Il lavoro su Il notariato tra antico e moderno, in Historia et ius. Rivista di storia giuridica dell’età medievale e moderna, 3 (2013), 5 p.; ISSN 2279-7416 prendendo spunto dal contributo di Maria Luisa Lombardo, Il notaio romano tra sovranità pontificia e autonomia comunale: secoli XIV-XVI, ha messo in luce la difficile ma inevitabile coesistenza tra i notai curiali ed i notai capitolini, coesistenza basata sul principio storico-giuridico dell’autonomia inteso e contestualizzato sulla base degli insegnamenti di Francesco Calasso non già come «potere assoluto, illimitato, originario» quale poteva essere quello della sovranità ma come «potere derivato, graduato variamente, e quindi limitato». Tale principio di autonomia se da un lato costituisce il perno della divisione e separazione dei due poteri da un altro si presenta come il confine labile tra le esigenze di sede dello Stato pontificio e il principio di conservazione dei cardini dell’amministrazione comunale costituiti dalla giustizia e dalle finanze. Quando infatti a partire dal papato di Sisto V Roma divenne la città del sovrano pontefice nella ricerca di una compatibile strategia politico-sociale si disputarono il governo di Roma il papato, la nobiltà e il popolo entro il perimetro nel quale si svolsero gli eventi per salvaguardare le prerogative giuridiche e amministrative del Comune romano, fondate su leggi, statuti e patti condivisi o contestati tra Papato e Comune. Il principio dell’autonomia si concretizza, dunque, in un vero e proprio compromesso volto ad evitare il conflitto con il dominio temporale del papato e voluto da un’organizzazione politico-giuridica quale quella comunale composta dal popolo e dalla nobiltà.
Ferri, G. (2013). Il notariato tra antico e moderno. HISTORIA ET IUS, 3, 1-5.
Il notariato tra antico e moderno
FERRI, GIORDANO
2013-01-01
Abstract
Il lavoro su Il notariato tra antico e moderno, in Historia et ius. Rivista di storia giuridica dell’età medievale e moderna, 3 (2013), 5 p.; ISSN 2279-7416 prendendo spunto dal contributo di Maria Luisa Lombardo, Il notaio romano tra sovranità pontificia e autonomia comunale: secoli XIV-XVI, ha messo in luce la difficile ma inevitabile coesistenza tra i notai curiali ed i notai capitolini, coesistenza basata sul principio storico-giuridico dell’autonomia inteso e contestualizzato sulla base degli insegnamenti di Francesco Calasso non già come «potere assoluto, illimitato, originario» quale poteva essere quello della sovranità ma come «potere derivato, graduato variamente, e quindi limitato». Tale principio di autonomia se da un lato costituisce il perno della divisione e separazione dei due poteri da un altro si presenta come il confine labile tra le esigenze di sede dello Stato pontificio e il principio di conservazione dei cardini dell’amministrazione comunale costituiti dalla giustizia e dalle finanze. Quando infatti a partire dal papato di Sisto V Roma divenne la città del sovrano pontefice nella ricerca di una compatibile strategia politico-sociale si disputarono il governo di Roma il papato, la nobiltà e il popolo entro il perimetro nel quale si svolsero gli eventi per salvaguardare le prerogative giuridiche e amministrative del Comune romano, fondate su leggi, statuti e patti condivisi o contestati tra Papato e Comune. Il principio dell’autonomia si concretizza, dunque, in un vero e proprio compromesso volto ad evitare il conflitto con il dominio temporale del papato e voluto da un’organizzazione politico-giuridica quale quella comunale composta dal popolo e dalla nobiltà.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.