The present study explores focus on form L2 teaching in Italian multilingual primary schools. The novelty of the study is that the treatment was delivered to three ‘intact’ 2nd grade classes, attended by native, near-native and non-native speakers of Italian, 68 children altogether, aged 7-8 years. However, the experiment targeted specifically 14 Chinese learners who still had problems with basic grammar in oral production after two years of schooling. It is clear that the content-based learning context did not provide an adequate input for their interlanguage development. It was therefore assumed that some attention to formal aspects of language was needed and that the communicative quality of interaction should be maintained. Data on the children’s interlanguage was collected for pre-, post- and delayed post-tests through oral elicitation tasks. The treatment addressed grammar features selected according to pre-test results analysed within the framework of Processability Theory (Pienemann, 1998; Bettoni & Di Biase, in print), namely 3 persons of present indicative verbal inflection (category stage). The teaching was based on a proactive focus on form treatment (Doughty & Williams 1998): input flood, pushed output in essential tasks, corrective feedback. Statistical analysis shows a strong treatment effect for the experimental group on both post-test and delayed post-test; no effect was found for the control group (N. 9). The analysis of the children’s interlanguage shows a higher rate of learning for the 3rd plural morpheme versus 1st and 2nd singular. It is argued that, despite the fact it is learned later in naturalistic acquisition, the 3rd plural is easier to learn in an instructed context (due to syllabic ending, agglutination morphological construction, selection not depending on the interactional context). Qualitative analysis also shows a common developmental path for the experimental group: shift from infinitive to finite forms, wider phonological variation in verb endings, the use of transitory constructions and regularizations, an increased tendency to self-correction. Interviews to classroom teachers provide evidence that all children were actively involved and motivated by the treatment tasks (mainly games). The study has strong pedagogical implications as it proves that short and regular sessions of Italian second language teaching based on focus on form are beneficial to migrant children interlanguage development and can effectively apply to the multilingual intact class.

Il presente lavoro esplora le possibili applicazioni della didattica della L2 secondo la prospettiva del focus on form nella realtà multilingue della scuola primaria. Il focus on form è un modello di intervento didattico che prevede un costante spostamento dell’attenzione dal contenuto ad aspetti formali del codice che risultino rilevanti per la trasmissione del contenuto stesso nel corso di attività comunicative. La novità di questo studio consiste nel fatto che il trattamento didattico sperimentale ha coinvolto tre classi intere di seconda elementare (sessantotto bambini in totale), frequentate da parlanti nativi, quasi-nativi e non-nativi di italiano, di età compresa tra sette e otto anni. I destinatari principali dell’esperimento sono però soltanto alcuni dei bambini cui è stato somministrato il trattamento didattico: si tratta di quattordici apprendenti cinesi che, dopo due anni di scolarizzazione in Italia, manifestano ancora una scarsa competenza grammaticale, a fronte di una buona capacità di comunicare con i pari e con gli insegnanti. Ciò suggerisce che l’insegnamento cui sono stati esposti a scuola, essenzialmente basato sul contenuto, non abbia fornito un input adeguato per lo sviluppo della loro interlingua, in linea con quanto emerso in studi precedenti in contesti analoghi. Si è pertanto ipotizzato che per agevolare l’acquisizione della L2 da parte di questi bambini fosse necessario inserire nella pratica didattica un dispositivo di focalizzazione sulla forma: il modello del focus on form ci è parso lo strumento più adatto per farlo senza rinunciare alla qualità comunicativa dell’interazione. I dati sull’interlingua dei bambini sono stati raccolti in tre tempi: un pre-test prima dell’intervento didattico, un post-test subito dopo e un post-test differito a sei settimane di distanza. Per elicitare il parlato durante i test è stata utilizzata una batteria di task appositamente progettati. Il trattamento didattico ha riguardato la flessione verbale, e in particolare tre persone del presente indicativo (1a e 3a singolare e 3a plurale). Questi obiettivi grammaticali sono stati selezionati in base ai dati raccolti con il pre-test e analizzati nel quadro della Teoria della Processabilità. L’analisi statistica mostra un forte effetto positivo del trattamento didattico per il gruppo sperimentale sia nel post-test immediato sia in quello differito; nessuna variazione significativa è stata invece riscontrata nel gruppo di controllo, cui non è stato somministrato alcun trattamento. Tramite l’analisi qualitativa si evidenziano chiaramente alcune tappe evolutive per il gruppo sperimentale: il passaggio dalla sovraestensione dell’infinito all’uso di forme finite, una più ampia variazione fonologica nelle desinenze verbali, un uso di forme transitorie e regolarizzazioni, un’accresciuta tendenza all’autocorrezione. I dati mostrano inoltre una maggiore velocità di apprendimento per il morfema della 3a plurale rispetto a quelli della 1a e alla 3a singolare, suggerendo che, benché acquisita più tardi nell’apprendimento spontaneo, la 3a plurale sia più facile da imparare in un contesto nel quale la manipolazione didattica dell’input lo renda più ricco di occorrenze della forma rispetto a quanto accade in contesto di apprendimento spontaneo. Infine, le interviste agli insegnanti di classe rivelano che tutti i bambini coinvolti hanno partecipato attivamente e si sono sentiti motivati dalle attività del trattamento (prevalentemente di tipo ludico). Lo studio ha interessanti ricadute didattiche in quanto dimostra che brevi e regolari sessioni di italiano L2 basate sul focus on form sono benefiche per lo sviluppo dell’interlingua di bambini migranti e possono efficacemente essere applicate alla classe multilingue.

