Le cellule di mammifero sono costantemente esposte ad agenti genotossici esogeni ed endogeni e le mutazioni che ne risultano possono condurre alla morte cellulare per apoptosi oppure determinare un malfunzionamento generale delle cellule che può causare fenomeni d’invecchiamento, ma anche favorire la attivazione del processo di cancerogenesi. Nel corso dell’evoluzione si sono sviluppati molti meccanismi per riparare i diversi tipi di danno al DNA e per mantenere l’integrità del menoma ed è stato dimostrato che individui che mostrano una capacità di riparazione severamente compromessa possiedono aumentati tassi di mutazione, instabilità genomica ed un aumentato rischio di manifestare cancro.A tutt’oggi sono noti meccanismi di riparazione che rimuovono piccoli cambiamenti nella struttura dell’elica del DNA,meccanismi che risolvono i problemi di errato appaiamento tra le basi e quelli che partecipano alla risoluzione delle rotture del doppio filamento di DNA.In genere anche gli individui sani differiscono tra loro per quanto concerne la capacità intrinseca di riparare il danno al DNA, e questa variazione potrebbe essere dovuta ad alterazioni nell’espressione genica oppure alla presenza di varianti polimorfiche in geni coinvolti in differenti pathways riparativi.Lo scopo di questo lavoro è stato quello di studiare la capacità riparativa nei linfociti di sangue periferico di individui sani, dopo esposizione ai raggi X, in relazione ai possibili genotipi per i geni XRCC1, XRCC3 ed XPC. A tal fine il sangue periferico è stato irraggiato in vitro ed il danno al DNA è stato misurato, tramite Comet assay, immediatamente dopo l’esposizione. Per quantificare il danno indotto al DNA è stato utilizzato il parametro “Tail Moment” (TM), il quale è una misura della quantità di DNA frammentato che migra al di fuori del nucleo moltiplicato per la lunghezza della scia di DNA che si forma. La riparazione del DNA è stata rilevata analizzando le cellule a definiti intervalli di tempo (30 e 60 minuti) dopo l’irraggiamento. Quindi attraverso il Comet Assay siamo stati in grado di analizzare il danno iniziale al DNA e la cinetica di riparazione. La genotipizzazione dei vari polimorfismi è stata effettuata con la tecnica della RFLP-PCR, utilizzando il DNA isolato dai campioni di sangue intero.

Cornetta, T., Testa, A., Tirindelli, D., Cozzi, R. (2005). Polimorfismi nei geni della riparazione del DNA e radiosensibilità in linfociti di sangue periferico umano, vol. VIII(1), 4-7.

Polimorfismi nei geni della riparazione del DNA e radiosensibilità in linfociti di sangue periferico umano

CORNETTA, TOMMASO;COZZI, Renata
2005-01-01

Abstract

Le cellule di mammifero sono costantemente esposte ad agenti genotossici esogeni ed endogeni e le mutazioni che ne risultano possono condurre alla morte cellulare per apoptosi oppure determinare un malfunzionamento generale delle cellule che può causare fenomeni d’invecchiamento, ma anche favorire la attivazione del processo di cancerogenesi. Nel corso dell’evoluzione si sono sviluppati molti meccanismi per riparare i diversi tipi di danno al DNA e per mantenere l’integrità del menoma ed è stato dimostrato che individui che mostrano una capacità di riparazione severamente compromessa possiedono aumentati tassi di mutazione, instabilità genomica ed un aumentato rischio di manifestare cancro.A tutt’oggi sono noti meccanismi di riparazione che rimuovono piccoli cambiamenti nella struttura dell’elica del DNA,meccanismi che risolvono i problemi di errato appaiamento tra le basi e quelli che partecipano alla risoluzione delle rotture del doppio filamento di DNA.In genere anche gli individui sani differiscono tra loro per quanto concerne la capacità intrinseca di riparare il danno al DNA, e questa variazione potrebbe essere dovuta ad alterazioni nell’espressione genica oppure alla presenza di varianti polimorfiche in geni coinvolti in differenti pathways riparativi.Lo scopo di questo lavoro è stato quello di studiare la capacità riparativa nei linfociti di sangue periferico di individui sani, dopo esposizione ai raggi X, in relazione ai possibili genotipi per i geni XRCC1, XRCC3 ed XPC. A tal fine il sangue periferico è stato irraggiato in vitro ed il danno al DNA è stato misurato, tramite Comet assay, immediatamente dopo l’esposizione. Per quantificare il danno indotto al DNA è stato utilizzato il parametro “Tail Moment” (TM), il quale è una misura della quantità di DNA frammentato che migra al di fuori del nucleo moltiplicato per la lunghezza della scia di DNA che si forma. La riparazione del DNA è stata rilevata analizzando le cellule a definiti intervalli di tempo (30 e 60 minuti) dopo l’irraggiamento. Quindi attraverso il Comet Assay siamo stati in grado di analizzare il danno iniziale al DNA e la cinetica di riparazione. La genotipizzazione dei vari polimorfismi è stata effettuata con la tecnica della RFLP-PCR, utilizzando il DNA isolato dai campioni di sangue intero.
2005
Cornetta, T., Testa, A., Tirindelli, D., Cozzi, R. (2005). Polimorfismi nei geni della riparazione del DNA e radiosensibilità in linfociti di sangue periferico umano, vol. VIII(1), 4-7.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/269961
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