“Progetto urbano” è espressione che sembra fatalmente destinata a essere percepita come vaga, allusiva, e in definitiva equivoca. Il che probabilmente contribuisce non poco a renderla attraente, suggestiva e perfino entusiasmante. Che ne sarebbe se per esempio la traducessimo come “manutenzione urbana straordinaria”? L’espressione ci viene come è noto dalla Francia dove, con qualche variante, individua un insieme di trasformazioni in parti significative di città, messe in atto da più soggetti, pubblici e privati, ma coordinate tra loro. Spesso queste iniziative nascono dalla necessità / opportunità di recuperare / valorizzare aree e/o edifici dismessi o sottoutilizzati, prevalentemente in zone che, specialmente per localizzazione, sono in grado di sviluppare alcune potenzialità, ovvero di produrre valore aggiunto, anche in termini di mercato: condizione indispensabile per la eventuale partecipazione di investitori privati. Gli immobili dismessi possono essere, tipicamente, quelli già utilizzati per attività industriali, o a queste connesse ( es. logistica ), ma anche quartieri di vecchia costruzione in condizioni di degrado e/o di parziale abbandono, aree interstiziali rimaste inutilizzate per vari motivi, o edifici e complessi immobiliari le cui funzioni si sono trasferite altrove, e che per loro caratteristiche non sono facilmente utilizzabili altrimenti (es. mercati, mattatoi, ospedali, centrali elettriche, caserme, etc.). La localizzazione è naturalmente un concetto relativo: può trattarsi infatti di zone effettivamente centrali o semi centrali, ma anche di aree periferiche, che vengono per esempio raggiunte da una nuova linea di metropolitana, magari realizzata con altri obiettivi, e naturalmente, dato il costo, in un’ottica senz’altro più generale e di insieme. Una categoria di immobili entrata negli ultimi anni nelle attenzioni di progetti urbani più o meno estesi – e non solo in Francia – sono anche i complessi e quartieri di edilizia residenziale pubblica, spesso anche indipendentemente dalle loro eventuali condizioni di degrado fisico. Essi si affiancano così alle zone presenti in molti città, spesso centrali e semicentrali, degradate per invecchiamento e carenza di manutenzione, e occupate, anche illegalmente, oltre che da attività improprie, dalla popolazione socialmente più svantaggiata, e segnatamente da quella di più recente immigrazione (i cosiddetti “quartieri in crisi”). Fenomeno questo relativamente più raro, e in genere meno drammatico in Italia, dove è facile però prevedere che aumenterà al crescere della immigrazione da paesi poveri.

Avarello, P. (2004). Miti e realtà del progetto urbano, s.n. 2004,, 17-19.

Miti e realtà del progetto urbano.

AVARELLO, Paolo
2004-01-01

Abstract

“Progetto urbano” è espressione che sembra fatalmente destinata a essere percepita come vaga, allusiva, e in definitiva equivoca. Il che probabilmente contribuisce non poco a renderla attraente, suggestiva e perfino entusiasmante. Che ne sarebbe se per esempio la traducessimo come “manutenzione urbana straordinaria”? L’espressione ci viene come è noto dalla Francia dove, con qualche variante, individua un insieme di trasformazioni in parti significative di città, messe in atto da più soggetti, pubblici e privati, ma coordinate tra loro. Spesso queste iniziative nascono dalla necessità / opportunità di recuperare / valorizzare aree e/o edifici dismessi o sottoutilizzati, prevalentemente in zone che, specialmente per localizzazione, sono in grado di sviluppare alcune potenzialità, ovvero di produrre valore aggiunto, anche in termini di mercato: condizione indispensabile per la eventuale partecipazione di investitori privati. Gli immobili dismessi possono essere, tipicamente, quelli già utilizzati per attività industriali, o a queste connesse ( es. logistica ), ma anche quartieri di vecchia costruzione in condizioni di degrado e/o di parziale abbandono, aree interstiziali rimaste inutilizzate per vari motivi, o edifici e complessi immobiliari le cui funzioni si sono trasferite altrove, e che per loro caratteristiche non sono facilmente utilizzabili altrimenti (es. mercati, mattatoi, ospedali, centrali elettriche, caserme, etc.). La localizzazione è naturalmente un concetto relativo: può trattarsi infatti di zone effettivamente centrali o semi centrali, ma anche di aree periferiche, che vengono per esempio raggiunte da una nuova linea di metropolitana, magari realizzata con altri obiettivi, e naturalmente, dato il costo, in un’ottica senz’altro più generale e di insieme. Una categoria di immobili entrata negli ultimi anni nelle attenzioni di progetti urbani più o meno estesi – e non solo in Francia – sono anche i complessi e quartieri di edilizia residenziale pubblica, spesso anche indipendentemente dalle loro eventuali condizioni di degrado fisico. Essi si affiancano così alle zone presenti in molti città, spesso centrali e semicentrali, degradate per invecchiamento e carenza di manutenzione, e occupate, anche illegalmente, oltre che da attività improprie, dalla popolazione socialmente più svantaggiata, e segnatamente da quella di più recente immigrazione (i cosiddetti “quartieri in crisi”). Fenomeno questo relativamente più raro, e in genere meno drammatico in Italia, dove è facile però prevedere che aumenterà al crescere della immigrazione da paesi poveri.
2004
Avarello, P. (2004). Miti e realtà del progetto urbano, s.n. 2004,, 17-19.
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