Whittle, A., Nuzzo, E. (2015). L'insegnamento della grammatica nella classe multilingue. Un esperimento di focus on form nella scuola primaria. Bergamo : Associazione Italiana di Linguistica Applicata.

L'insegnamento della grammatica nella classe multilingue. Un esperimento di focus on form nella scuola primaria

NUZZO, ELENA
2015-01-01

Abstract

The present study explores focus on form L2 teaching in Italian multilingual primary schools. The novelty of the study is that the treatment was delivered to three ‘intact’ 2nd grade classes, attended by native, near-native and non-native speakers of Italian, 68 children altogether, aged 7-8 years. However, the experiment targeted specifically 14 Chinese learners who still had problems with basic grammar in oral production after two years of schooling. It is clear that the content-based learning context did not provide an adequate input for their interlanguage development. It was therefore assumed that some attention to formal aspects of language was needed and that the communicative quality of interaction should be maintained. Data on the children’s interlanguage was collected for pre-, post- and delayed post-tests through oral elicitation tasks. The treatment addressed grammar features selected according to pre-test results analysed within the framework of Processability Theory (Pienemann, 1998; Bettoni & Di Biase, in print), namely 3 persons of present indicative verbal inflection (category stage). The teaching was based on a proactive focus on form treatment (Doughty & Williams 1998): input flood, pushed output in essential tasks, corrective feedback. Statistical analysis shows a strong treatment effect for the experimental group on both post-test and delayed post-test; no effect was found for the control group (N. 9). The analysis of the children’s interlanguage shows a higher rate of learning for the 3rd plural morpheme versus 1st and 2nd singular. It is argued that, despite the fact it is learned later in naturalistic acquisition, the 3rd plural is easier to learn in an instructed context (due to syllabic ending, agglutination morphological construction, selection not depending on the interactional context). Qualitative analysis also shows a common developmental path for the experimental group: shift from infinitive to finite forms, wider phonological variation in verb endings, the use of transitory constructions and regularizations, an increased tendency to self-correction. Interviews to classroom teachers provide evidence that all children were actively involved and motivated by the treatment tasks (mainly games). The study has strong pedagogical implications as it proves that short and regular sessions of Italian second language teaching based on focus on form are beneficial to migrant children interlanguage development and can effectively apply to the multilingual intact class.
2015
978-88-97657-10-1
Il presente lavoro esplora le possibili applicazioni della didattica della L2 secondo la prospettiva del focus on form nella realtà multilingue della scuola primaria. Il focus on form è un modello di intervento didattico che prevede un costante spostamento dell’attenzione dal contenuto ad aspetti formali del codice che risultino rilevanti per la trasmissione del contenuto stesso nel corso di attività comunicative. La novità di questo studio consiste nel fatto che il trattamento didattico sperimentale ha coinvolto tre classi intere di seconda elementare (sessantotto bambini in totale), frequentate da parlanti nativi, quasi-nativi e non-nativi di italiano, di età compresa tra sette e otto anni. I destinatari principali dell’esperimento sono però soltanto alcuni dei bambini cui è stato somministrato il trattamento didattico: si tratta di quattordici apprendenti cinesi che, dopo due anni di scolarizzazione in Italia, manifestano ancora una scarsa competenza grammaticale, a fronte di una buona capacità di comunicare con i pari e con gli insegnanti. Ciò suggerisce che l’insegnamento cui sono stati esposti a scuola, essenzialmente basato sul contenuto, non abbia fornito un input adeguato per lo sviluppo della loro interlingua, in linea con quanto emerso in studi precedenti in contesti analoghi. Si è pertanto ipotizzato che per agevolare l’acquisizione della L2 da parte di questi bambini fosse necessario inserire nella pratica didattica un dispositivo di focalizzazione sulla forma: il modello del focus on form ci è parso lo strumento più adatto per farlo senza rinunciare alla qualità comunicativa dell’interazione. I dati sull’interlingua dei bambini sono stati raccolti in tre tempi: un pre-test prima dell’intervento didattico, un post-test subito dopo e un post-test differito a sei settimane di distanza. Per elicitare il parlato durante i test è stata utilizzata una batteria di task appositamente progettati. Il trattamento didattico ha riguardato la flessione verbale, e in particolare tre persone del presente indicativo (1a e 3a singolare e 3a plurale). Questi obiettivi grammaticali sono stati selezionati in base ai dati raccolti con il pre-test e analizzati nel quadro della Teoria della Processabilità. L’analisi statistica mostra un forte effetto positivo del trattamento didattico per il gruppo sperimentale sia nel post-test immediato sia in quello differito; nessuna variazione significativa è stata invece riscontrata nel gruppo di controllo, cui non è stato somministrato alcun trattamento. Tramite l’analisi qualitativa si evidenziano chiaramente alcune tappe evolutive per il gruppo sperimentale: il passaggio dalla sovraestensione dell’infinito all’uso di forme finite, una più ampia variazione fonologica nelle desinenze verbali, un uso di forme transitorie e regolarizzazioni, un’accresciuta tendenza all’autocorrezione. I dati mostrano inoltre una maggiore velocità di apprendimento per il morfema della 3a plurale rispetto a quelli della 1a e alla 3a singolare, suggerendo che, benché acquisita più tardi nell’apprendimento spontaneo, la 3a plurale sia più facile da imparare in un contesto nel quale la manipolazione didattica dell’input lo renda più ricco di occorrenze della forma rispetto a quanto accade in contesto di apprendimento spontaneo. Infine, le interviste agli insegnanti di classe rivelano che tutti i bambini coinvolti hanno partecipato attivamente e si sono sentiti motivati dalle attività del trattamento (prevalentemente di tipo ludico). Lo studio ha interessanti ricadute didattiche in quanto dimostra che brevi e regolari sessioni di italiano L2 basate sul focus on form sono benefiche per lo sviluppo dell’interlingua di bambini migranti e possono efficacemente essere applicate alla classe multilingue.
Whittle, A., Nuzzo, E. (2015). L'insegnamento della grammatica nella classe multilingue. Un esperimento di focus on form nella scuola primaria. Bergamo : Associazione Italiana di Linguistica Applicata.
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