qual è l’identità del progettista, che certo non fa parte del nostro universo, che trasforma il nostro territorio con esiti così deprimenti sul piano progettuale e così devastanti sul piano dell’irreversibilità del danno arrecato?
Desideri, P. (2008). Dare forma alla complessità. ALMANACCO DI CASABELLA, 1, 5-7.
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