Il contributo si propone di ricostruire le notizie che Petrarca fornisce sulla vita di Dante e sugli eventi della stessa che egli poté osservare direttamente o conoscere da testimoni diretti; punto di avvio è la celebre Familiare XXI 15 che Petrarca indirizzò nel 1353 a Boccaccio, in cui Dante, peraltro mai nominato, è definito un poeta sì nobile per il contenuto ma indubbiamente popolare per lo stile; da questo momento culminante di un rapporto assai complesso si può ripercorrere a ritroso la presenza della figura storica di Dante nelle opere di Petrarca, che si manifesta spesso sotto il segno della comune sventura patita nello stesso frangente storico da lui e dal padre Petracco, l’esilio. Petrarca ricorda alcuni difficili momenti della vita di Dante alla corte di Cangrande e usa il modello dell’exul immeritus per rivolgersi ai fiorentini e perorare le proprie richieste di risarcimento economico e morale; a problemi collegati all’esilio dei rispettivi padri e alle confische che ne erano seguite potrebbe far riferimento anche la breve corrispondenza con Pietro Alighieri. Quanto alla Familiare XXI 15, in quello che potrebbe sembrare un sentito omaggio al fiero contegno dell’esule si possono ravvisare alcuni elementi di disapprovazione per la scarsa capacità dell’uomo di adattarsi a un mondo in profondo mutamento.

Marcozzi, L. (2015). Petrarca testimone dell'esilio di Dante. LETTURE CLASSENSI, 44, 97-126.

Petrarca testimone dell'esilio di Dante

MARCOZZI, LUCA
2015-01-01

Abstract

Il contributo si propone di ricostruire le notizie che Petrarca fornisce sulla vita di Dante e sugli eventi della stessa che egli poté osservare direttamente o conoscere da testimoni diretti; punto di avvio è la celebre Familiare XXI 15 che Petrarca indirizzò nel 1353 a Boccaccio, in cui Dante, peraltro mai nominato, è definito un poeta sì nobile per il contenuto ma indubbiamente popolare per lo stile; da questo momento culminante di un rapporto assai complesso si può ripercorrere a ritroso la presenza della figura storica di Dante nelle opere di Petrarca, che si manifesta spesso sotto il segno della comune sventura patita nello stesso frangente storico da lui e dal padre Petracco, l’esilio. Petrarca ricorda alcuni difficili momenti della vita di Dante alla corte di Cangrande e usa il modello dell’exul immeritus per rivolgersi ai fiorentini e perorare le proprie richieste di risarcimento economico e morale; a problemi collegati all’esilio dei rispettivi padri e alle confische che ne erano seguite potrebbe far riferimento anche la breve corrispondenza con Pietro Alighieri. Quanto alla Familiare XXI 15, in quello che potrebbe sembrare un sentito omaggio al fiero contegno dell’esule si possono ravvisare alcuni elementi di disapprovazione per la scarsa capacità dell’uomo di adattarsi a un mondo in profondo mutamento.
2015
Marcozzi, L. (2015). Petrarca testimone dell'esilio di Dante. LETTURE CLASSENSI, 44, 97-126.
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