1. Introduzione e stato dell’arte Nell’era del congestionamento del territorio dove per avere “nuovi spazi” disponibili si è spostato l’interesse verso un mondo virtuale, anche l’architetto si rivolge per rispondere alle nuove esigenze a nuovi metodi costruttivi alternativi che tolgono “peso” e “materia” pur cercando di ottenere il massimo volume. La ricerca si articola ed esplora il campo delle architetture leggere, i principi di concezione, le regole di messa in opera, e la sperimentazione di forme “lievitanti” e prive di massa a cui si “contrappongono” sofisticati accorgimenti tecnologici ed innovativi sistemi costruttivi. In analogia con le strutture presenti in natura, ad esempio scheletri di radiolari e formazioni cristalline, geometria e natura risultano essere due mondi strettamente correlati: la forma segue la forza. Così R. Buckminster Fuller, attento osservatore dei meccanismi naturali e pioniere insieme ad David Gorge Emmerich e a Kenneth Snelson dello studio sulle strutture di tensegrity, ipotizzò che tutto l’universo fosse costituito da un principio di “tensione integrale” che tenesse uniti tutti gli elementi. Le strutture di tensegrity sono il risultato di un’organizzazione delle forze, tensioni distribuite sulla superficie e compressioni interne in similitudine con i sistemi pneumatici, tale da garantire la massima rigidità con il minimo impiego di energia. “L’idea rivoluzionaria alla base delle strutture a tensione integrale è la realizzazione di una relazione tra un insieme discontinuo di elementi compressi e un insieme continuo di elementi tesi”. 2. Scopo della ricerca All’interno di una questa prospettiva, lo scopo di questo lavoro è quello di riportare le ricerche tecniche sviluppate in questi ultimi anni sulle strutture di tensegrity, all’interno di un progetto di architettura sperimentale. Il processo logico è stato diviso per stadi di complessità. 1. Sperimentazione delle qualità dei sistemi di tensegrity: leggerezza, modularità, dispiegabilità, integrabilità con le membrane, versatilità della forma attraverso la realizzazione di modelli che evidenziano il passaggio dalla teoria alla pratica. 2. Esplorazioni progettuali a piccola scala: mini spazi abitativi a carattere temporaneo, elementi di arredo urbano, pensiline e torri-segnale. 3. Concezione e impiego di una griglia di tensegrity sperimentale per un padiglione temporaneo sul Ponte Testaccio a Roma. La ricerca di una forma che rompesse la geometria pura, ha portato a coniugare la struttura a barre ed a cavi con tessuti speciali dando luogo a forme plastiche, leggerissime membrane deformabili a superficie continua. Si sono esplorate le possibili prospettive intervenendo, di volta in volta, sulla tecnologia degli elementi costruttivi o sugli elementi aggiuntivi, aumentandone la possibilità di utilizzo e quella di ottenere configurazione auto-equilibrate, prive di spinte o appoggi esterni, ricercando nuove forme e configurazioni possibili all’interno di un processo biunivoco: forma – forza. La sfida è riconducibile ad un’ esplorazione della funzione architettonica, il cardine che completa il trinomio vitruviano, nell’armonizzare questo mero sistema costruttivo alle reali possibilità di sfruttare la sua leggerezza per realizzare sistemi reversibili e non invasivi.
Marrone, P. (2004). Tensegrity grids and their transformation in the space, 1.
Tensegrity grids and their transformation in the space
MARRONE, Paola
2004-01-01
Abstract
1. Introduzione e stato dell’arte Nell’era del congestionamento del territorio dove per avere “nuovi spazi” disponibili si è spostato l’interesse verso un mondo virtuale, anche l’architetto si rivolge per rispondere alle nuove esigenze a nuovi metodi costruttivi alternativi che tolgono “peso” e “materia” pur cercando di ottenere il massimo volume. La ricerca si articola ed esplora il campo delle architetture leggere, i principi di concezione, le regole di messa in opera, e la sperimentazione di forme “lievitanti” e prive di massa a cui si “contrappongono” sofisticati accorgimenti tecnologici ed innovativi sistemi costruttivi. In analogia con le strutture presenti in natura, ad esempio scheletri di radiolari e formazioni cristalline, geometria e natura risultano essere due mondi strettamente correlati: la forma segue la forza. Così R. Buckminster Fuller, attento osservatore dei meccanismi naturali e pioniere insieme ad David Gorge Emmerich e a Kenneth Snelson dello studio sulle strutture di tensegrity, ipotizzò che tutto l’universo fosse costituito da un principio di “tensione integrale” che tenesse uniti tutti gli elementi. Le strutture di tensegrity sono il risultato di un’organizzazione delle forze, tensioni distribuite sulla superficie e compressioni interne in similitudine con i sistemi pneumatici, tale da garantire la massima rigidità con il minimo impiego di energia. “L’idea rivoluzionaria alla base delle strutture a tensione integrale è la realizzazione di una relazione tra un insieme discontinuo di elementi compressi e un insieme continuo di elementi tesi”. 2. Scopo della ricerca All’interno di una questa prospettiva, lo scopo di questo lavoro è quello di riportare le ricerche tecniche sviluppate in questi ultimi anni sulle strutture di tensegrity, all’interno di un progetto di architettura sperimentale. Il processo logico è stato diviso per stadi di complessità. 1. Sperimentazione delle qualità dei sistemi di tensegrity: leggerezza, modularità, dispiegabilità, integrabilità con le membrane, versatilità della forma attraverso la realizzazione di modelli che evidenziano il passaggio dalla teoria alla pratica. 2. Esplorazioni progettuali a piccola scala: mini spazi abitativi a carattere temporaneo, elementi di arredo urbano, pensiline e torri-segnale. 3. Concezione e impiego di una griglia di tensegrity sperimentale per un padiglione temporaneo sul Ponte Testaccio a Roma. La ricerca di una forma che rompesse la geometria pura, ha portato a coniugare la struttura a barre ed a cavi con tessuti speciali dando luogo a forme plastiche, leggerissime membrane deformabili a superficie continua. Si sono esplorate le possibili prospettive intervenendo, di volta in volta, sulla tecnologia degli elementi costruttivi o sugli elementi aggiuntivi, aumentandone la possibilità di utilizzo e quella di ottenere configurazione auto-equilibrate, prive di spinte o appoggi esterni, ricercando nuove forme e configurazioni possibili all’interno di un processo biunivoco: forma – forza. La sfida è riconducibile ad un’ esplorazione della funzione architettonica, il cardine che completa il trinomio vitruviano, nell’armonizzare questo mero sistema costruttivo alle reali possibilità di sfruttare la sua leggerezza per realizzare sistemi reversibili e non invasivi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.