Molti sono i segnali che indicano come in Italia negli ultimi anni vi sia stata una diffusa presa di coscienza riguardo il grave e imperituro problema della violenza contro le donne: oltre a numerose iniziative e mobilitazioni, indette non solo in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, si è registrato un netto incremento delle pubblicazioni scientifiche e divulgative, dei siti web, delle trasmissioni televisive dedicate al tema, nonché l’attivazione di interventi formativi mirati a studenti di età diverse. Il generale clima di opinione, in cui ‘femminicidio’ da termine specialistico è divenuto vocabolo di uso comune, è filtrato persino nell’agenda politica, inducendola a produrre un DDL divenuto noto come ‘legge anti-femminicidio’ (nel 2013). Questo saggio mira a verificare se la mutata temperie culturale abbia generato un atteggiamento altrettanto consapevole e maturo da parte dell’informazione italiana di mainstream. Oggetto di indagine è la copertura fornita dalla stampa ai casi di femminicidio avvenuti in Italia nell’anno 2013, scelto non solo perché il più recente, ma anche perché - stando alle rilevazioni disponibili – quello in cui si è registrato il numero più alto di femminicidi a partire dal 2005 (134 casi). Replicando l’impianto di una ricerca svolta dall’autrice sull’anno 2006 e incentrata sui telegiornali nazionali, l’analisi comprenderà una parte quantitativa e una parte qualitativa. Per quanto riguarda la prima, i 134 casi saranno codificati in base ad alcuni parametri – che la letteratura di settore indica tra i più sensibili ai fini della notiziabilità - quali età della vittima, relazione tra vittima e autore, nazionalità di entrambi, numero delle persone coinvolte nel delitto. Ci chiederemo dunque se l’attenzione tributata dalla stampa italiana ai casi di femminicidio nel 2013 rifletta l’effettiva articolazione interna del fenomeno o se appaia ‘biased’, ovvero curvata in direzione di particolari tipologie di vittime, autori, casi. L’analisi qualitativa si incentrerà sui 10 femminicidi che la quantitativa avrà indicato come più coperti, e che pertanto ben illuminano l’atteggiamento dei quotidiani verso la violenza maschile sulle donne. Prenderemo in esame tutti gli articoli prodotti a copertura di questi casi, e, utilizzando l’analisi del discorso, renderemo conto delle forme in cui sono rappresentati colpevoli, vittime e moventi. Istituendo un confronto con i risultati dell’analisi relativa al 2006, verificheremo dunque se la stampa sappia rendere giustizia a questo fenomeno e alle sue vittime, o se al contrario persistano costruzioni discorsive che tendono a mistificarlo, descrivendolo per ciò che non è (un fatto di ‘gelosia’, ‘passione’, ‘follia’, ecc.) e occultando ciò che è (una manifestazione del sistema di potere di genere).
Giomi, E. (2015). Tag femminicidio. La violenza letale contro le donne nella stampa italiana del 2013. PROBLEMI DELL'INFORMAZIONE, 3, 549-574 [10.1445/81458].
Tag femminicidio. La violenza letale contro le donne nella stampa italiana del 2013
GIOMI, ELISA
2015-01-01
Abstract
Molti sono i segnali che indicano come in Italia negli ultimi anni vi sia stata una diffusa presa di coscienza riguardo il grave e imperituro problema della violenza contro le donne: oltre a numerose iniziative e mobilitazioni, indette non solo in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, si è registrato un netto incremento delle pubblicazioni scientifiche e divulgative, dei siti web, delle trasmissioni televisive dedicate al tema, nonché l’attivazione di interventi formativi mirati a studenti di età diverse. Il generale clima di opinione, in cui ‘femminicidio’ da termine specialistico è divenuto vocabolo di uso comune, è filtrato persino nell’agenda politica, inducendola a produrre un DDL divenuto noto come ‘legge anti-femminicidio’ (nel 2013). Questo saggio mira a verificare se la mutata temperie culturale abbia generato un atteggiamento altrettanto consapevole e maturo da parte dell’informazione italiana di mainstream. Oggetto di indagine è la copertura fornita dalla stampa ai casi di femminicidio avvenuti in Italia nell’anno 2013, scelto non solo perché il più recente, ma anche perché - stando alle rilevazioni disponibili – quello in cui si è registrato il numero più alto di femminicidi a partire dal 2005 (134 casi). Replicando l’impianto di una ricerca svolta dall’autrice sull’anno 2006 e incentrata sui telegiornali nazionali, l’analisi comprenderà una parte quantitativa e una parte qualitativa. Per quanto riguarda la prima, i 134 casi saranno codificati in base ad alcuni parametri – che la letteratura di settore indica tra i più sensibili ai fini della notiziabilità - quali età della vittima, relazione tra vittima e autore, nazionalità di entrambi, numero delle persone coinvolte nel delitto. Ci chiederemo dunque se l’attenzione tributata dalla stampa italiana ai casi di femminicidio nel 2013 rifletta l’effettiva articolazione interna del fenomeno o se appaia ‘biased’, ovvero curvata in direzione di particolari tipologie di vittime, autori, casi. L’analisi qualitativa si incentrerà sui 10 femminicidi che la quantitativa avrà indicato come più coperti, e che pertanto ben illuminano l’atteggiamento dei quotidiani verso la violenza maschile sulle donne. Prenderemo in esame tutti gli articoli prodotti a copertura di questi casi, e, utilizzando l’analisi del discorso, renderemo conto delle forme in cui sono rappresentati colpevoli, vittime e moventi. Istituendo un confronto con i risultati dell’analisi relativa al 2006, verificheremo dunque se la stampa sappia rendere giustizia a questo fenomeno e alle sue vittime, o se al contrario persistano costruzioni discorsive che tendono a mistificarlo, descrivendolo per ciò che non è (un fatto di ‘gelosia’, ‘passione’, ‘follia’, ecc.) e occultando ciò che è (una manifestazione del sistema di potere di genere).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.